ItaliaOggi, 11 luglio 2017
Diritto & Rovescio
Quarantacinque anni dopo il concerto di Karajan a Teheran si è svolto nella capitale iraniana un grande concerto diretto, questa volta, da Riccardo Muti. Il grande maestro ha spiegato l’iniziativa storica dicendo che in questa occasione «musicisti iraniani e italiani si sono fusi in un’unica orchestra nel nome di Giuseppe Verdi che parla all’uomo». L’orchestra che ha suonato faceva infatti affidamento sui musicisti italiani del Festival di Ravenna (e che fanno parte della famosa orchestra Cherubini) ma erano stati rafforzati da strumentisti e coristi iraniani, molti dei quali donne. La musica sinfonica era stata proibita dalla rivoluzione khomeinista del 1979 «in quanto ostacolo tra l’uomo e Dio, capace di turbare le menti inducendo pensieri impuri». Ma la norma è stata applicata in modo blando tant’è che oggi in Iran c’è una folta classe di musicisti, come di registi, di attori (e di attrici). Nulla di tutto questo c’è in Arabia Saudita. Ma gli Usa di Trump preferiscono Riad a Teheran. Gli europei non dovrebbero seguirli.