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 2017  luglio 09 Domenica calendario

Arriva il bond del terzo tipo, «cuscinetto» nelle crisi bancarie

MILANO Governi e parlamenti provano a correre ai ripari, modificando almeno una parte delle regole europee per affrontare le crisi bancarie. Martedì approderà in commissione Economia dell’Europarlamento un primo pezzo di modifica della ormai famigerata Brrd (quella che ha introdotto il bail in) con la riscrittura della gerarchia degli strumenti aggredibili in caso di risoluzione. L’emendamento presentato dallo svedese Gunnar Hokmark prevede la nascita di un bond di “terzo tipo”, a metà strada tra i titoli subordinati e i titoli senior, chiamati “non preferred bond”.
Ma stavolta l’Italia gioca d’anticipo e domani alla Camera, secondo le previsioni, potrebbe arrivare un emendamento analogo, inserito in un contesto “improprio”, cioè nell’ambito del decreto per la liquidazione delle banche venete. Il testo approda in Aula dopo essere passato, senza essere votato, in commissione la settimana scorsa. Il percorso cui sta lavorando il governo prevede l’inserimento di un certo numero di emendamenti, poi un rapido ritorno in commissione, e quindi di nuovo in Aula, dove tutto porta a dire che verrà posta la fiducia.
Tra gli emendamenti troverà spazio anche questa nuova tipologia di bond (che con la crisi delle venete non c’entra niente) anzi è possibile che le norme su queste obbligazioni vengano inserite all’interno del “maxi emendamento” che potrebbe ripresentare il relatore del decreto legge, Giovanni Sanga, del Pd (ma su questo aspetto non c’è ancora chiarezza).
Per una volta, la definizione inglese del bond rischia di essere più immediata di quella legale adottata dal Parlamento: obbligazioni chirografarie di seconda fascia. «È uno strumento con tutela maggiore per il risparmiatore e che nello stesso tempo mette le nostre banche in condizioni di poter competere con gli altri colossi sul mercato europeo», spiega Michele Pelillo, capogruppo Pd in commissione Finanze e primo firmatario dell’emendamento. La Francia infatti ha già adottato questo nuovo strumento, la Spagna è in avanzato stadio di approvazione e in Germania ci sono già soluzioni molto diversificate.
Ovvio che questi strumenti sicuri non sono, in assoluto: in caso di risoluzione, però, vengono dopo le azioni e le obbligazioni subordinate “pure”. Insomma, sono l’ultimo baluardo, prima di passare alle obbligazioni più solide (quelle senior) e nei casi più gravi ancora ai depositi eccedenti i 100 mila euro. L’altra novità è la durata di questi strumenti: quella minima è di 12 mesi, ma è possibile che siano mediamente più brevi dei bond tradizionali. Inoltre, dovrebbero avere l’effetto indiretto di rendere più appetibili i bond senior, resi più sicuri dal fatto che c’è un altro passaggio intermedio prima di arrivare a bruciare le obbligazioni garantite in caso di risoluzione o bail in. Emissione e caratteristiche tecniche sono demandate a Banca d’Italia, ma è chiaro che i titoli andranno venduti con grande attenzione: solo a chi ha un profilo Mifid adeguato e con una remunerazione altrettanto adeguata (più alta del bond senior, per intendersi, e per la stessa ragione più bassa del subordinato). L’Abi guarda con grande attenzione a questo nuovo mercato, anche perché in un futuro non lontano (al più tardi nel 2019) l’Autorità di risoluzione delle crisi bancarie indicherà a tutte le banche sotto la vigilanza unica l’ammontare dei beni aggredibili dal bail in. Per questo è immaginabile che le banche puntino a riaprire i rubinetti dei collocamenti bancari, cercando di far dimenticare le terribili esperienze recenti; magari privilegiando strumenti appena meno rischiosi. Attenzione comunque: se i bond subordinati di una banca sono molto pochi, in caso di risoluzione si fa presto a dover aggredire anche gli altri bond. Salvando le gerarchie ma non i portafogli.