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 2017  luglio 09 Domenica calendario

Montepaschi, la quota del Tesoro in mano a 40 mila obbligazionisti

MILANO «Se si proietta in avanti di qualche anno la situazione dell’economia e la situazione specifica della banca, sono convinto che il denaro pubblico sarà non solo recuperato, ma recuperato con un premio». Così il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha espresso il suo ottimismo sull’esito degli aiuti di Stato al Montepaschi. In realtà lo Stato potrebbe cominciare a guadagnare subito, già al momento del ritorno in Borsa a metà settembre. Molto dipenderà dalle scelte dei 40 mila risparmiatori che hanno in mano obbligazioni subordinate Mps per 1,5 miliardi e prossime ad essere azzerate e convertite in azioni.
Il salvataggio di Mps attraverso la «ricapitalizzazione precauzionale» avverrà in due fasi: il Tesoro versa subito 3,9 miliardi di euro, salendo al 53-54% del capitale di Siena. Il resto del fabbisogno, pari a 4,3 miliardi di euro, arriverà dalla conversione forzata dei bond subordinati in azioni: è il «burden sharing», cioè la regola Ue che impone la condivisione di costi del salvataggio di una banca fra tutti i suoi creditori. Di questi bond, 1,5 miliardi sono in mano a risparmiatori i quali, secondo il decreto legge salva-risparmio dello scorso dicembre, potranno farsi rimborsare dallo Stato la conversione forzosa.
L’esborso effettivo del Tesoro e dunque la sua quota finale in Mps sono strettamente legate al comportamento dei risparmiatori: in quanti sceglieranno di aderire all’offerta di transazione in partenza nelle prossime settimane, rinunciando a fare causa alla banca per «mis-selling» (cioè la violazione del profilo di rischio del cliente) in cambio di un bond garantito in scadenza l’anno prossimo e pari all’investimento iniziale in Mps? E quanti invece decideranno di restare azionisti puntando sul rilancio della banca e sull’incremento di valore in Borsa?
A Siena e al Tesoro non si sbilanciano, la questione è delicata. «La banca resterà neutrale di fronte all’offerta di transazione», ha spiegato l’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli. Dal Tesoro ricordano solo che la regola aurea è «minimizzare l’esborso di capitale pubblico». Il Tesoro teoricamente guadagnerà fin dall’inizio, visto che otterrà azioni Mps con uno sconto del 25% sul prezzo che verrà fissato dalle perizie previste dalla legge. La sua plusvalenza implicita si ridurrà man mano che comprerà le azioni degli ex obbligazionisti, che invece le otterranno senza sconto (e dunque potenzialmente già in perdita). Se aderissero tutti i 40 mila risparmiatori, lo Stato avrà impegnato in Mps 5,4 miliardi di euro (su 8,1 miliardi di «ricapitalizzazione precauzionale») e si ritroverà con il 69-71% della banca: ogni adesione in meno comporta dunque minori aiuti di Stato e più guadagni potenziali per il Tesoro.
La scelta finale sarà influenzata anche dal prezzo che verrà fissato per il ritorno di Mps in Borsa: attualmente le banche italiane quotano fra il 50 e il 70% del patrimonio netto. Dunque più alto sarà fissato il valore iniziale, maggiore il rischio che l’azione si deprezzi. Morelli intende presentarsi al mercato con un istituto ripulito da tutti i crediti in sofferenza (28,6 miliardi) e con un piano «gravoso ma realistico» che punta a 1,2 miliardi di utili nel 2021, con una redditività di oltre il 10% grazie anche al taglio di 5.500 dipendenti e 600 filiali. Un programma sul quale si giocherà la fiducia degli investitori. Su questo punto i ragionamenti sono già in corso: sui mercati non regolamentati (Otc), quelli dove operano gli hedge funds, i bond subordinati destinati al burden sharing hanno guadagnato valore, passando dal 39% al 45% del nominale. Follie del mercato? No, dicono gli esperti: si tratta di scommesse sul nuovo prezzo di Mps nonché sulle prospettive di crescita della banca e del settore. In ogni caso queste saranno le posizioni di partenza al suono della campanella, il primo giorno di quotazione. Poi la parola passerà davvero al mercato.