Libero, 12 luglio 2017
Il web è pieno di adoratori di Lenin
Come dite, dobbiamo censurare i siti che inneggiano al fascismo? Bene, ma allora censuriamo tutti i siti che celebrano le ideologie totalitarie del Novecento, nessuna esclusa. Nemmeno il comunismo.
Perché, se si va a dare una sbirciata nel mare magnum del web, tra pagine Facebook, blog, siti e giornali online, si scopre che sono molti di più i contenuti che omaggiano il sol dell’avvenire, il mito di Falce e Martello, i grandi personaggi dell’epopea rossa, e perfino sovietica come Lenin, o ripropongono contenuti e metodi dell’ideologia marxista. Ma tant’è, ai comunisti del web è lecito tutto, anche l’apologia della dittatura del proletariato. E loro hanno saputo adattarsi, passando dal pugno chiuso alla manina con indice puntato del cursore, dai comunicati in ciclostile a farneticanti siti in cui si sogna il ritorno alla rivoluzione con lo stesso obiettivo: rovesciare la democrazia.
Il sito sinistracomunistainternaz.it afferma ad esempio, evidentemente credendo di essere ancora a fine ’800: «Il Partito Comunista si pone l’obiettivo dell’abolizione non soltanto della proprietà privata dei prodotti del processo lavorativo sociale, ma anche della proprietà statale della massa dei prodotti generati dallo sforzo lavorativo umano, passo necessario per l’abolizione del lavoro salariato e delle classi sociali». In sintesi: eliminiamo la proprietà privata, la borghesia, lo Stato. Evviva il soviet. Di rivoluzione parla pure il gruppo Fb «Falce e martello per Tina bis», con l’idea che si debba «ripartire dalla base dei concetti comunisti per una nuova rivoluzione culturale. Il movimento si ispira al sentimento che smosse gli animi sessantottini, e agli insegnamenti dei politici oggi scomparsi che fecero grande il concetto di comunismo italiano». Il fallimento del socialismo reale in tutti i Paesi del mondo non deve averli scoraggiati...
Ma oltre che in termini di recupero della proposta politica, questi siti si cimentano nell’impresa ancora più impossibile di celebrare l’epopea dell’ideologia comunista, considerandola tuttora fautrice di benessere e progresso. E poco importa che, nel frattempo, sia passato un secolo in cui il comunismo al potere ha generato milioni di morti, configurandosi come la dottrina più sanguinaria della storia. Mixzone.myblog.it, che si autodefinisce con orgoglio «Blog militante comunista», ripropone la citazione di Engels secondo cui «il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato» e, richiamandosi a quel motto, invita alla «combinazione di tutte le forme di lotta» e all’«insurrezione operaia» in nome del «marxismo-leninismo». E qua vale la pena ricordare che queste esortazioni allo scontro non restano lettera morta, in quanto spesso ispirano quei gruppi antifa che, durante le manifestazioni, ricorrono alla violenza fisica.
Online fioccano anche profili e community dedicati ai “grandi” personaggi della storia comunista. Su Facebook ci sono omaggi a Lenin, definito «il grande maestro», esiste un gruppo dedicato a Pol Pot, spietato dittatore di Cambogia, e ovviamente una serie di pagine e gruppi in onore di Che Guevara. La pagina più seguita ha oltre 126mila mi piace (che facciamo, Fiano, li processiamo tutti?), un’altra evoca il suo motto «Siamo un esercito di sognatori, per questo siamo invincibili» (e peccato che quel «sogno» sia costato il sacrificio di qualche migliaio di persone...).
Ma soprattutto buona parte di questi gruppi sono chiusi, inaccessibili. È la nuova clandestinità di chi si batte per la rivoluzione comunista: una volta, ai tempi della lotta armata, mettevano il passamontagna, adesso mettono «privato» sulle impostazioni del gruppo.