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 2017  luglio 13 Giovedì calendario

I soldati italiani in 31 punti caldi

ROMA Nell’incontro di martedì a Washington con il segretario alla Difesa Usa, James Mattis, «non c’è stata alcuna richiesta da parte statunitense che l’Italia assuma la leadership di una missione militare in Libia né gli americani ci hanno chiesto di fare di più nel Paese», chiarisce il giorno dopo da New York, prima di vedere il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, la nostra ministra della Difesa, Roberta Pinotti. E ancora: il capo del Pentagono – dice la Pinotti – non ci ha «chiesto di fare di più, poiché già stiamo facendo molto in Iraq e in Libia. L’attivismo e la presenza dell’Italia nei vari teatri sono riconosciuti sia da Washington che dalla Coalizione internazionale...».
Le sue parole trovano conferma nelle cifre importanti dell’impegno dei nostri militari in Italia e all’estero (un ulteriore stanziamento, pari a 997 milioni di euro per l’anno 2017, è stato disposto in favore del fondo missioni internazionali dall’ultima legge di bilancio). L’Italia, con circa 6.400 uomini, è attualmente presente in 31 missioni dislocate in 21 Paesi. Dall’Afghanistan (950 unità) al Kosovo (550), dal Libano (1090) alla Somalia (115), dall’Iraq (1400) alla Libia (300). Altre 7.200 unità partecipano, invece, all’operazione «Strade sicure» sul nostro territorio, presidiando siti e obiettivi sensibili, dando una mano significativa alle forze di polizia nell’opera di prevenzione anti-terrorismo.
Siria, no all’intervento
In Iraq, dal gennaio 2015, l’Italia partecipa all’operazione «Prima Parthica». Ma adesso, dopo la presa di Mosul e la sconfitta sul campo dell’Isis, «è fondamentale – dice la Pinotti – che quella città abbia una situazione di controllo dal punto di vista della stabilità». Tradotto: serviranno forze addestrate di polizia. Così, il contingente italiano che finora si era dedicato, tra Erbil e Baghdad, a preparare i Peshmerga curdi e le forze di sicurezza irachene, mentre i carabinieri (con 90 unità) erano impegnati solo nell’addestramento delle forze di polizia, potrebbe occuparsi adesso anche di Mosul («Siamo in grado di rimodulare quello che stanno facendo i nostri uomini in base ad esigenze sul territorio», le parole rivelatrici della ministra). Oltretutto, ci sono già 500 militari che compongono la task force «Praesidium» a protezione della grande diga di Mosul, poco lontana dalla città riconquistata. I lavori di messa in sicurezza della diga, svolti dalla ditta italiana Trevi, dovrebbero completarsi alla fine di quest’anno: un motivo in più per concentrarsi, poi, soltanto sull’addestramento della polizia di Mosul. La stessa cosa, però, non sarà possibile a Raqqa, in Siria. «Avevamo scelto di non andare in Siria perché c’era una situazione molto confusa. Ad oggi non si è messa in ordine», ribadisce la Pinotti da New York. E aggiunge: «Se tutte le forze che stanno operando per sconfiggere l’Isis avranno una strategia comune e si individua un percorso per la Siria come avvenuto in Iraq, in una condizione diversa, in futuro, si potrebbe fare. Ma oggi purtroppo non vedo questo passaggio come imminente». Niente Siria, per il momento.
Dalla Libia al Mali
In Libia, invece, oltre all’addestramento della locale Guardia costiera, prosegue a Misurata l’operazione «Ippocrate», con l’ospedale da campo schierato su richiesta libica: tra sanitari, logistica e protezione, vi sono impegnati circa 300 militari. E poi continua l’assistenza alle forze di sicurezza afghane tra Kabul (50 unità) ed Herat (900).
E non è finita: in Kosovo, dove siamo presenti dal 1999, diamo un contributo (550 unità) alla missione Nato «Kfor»; in Libano (1100 unità) alle missioni internazionale «Unifil» e «Mibil»; e abbiamo poi 115 uomini a Mogadiscio, sotto il comando del generale Pietro Addis, per sostenere la missione europea di sicurezza in Somalia; e altri 10 uomini in Mali, 90 a Gibuti, 15 a Hebron; mandiamo ufficiali di collegamento e personale di staff (per 605 unità) nei diversi comandi interforze, ma pure in Lettonia e Bulgaria.
Le navi italiane
Meritano, infine, un capitolo a parte le missioni navali. C’è quella antipirateria Ue denominata «Atalanta», nel golfo di Aden, a cui partecipiamo con la nave Espero (e 200 unità). Con cinque unità della Marina (e 700 uomini) presidiamo inoltre il Mediterraneo centrale e le acque vicine alle coste libiche nell’ambito dell’operazione «Mare sicuro». E con 500 uomini, il quartier generale a Roma e la flagship, la nave comando San Giusto, diamo il nostro contributo anche all’operazione «Sophia» (Eunavfor Med), la forza navale europea impegnata nella guerra quotidiana agli scafisti. Ma la vittoria, purtroppo, è lontana.

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Dati

Le missioni con il maggior dispiegamento di truppe: Iraq-Kuwait 1400, Mar Mediterraneo 1200, Libano 1100, Afghanistan 950, Kosovo 550, Libia 300, Golfo di Aden 200, Turchia 130, Somalia 115, altri 455.

K O S O V O DA GIUGNO 1999 
Missione «Kfor» della Nato, guidata dall’Italia. Sostegno alle organizzazioni umanitarie e alle autorità locali 

TURCHIA DA GIUGNO 2016 
Missione «Sagitta». Difesa antiaerea e antimissile da possibili attacchi dalla Siria 

MAR MEDITERRANEO DA MARZO 2015 
Operazione «Sophia» (500 unità). Individuazione e contrasto alle imbarcazioni di schiavisti e trafficanti.
Operazione «Mare Sicuro» (700 unità). Presenza, sorveglianza e sicurezza marittima in prossimità delle coste libiche 

LIBIA DA SETTEMBRE 2016 
Addestramento della guardia costiera e supporto per la creazione di un ospedale da campo 

TURCHIA DA GIUGNO 2016 
Missione «Sagitta». Difesa antiaerea e antimissile da possibili attacchi dalla Siria 

AFGHANISTAN DA GENNAIO 2002 
Addestramento e assistenza delle forze di sicurezza locali 

IRAN E KUWAIT DA GENNAIO 2015 
Operazione «Prima Parthica». Addestramento delle forze di sicurezza curde nella lotta all’Isis 

GOLFO DI ADEN MARZO 2009 
Missione «Atalanta». Prevenzione e contrasto alla pirateria a largo delle coste somale 

SOMALIA DA APRILE 2010 
Missione «Eutm» dell’UnioneEuropea, guidata dall’Italia. Addestramento delle forze di sicurezza somale 

 TO T A L E  6.400 
L’Italia è impegnata in 31 missioni in 21 Paesi