Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  luglio 11 Martedì calendario

La ex Lady Pirlo, il mega-assegno e il teorema della Donna Lasagna. 53mila euro al mese - Deborah Roversi: «Mi sono annullata per lui»

È passata un po’ in sordina, ma la lettera inviata dall’ex moglie di Andrea Pirlo Deborah Roversi a Vanity Fair sull’assegno divorzile che le spetta dopo la fine della sua storia decennale col calciatore, è da manuale. Da manuale delle cose che non bisognerebbe fare durante un matrimonio e dire dopo un divorzio, intendo. Sembra una lettera recuperata sul fondo di un trumeau fine ‘700 scritta da un’infelice cortigiana castrata nelle sue aspirazioni perché il marito è in guerra e lei deve badare ai figli. La leggi, e pare di sentire l’oboe, il violoncello e il corno francese a corte e di vedere Giacomo Casanova che si rinfresca i boccoli. E invece parliamo della lettera di una bella e giovane donna vivente, mentre corre l’anno 2017.
Il punto è questo: la Roversi, durante la bufera mediatica sulla sentenza che riguardava il caso di una ex moglie a cui è stato sostanzialmente detto che il marito non era tenuto a garantirle lo stesso tenore di vita del matrimonio, si è sentita chiamata in causa da qualche giornale. Probabilmente qualcuno l’ha citata in una lista di ex mogli celebri con lauti assegni di mantenimento. E in fondo, visto che questo assegno è di 53 000 euro mensili, è anche comprensibile. Intendiamoci, ha due figli, è stata mollata dopo 13 anni di matrimonio e ha un marito milionario, per cui non starò qui a discutere né la cifra né l’assoluta e sacrosanta legittimità di quell’assegno. Il punto -e lo dico da donna- è la cifra di quella lettera, che è una filippica retorica e intrisa di vittimismo miscelata con argomenti da irrecuperabile crocerossina.
Duecento righe per spiegare al mondo che lei quell’assegno se lo merita perché, testuale: “Era necessario donarsi per non impedire ad Andrea il futuro (da campione). (…) Ho compreso il mio ruolo con spirito di partecipazione e di sacrificio, ed ho offerto a lui ogni attimo della mia esistenza. (…) Io avevo già compreso il mio ruolo, che si racchiudeva nella responsabilità di tutelare la sua persona e la sua professione. (…) Non potrò mai dimenticare il lavoro silenzioso su me stessa e sulla mia vita per amore di lui che si apriva al destino di Campione. È difficile raccontare l’abnegazione e l’annullamento di me stessa al fianco di un Campione. (…) Approvazione e sostegno continui anche quando avrei voluto esplodere per affermare me stessa. Dominio e negazione della mia vita per il suo bene e per il suo sogno che doveva compiersi. (…) Dirigenti, allenatori, giocatori e tifosi sanno tutti quanto sia decisivo il ruolo della moglie di un campione. Il suo destino si avvera attraverso regole sane e relazioni sane, tra cui quella decisiva con la moglie e la famiglia. (…) Quando una donna ha contribuito alla ricchezza del marito perdendo le chance per la propria auto-realizzazione, al momento della cessazione del matrimonio, a maggior ragione quando avviene per cause a lei non attribuibili (come nel mio caso), non sarà sufficiente un mero assegno ‘assistenziale’, sarà necessario invece considerare anche il diritto ad un risarcimento per la propria vita donata per amore. Il dono della propria vita non sarà mai ripagato, ma almeno sarà impedito l’oblio a cui si vorrebbe destinare la vita altrui, spesa con amore e poi abbandonata.”.
Ora, a parte il finale che trovo davvero allucinante (l’assegno di mantenimento come antidoto all’oblio?), a parte l’amarezza che trasuda questa lettera per cui posso provare molta umana comprensione, trovo questo sfogo un pessimo concentrato di autocommiserazione nonché, come sottolineavo all’inizio, un salto all’indietro di qualche secolo. La signora Roversi è stata la moglie di un calciatore milionario con tutti i privilegi del caso. Immagino avrà goduto di privilegi, aiuti domestici, benessere, belle vacanze, case da sogno, tavoli liberi nei migliori ristoranti e delle migliori scuole per i figli. Temo anche che tutto sommato, fare la moglie di un calciatore non sia tra i mestieri più usuranti del globo. Forse, e dico forse, è più faticoso fare la moglie di un turnista nel siderurgico con 1200 euro al mese e le stesse, identiche responsabilità familiari di una qualsiasi moglie e madre del pianeta. Con qualche privilegio in meno, magari, e col pensiero di dover allungare la minestra perché altrimenti questo mese non si riesce a pagare il bollo auto. Riguardo le ambizioni abbandonate, la signora Roversi ha scelto liberamente di fare la casalinga. Il marito, negli ultimi anni di matrimonio, ha militato stabilmente in due squadre del nord e lei ha vissuto per lungo tempo in città in cui avrebbe potuto crearsi un’identità professionale. I fondi per aprirsi un negozio, un ristorante, una fabbrica, una merceria sotto casa non le sarebbero mancati, credo.
La favoletta della moglie del calciatore che si immola e sceglie una vita fatta di abnegazione perché “tutto ciò è necessario” è, appunto, una bella favoletta. Ci sono mogli di calciatori che lavorano da sempre e che hanno un’identità (Shakira non s’è messa a fare la calza e Piqué continua ad avere le sue soddisfazioni in campo, per dire). La Roversi, per sua ammissione, ha compiuto in piena libertà la scelta di essere solo la signora Pirlo. Se poi, improvvisamente, s’è scoperta anche un po’ Signora PirlA perché ha realizzato che l’amore può finire e che non aver fatto altro nella vita che aspettare il marito con la lasagna pronta non sia stato il miglior investimento possibile, è un’altra storia. Allora però, non scrivi una lettera che puzza di autocommiserazione, ma ti rimbocchi le maniche e col tuo sacrosanto assegno di mantenimento, decidi che forse, mentre la carriera del Campione volge al tramonto, è il tuo momento di scendere in campo. Questo, è essere donne, nel 2017. Il resto, sono errori da mogli crocerossine: perché se Pirlo è colpevole della fine del matrimonio, l’ex moglie è responsabile del mancato inizio della sua realizzazione. E mica lo so chi ha sbagliato di più.