la Repubblica, 12 luglio 2017
Migranti, l’Europa apre all’Italia. «Cambieremo le regole di Triton»
ROMA «Riscriveremo Triton». Alle otto di sera Frontex affida a un dettagliato comunicato stampa l’esito delle quattro ore di riunione a Varsavia, e compie quello che, oggettivamente, è un passo avanti verso l’Italia. Un passo. Necessario, non risolutivo e né poteva esserlo vista la natura tecnica e non politica dell’incontro, ma comunque un primo passo. Un segnale di disponibilità. «Siamo d’accordo a costituire un gruppo di lavoro per riformare la missione. Valuterà le richieste della delegazione italiana e scriverà la bozza di un nuovo piano operativo».
Non era scontato che il board di Frontex, in cui siedono il direttore esecutivo Fabrice Leggeri e i rappresentanti dei 28 Stati membri, uscisse dal meeting voluto con urgenza da Marco Minniti con un impegno esplicito. Le dichiarazioni di altri ministri dell’Interno a margine del vertice informale di Tallinn, la scorsa settimana, lasciavano pensare che la delegazione guidata dal prefetto Giovanni Pinto avrebbe rimbalzato contro un muro di no. Sensazione che, nella mattinata di ieri, le parole della portavoce di Frontex («difficile che altri Stati si aggiungano all’Italia che è paese ospitante della missione») avevano irrobustito.
Invece, un’apertura c’è stata. La direzione di Frontex non si è limitata a riconoscere che «l’Italia sta affrontando una pressione straordinaria» e che ha bisogno «del supporto aggiuntivo dell’Unione e della nostra agenzia». Si è impegnata davanti all’opinione pubblica. Commentano infatti dal Viminale: «Abbiamo fatto un altro passo in avanti, andiamo verso la rinegoziazione della missione così come avevamo auspicato».
La delegazione di Pinto è arrivata in Polonia chiedendo fondamentalmente una cosa sola: la possibilità, nei momenti di imponente afflusso via mare dei profughi, di far sbarcare le imbarcazioni di Triton nei porti di altri Stati dell’Unione, per alleggerire la pressione sugli scali siciliani e calabresi. Secondo le clausole dell’operational plan di Triton cui il governo di Matteo Renzi ha aderito nel novembre del 2014, infatti, le navi partecipanti «sono autorizzate dall’Italia a portare gli scafisti arrestati nel suo territorio» e «possono consegnare le persone recuperate in mare in un posto in sicurezza in Italia». Non solo. Si dice chiaramente che «nessuna persona recuperata dentro e fuori l’area Sar (Search and rescue) della missione potrà essere sbarcata in un paese terzo». Tutte devono essere condotte qui. Aggiungendo che nel caso di naufragi in acque maltesi o vicino a esse esiste «la possibilità dello lo sbarco a Malta». Quest’ultima clausola, però, di fatto non è stata applicata e anche i pattugliatori maltesi finiscono per approdare sempre sulle coste del Sud Italia, nonostante ricevano da Bruxelles finanziamenti per gestire la propria area Sar.
Riscriveranno Triton, dunque. Come, però, non l’hanno specificato. Non è chiaro ad esempio se il gruppo di lavoro costituito ad hoc metterà mano proprio alla parte che interessa al governo italiano. Di certo c’è l’esigenza condivisa di rivedere l’intero impianto funzionale della missione, producendo la bozza di un nuovo piano operativo della missione che terrà conto delle misure auspicate dalla Commissione europea (l’Action Plan) e del codice di condotta per le navi Ong proposto dall’Italia al quale, si è saputo durante il meeting, «vogliono contribuire diversi stati membri». Una volta stesa, la bozza dovrà essere approvata dai governi di chi vorrà partecipare. Sarà quello il passaggio cruciale. Secondo indiscrezioni, i rappresentati di Spagna e Francia nel board ancora ieri si sono mostrati rigidi all’idea di concedere i loro porti.
Al momento Triton impiega dodici navi, tre aerei e quattro elicotteri. Nei primi sei mesi del 2016 ha recuperato l’11 per cento dei quasi novantamila migranti arrivati sulle bagnarole dalla Libia. Frontex sta pensando di portare nelle acque a sud della Sicilia anche il suo sistema aereo di sorveglianza (Mas) che utilizza un velivolo equipaggiato con una strumentazione in grado di trasmettere video e altri dati in tempo reale dal Mediterraneo al quartier generale di Varsavia. «Ci impegniamo inoltre a rafforzare la nostra presenza negli hotspot dell’Italia per velocizzare le procedure di identificazione e registrazione dei richiedenti asilo», dicono dall’Agenzia. «Intensificheremo il nostro ruolo nella lotta alle reti dei trafficanti di uomini e siamo pronti ad allargare il nostro supporto all’Italia sulla questione rimpatri».