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 2017  luglio 11 Martedì calendario

Malattie genetiche, quando vanno in tilt i motori delle cellule

Oggi grazie alla possibilità di sequenziare il Dna sono decine le malattie genetiche che ogni anno vengono scoperte. Questo particolare è di fondamentale importanza: classificare la malattia e conoscerne il difetto genetico è la premessa per intraprendere un percorso di cura. È anche il caso della patologia che ha colpito Charlie.
Della sua malattia si conosce sia il nome sia la causa. Il vero problema, però, è rappresentato dalla rarità: nella letteratura scientifica sono stati documentati solo 16 casi. Troppo poco per pensare di avere già una cura. Charlie, infatti, soffre di una sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, un gruppo di malattie in cui la caratteristica-base è la scarsa presenza di Dna dei mitocondri. Questi ultimi sono le strutture che forniscono alle cellule l’energia necessaria per funzionare. Contengono un piccolo cromosoma che serve a produrre solo 13 proteine, ma ognuna è necessaria perché i mitocondri stessi possano svolgere la loro funzione.
I mitocondri, poi, contengono un migliaio di altre catene proteiche, codificate da geni presenti nel Dna nucleare: difetti in alcuni di questi geni nucleari impediscono ai mitocondri di conservare il loro Dna, rendendoli così incapaci di produrre energia a sufficienza. Ecco perché gli organi che richiedono maggiore energia per funzionare – come muscoli, cervello e fegato – sono i primi ad essere danneggiati.
Le sindromi da deplezione mitocondriale si distinguono per la loro manifestazione precoce, già nei primi giorni o mesi di vita, e in molti casi per il rapido aggravarsi dei sintomi, proprio come nel caso di Charlie. Aspetti comuni sono la difficoltà di alimentazione e di accrescimento e la debolezza muscolare. Si conoscono tre forme principali: una colpisce particolarmente la muscolatura scheletrica (forma miopatica), la seconda colpisce il fegato e in alcuni casi anche il cervello (forma epatocerebrale) mentre l’ultima, quella del bambino inglese, interessa sia la muscolatura, sia il sistema nervoso (forma encefalomiopatica). Nei tre casi le mutazioni possono essere le più svariate. Nel caso di Charlie e degli altri 15 piccoli il difetto è nel gene RRM2B, una porzione di Dna nucleare difettoso che impedisce al mitocondrio di lavorare in maniera davvero efficiente.
Al momento non esistono terapie efficaci per questo tipo di malattie. La ricerca, però, sta procedendo spedita e negli ultimi anni sono stati avviati diversi studi: l’approccio terapeutico più promettente si basa sulla somministrazione di desossinucleosidi, molecole simili ai «mattoni» che compongono il Dna stesso. È partendo da questo presupposto che gli scienziati dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma hanno offerto a Charlie un protocollo di cura sperimentale.