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 2017  luglio 09 Domenica calendario

I Vip dell’abuso: Malagò, Vespa & C.

Prima le richieste di condono, poi il via vai dagli uffici tecnici, quindi i dinieghi, poi i ricorsi al Tar, infine gli appelli al Consiglio di Stato. Dura la vita, tra uffici e scartoffie, per chi commette un abuso edilizio. Diciamolo, ci vuole il fisico. Sarà anche per questo che Giovanni Malagò, presidente del Coni e proprietario di villa sul mare di Sabaudia, ha pensato di realizzare un seminterrato di ben 118 metri quadri – al di sotto della sua residenza balneare – con stanza vogatori, area massaggi e bagno annesso. Nell’immensità degli abusi edilizi del Paese – 17mila solo nel 2016, per gli studi Legambiente e Cresme; 348 interventi della Guardia di Finanza, soltanto sulla costa, nei primi cinque mesi del 2017 – il destino delle residenze Vip è singolare. Eccone alcuni esempi.
 
13 anni e non sentirli
Area fitness e massaggi da 118 metri quadri
Il punto è che anche il seminterrato della villa Malagò – che già di per se conta 8 richieste di condono – è secondo il Tar (sentenza di pochi giorni fa) un’opera abusiva. Nel 2004 il presidente del Coni chiede il condono ma, nelle diverse fasi di giudizio, non ha finora incassato alcuna sanatoria. Parliamo di due piccole camere con bagno all’esterno della villa: pertinenze utilizzabili autonomamente. Poi dell’ampliamento di qualche camera interna. E se la piscina è stata rimossa, per il resto bisognerà attendere il giudizio del Consiglio di Stato. Se dovesse essere confermato il diniego alla sanatoria, si dovrà attendere l’ordine di demolizione impartito dall’ufficio tecnico del Comune. Che però prima dovrà smaltire le pratiche pendenti in ordine cronologico: Sabaudia ne ha circa 250. C’è poi il paradosso del seminterrato: se anche Malagò avesse torto, come sarà possibile demolirlo, senza danneggiare la struttura esistente? L’opzione più probabile è che venga comunque sanato, risolvendo la questione con una sanzione, pari al doppio del suo valore catastale. Un bel bonifico e via. Risultato: tra ricorsi e contestazioni, da almeno 13 anni, il signor Malagò può continuare a godersi anche le parti abusive della sua villa. E a quanto pare potrà farlo ancora a lungo, nonostante i vincoli. E per il seminterrato da 118 metri quadri – lui contesta che fosse preesistente – gli sarà sufficiente pagare.
 
Barbareschi e Nania
Se la vasca è un ufficio parlamentare
Davvero curiosa la vicenda che riguarda la piscina di Luca Barbareschi nella sua villa di Filicudi. Curiosa, ma non singolare, visto che vanta un illustre precedente. L’attore ed ex parlamentare di An è stato assolto pochi giorni fa con la formula: “Il fatto non sussiste”. E quindi caso chiuso: non esiste nessun abuso edilizio. Il punto, però, è in quale modo si arriva a questa assoluzione.
Il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, infatti, accogliendo la tesi dell’avvocato Romeo Palamara, ha applicato per Barbareschi lo stesso trattamento che, nel 2008, la Cassazione riservò all’ex vicepresidente del Senato Domenico Nania. Il senatore fu condannato per costruzione abusiva a 90 giorni di carcere, 15mila euro di ammenda e demolizione delle parti abusive della villa di famiglia. L’immobile preesistente s’era trasformato con l’aggiunta locale lavanderia, due tettoie, un gazebo, una piscina coperta e una palestra. Tra qualche prescrizione e qualche assoluzione (le contestazioni erano più d’una) arriva comunque la condanna alla pena detentiva con annessa demolizione. Ma quando Nania ricorre in Cassazione tutto ritorna – e per sempre – al punto di partenza. La suprema corte, in sostanza, stabilisce che le case dei parlamentari – incluse le ville sul mare – non sono perquisibili se manca l’autorizzazione della Camera di appartenenza. Anche se si tratta di provare un abuso edilizio. Salva la villa di Nania e salva la piscina di Barbareschi che, pochi giorni fa, viene assolto, con la stessa motivazione, dall’accusa abusivismo edilizio e realizzazione di opere in zone sottoposte a vincolo paesaggistico senza i nullaosta necessari.
Altra piscina, altro abuso, altro politico. Questa volta siamo nel comune di Manciano vicino Orbetello, nella villa di Franco Bassanini, ministro nei governi Prodi e D’Alema, marito della senatrice Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato. E nei parchi, si sa, c’è bisogno a volte di raccogliere le acque. Così la coppia Bassanini – Lanzillotta fa scavare una buca nel terreno. Sarà che a furia di raccogliere l’acqua, poi, vien voglia di tuffarcisi dentro, ma tant’é: la piccola vasca per l’irrigazione dei campi, pian pianino, diventa una piscina. Abusiva. A stabilirlo fu prima il tribunale di Orbetello, nel 1999, poi la Corte d’appello di Firenze, che ha confermato l’esistenza del reato – una “contravvenzione” – salvo poi dichiararlo estinto per prescrizione. Con la revoca dell’ordine di demolizione intimato dal collega di primo grado.
Anche l’ex ministro Vincenzo Visco, collega di Bassanini nel primo governo Prodi, fu condannato al pagamento di una multa di 20 milioni di lire per una piccola rimessa abusiva della sua residenza a Pantelleria. “In realtà – spiega – si trattò di una violazione di norme ambientali, per la quale la procura generale della Cassazione chiese l’archiviazione, ma in effetti fui poi condannato. Parliamo di un manufatto piccolissimo, che utilizzavo per le bombole del gas”. L’ha demolito? “All’epoca, sì. Ma poi, siccome le norme ambientali sono cambiate, l’ho ricostruito. Oggi non è più una violazione, la definirei un’autorizzazione postuma”.
 
Il caso Cannavaro
Che mi hai portato a fare ncopp’a Posillipo/1
È una villa con piscina, vista mare da restare senza fiato, in via Petrarca a Posillipo. Il proprietario si chiama Fabio Cannavaro, ex calciatore di Napoli, Juventus, Parma, Inter e Real Madrid, campione del mondo e Pallone d’oro nel 2006. Ed è proprio nel 2006 che iniziano le opere in via Petrarca: le difficoltà con il permesso a costruire partono quasi subito. La contestazione riguarda la “modifica dell’involucro del fabbricato mediante la traslazione dei volumi assentiti con diversa sagoma e volume, modifica della facciata esterna con la variazione delle dimensioni, numero e posizione dei vani finestra, sistemazione degli spazi scoperti con opere di pavimentazione di impiantistica e di piantumazione di essenze arboree e abusive, variazione delle quote dei solai di interpiano”. Segue il contenzioso amministrativo e, nell’ottobre 2008, Cannavaro chiede la sanatoria attraverso un accertamento di conformità. Domanda però inammissibile: manca il parere della Soprintendenza. E così, nell’aprile 2009, il Comune emette una ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi. Due anni dopo, una sentenza del Consiglio di Stato consente – limitatamente al corpo di fabbrica – l’esame della richiesta anche dal punto di vista paesaggistico. E l’autorizzazione arriva, nel luglio 2011. Pochi mesi dopo, segue l’autorizzazione edilizia. Arriva però anche una sanzione pecuniaria di 23mila euro e il danno paesaggistico viene stimato in 30mila euro. Non è finita. Nel maggio 2012 Cannavaro chiede una nuova sanatoria per un intervento di manutenzione straordinaria. La ottiene. Con nuova sanzione di ben 85mila euro. Vicenda chiusa? Niente affatto. Febbraio 2013: parte la manutenzione straordinaria – due cancelli in ferro, risistemazione dei muri di recinzione, pergolato con struttura metallica, sistemazione dell’area pavimentata antistante l’ingresso del fabbricato – con annessa nuova autorizzazione paesaggistica e successivo il permesso a costruire. In sostanza: se paghi 138mila euro, per sanare le pratiche e il danno paesaggistico, puoi fare quello che vuoi. Anche se, per la piscina, Cannavaro aspetta ancora l’autorizzazione del Comune. Il suo caso, quindi, non riguarda un abuso edilizio – in sede penale è stato pienamente assolto – ma una violazione delle norme paesaggistiche e quindi solo amministrative.
 
Spiaggia privata con casa a sei piani
Che mi hai portato a fare ncopp’a Posillipo/2
Dalla super villa con vista sul mare, passiamo direttamente al bagnasciuga, perché c’è chi nei fatti s’è ricavato una spiaggia privata. È il caso di Alfredo Romeo – il principale indagato del caso Consip, agli arresti con l’accusa di corruzione dallo scorso febbraio – e di un contenzioso che inizia nel luglio 1994: gli viene contestato un abuso sul demanio per aver realizzato una sorta di giardino con pavimentazione, pietra lavica e doccia in un’area di ben 576 mq. La Capitaneria di porto segnala, arriva il sopralluogo dei vigili urbani, scatta la denuncia alla Procura e segue l’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi. Il 13 dicembre 2008, Romeo viene condannato a tre anni e tre mesi per violazione dei sigilli, apposti dalla Procura, sulla recinzione della spiaggia occupata abusivamente. L’imprenditore chiede a un magistrato amico di intervenire, il giudice a sua volta finisce sotto inchiesta e procedimento disciplinare. L’occupazione abusiva cade invece in prescrizione. Stessa sorte per la violazione dei sigilli (in Appello, la pena, viene ridotta a due anni). A questo punto, l’accesso al mare, è libero. Ma pochi ne approfittano e qualche ‘ostacolo’ ancora resiste, tra cavalletti, cartelli e piante varie. Nel giugno 2012, quando il comitato “Una spiaggia per tutti” promuove la pacifica invasione del giardino, dalla villa Romeo ci si limita a chiudere l’acqua della doccia, con la quale i manifestanti si stavano rinfrescando. Ora i Verdi sollecitano il sindaco Luigi de Magistris – e l’autorità portuale, dalla quale dipende quel tratto di costa – ad “avviare subito le procedure necessarie a portare nel patrimonio comunale l’area verde attrezzata creata da Romeo sulla spiaggia di Posillipo (…) per arrivare al più presto alla restituzione alla città di quel pezzo di spiaggia che appartiene al Demanio e non può continuare a essere l’appendice della residenza da mille e una notte di un imprenditore finito ora agli arresti”.
Indagato con Romeo nell’inchiesta Consip, nella quale viene accusato di favoreggiamento e rivelazione del segreto investigativo, il ministro Luca Lotti ha qualcos’altro in comune con il costruttore: anch’egli ha in corso un procedimento per violazione delle norme edilizia, che riguardano una pergola della sua abitazione a Firenze, per il quale ha fatto ricorso al Tar. A differenza di Romeo, però, il caso Lotti potrebbe risolversi a favore del ministro, visto che il Tar ha sospeso l’ordinanza con la quale, il Comune di Firenze, gli aveva imposto di non proseguire i lavori e ripristinare l’immobile.
 
L’abuso a 5 Stelle e l’abuso Forzista
Sperlonga e quei sigilli all’albergo del sindaco
Il primo giugno, a Sperlonga, un gruppo di turisti si ritrova a vivere un’esperienza surreale: l’hotel Ganimede, dove soggiornano, viene improvvisamente messo sotto sequestro. I turisti hanno tre giorni di tempo per preparare i bagagli e lasciare la struttura. Il motivo: una parte dell’albergo è ritenuta abusiva. Si tratterebbe di ben 1.600 metri quadri, per di più riservati ad aree pubbliche. È chiaro che stiamo parlando di un vero abuso a cinque stelle. Persino un vano scale era stato costruito in difformità dalle autorizzazioni. E chi troviamo tra gli indagati per questa lottizzazione – parliamo del 60 per cento delle sue cubature – abusiva? Il sindaco. Ovvero Armando Cusani (Forza Italia) – uno dei proprietari della “Resort & Hotels Sperlonga srl” all’epoca delle concessioni – che peraltro riceve l’avviso di garanzia mentre è già agli arresti domiciliari per altre vicende. Di lui, nel 2014, Berlusconi disse: “Armando Cusani in questi anni ha dimostrato di essere un ottimo amministratore, un uomo capace che ha messo al primo posto di ogni sua azione solo l’interesse dei cittadini”. Negli anni successivi dev’essere cambiato qualcosa. Dalle cinque stelle degli alberghi passiamo a quelle del Movimento fondato da Beppe Grillo.
Resta tuttora da definire – il procedimento è in corso – il caso dell’abuso di Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto, in provincia di Napoli. È accusata di non aver eseguito il cambio di destinazione d’uso della palazzina nella quale abita, e dove il marito lavora con la sua tipografia, entro i limiti imposti dal condono del 2003. “La palazzina è stata ereditata dalla famiglia di mio marito – spiega Capuozzo e a distanza di quasi 15 anni è quasi impossibile risalire a tutti i documenti necessari. Peraltro, con le norme oggi esistenti, il problema neanche sussisterebbe”. Restando nel campo delle case ereditate in famiglia, c’è il caso del sindaco M5S di Bagheria, Patrizio Cinque, il quale ha dichiarato tempo fa che la sua abitazione ha goduto di una sanatoria. Il Fatto ha provato a contattarlo, per avere una prova della sua versione, ma non ha avuto alcuna risposta. Restando invece nel campo delle sanatorie, c’è da segnalare che ne ha usufruito anche Beppe Grillo, per la sua villa di Sant’Ilario a Genova.
 
Qui valle dei templi
Il parcheggio “storico” di Agrigento
Ma torniamo agli alberghi. Vincenzo Sinatra, suocero del deputato agrigentino di Forza Italia, Riccardo Gallo Afflitto, è il proprietario dell’hotel della Valle che, non a caso, si trova nella valle dei Templi di Agrigento. Sinatra – tra i tanti denunciati dall’avvocato Giuseppe Arnone – è accusato di aver realizzato un parcheggio abusivo a 500 metri dal tempio di Ercole ed il fascicolo in questione è tuttora pendente.
 
Il porto delle Libertà
Gru, pattuglie in mare e tunnel per B.
E se dalla Sicilia ci spostiamo in Sardegna possiamo imbatterci nell’approdo privato di Silvio Berlusconi. È il 6 maggio 2004 quando La Nuova Sardegna segnala un cantiere abusivo sugli scogli di Punta Lada? Siamo al confine sul mare di villa La Certosa. C’è addirittura una gru di fronte alle rocce di granito rosa, una chiatta trasporta i materiali, gli operai lavorano nascosti dai teloni. Ma che stanno combinando sul nostro demanio? Un pontile di attracco e addirittura un tunnel che dalla bocca di una grotta si addentra nella collina: collega alla residenza dell’allora premier. A progettarlo è niente meno che il ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi, i carabinieri pattugliano l’opera in corso, i detriti vengono scaricati in mare. Nel frattempo, all’interno della villa, vengono su un anfiteatro da 400 posti e ben quattro piscine per la talassoterapia.
Berlusconi ha chiesto i permessi necessari? Secondo la capitaneria di porto di Olbia, né al Comune, né all’ufficio tutela del paesaggio, risulta alcuna richiesta. Ma a sanare il tutto in tempo reale arrivano un paio di decreti: il primo è quello che stabilisce l’approvazione del piano nazionale anti-terrorismo e contiene anche il piano, segretato, per la sicurezza di Villa Certosa. Il secondo estende, alla residenza di Berlusconi in Sardegna, la dignità “sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo”.
Non otterranno l’approvazione del Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti) ma impediscono per mesi, ai pm di Tempio Pausania, di effettuare sopralluoghi. E quando, nel 2005, il ministro Pisanu toglie il segreto, la società Idra immobiliare, proprietaria delle residenze private del Cavaliere, ha già presentato dieci diverse richieste di condono edilizio. E Berlusconi si salva grazie a una sanatoria sui reati ambientali nel 2004. C’è però anche chi, dopo le condanne, ripristina il tutto.
Patteggio e demolisco
 
Da Vespa a Montezemolo
È per esempio il caso di Bruno Vespa e della sua villa nell’isola di Ponza. Nel 2015 patteggia, per gli abusi edilizi e violazione dei vincoli paesaggistici, la pena di dieci giorni di arresto e 14 mila euro di ammenda. Sostituisce la pena detentiva con quella pecuniaria da 2.500 euro e, quindi, con complessivi 16.500 la vicenda si chiude. Con dissequestro dei locali perché il conduttore di Porta a Porta aveva già ripristinato lo stato dei luoghi. Aveva realizzato alcuni vani dentro la parete naturale di tufo. Condannato, ma prescritto, anche Luca Cordero di Montezemolo per la realizzazione di un garage nella sua villa di Anacapri. Contattato dal Fatto, attraverso il suo staff di comunicazione, Montezemolo spiega di aver anch’egli ripristinato il tutto.