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 2017  luglio 12 Mercoledì calendario

Tragedia di Condove. La procura non ha dubbi: «Omicidio volontario»

Una «caccia» al motociclista. Nessuna frenata, nessun tentativo di evitare lo scontro. Soltanto, la rincorsa e il desiderio di vendicare l’affronto subìto. Per la procura, la morte di Elisa Ferrero è omicidio. Volontario. È questo il reato ipotizzato dal pm Paola Stupino per Maurizio De Giulio, l’elettricista di Nichelino alla guida del Ford Transit che ha schiacciato la moto Ktm 650 di Matteo Penna, al rientro da una gita con la fidanzata. Lui è ricoverato in coma farmacologico al Cto. Sopravviverà. Non sa ancora che la sua Elisa è morta sull’asfalto della rotonda di Condove. I parenti di entrambi (assistiti dall’avvocato Pierfranco Bertolino) vorrebbero il silenzio su questa vicenda e hanno chiesto persino l’intervento del procuratore capo Armando Spataro.
L’accusa
Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Toppino valuterà in queste ore la richiesta di custodia cautelare in carcere ricevuta dalla procura. Per omicidio volontario. In una decina di pagine, il pm Stupino ha riassunto gli elementi raccolti dai carabinieri di Susa e dai colleghi di Condove, messi a confronto con la consulenza elaborata a tempo di record dall’ingegnere Roberto Bergantin. Un lavoro tecnico, analisi dei rilievi fatti dai militari sulla strada, ma anche controlli sul furgone e sulla moto. In particolare, l’esperto ha esaminato la centralina elettronica dell’«abs» del furgone, oltre al funzionamento delle luci dello «stop». E poi, c’è un video dell’incidente. Gli ultimi metri di corsa del furgone e della moto, poi schiacciata contro il guard-rail. A filmare lo scontro è la telecamera di sorveglianza della ditta Map, con il cancello che si affaccia sulla rotonda.
La dinamica
I testimoni sono concordi. All’origine di tutto c’è la mancata precedenza a un incrocio. De Giulio si immette sulla statale 24 della Val di Susa, direzione Torino. Matteo e Elisa arrivano in moto, seguiti da una coppia di amici. La manovra suscita la reazione del motociclista, che lo insegue per un centinaio di metri fino a raggiungerlo. A quel punto, dà una gomitata allo specchietto sinistro del Ford Transit e poi sfila via.
De Giulio s’infuria, vale a poco il tentativo della compagna di tranquillizzarlo. E parte all’inseguimento. «Velocissimo» secondo un testimone, che assiste allo schianto nella rotonda. Nessuno ha visto accese le luci degli «stop» del Ford Transit. Secondo la ricostruzione del consulente, il furgone viaggiava almeno a 70-75 chilometri l’ora. Sull’asfalto, non ci sono tracce di frenata. Nemmeno la centralina dell’«abs» le ha registrate.
L’urto è avvenuto una decina di metri prima della rotonda. Con ogni probabilità, il motociclista ha chiuso il gas, per poter affrontare la «piega» in modo più sicuro, considerato che viaggiava con un passeggero. Un rallentamento che De Giulio non poteva non immaginare, secondo la procura. Continuare a viaggiare alla stessa velocità equivaleva ad assumersi il rischio di un incidente, che poteva anche essere grave. O mortale. Il furgone ha tamponato la moto. Matteo ha perso il controllo della Ktm. Lui e la fidanzata sono stati sbalzati dalla sella. Il resto è lacrime e sangue.