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 2017  luglio 09 Domenica calendario

Arrestato a Bari il ceceno che sognava il martirio: «Se l’Isis chiama, offro me stesso»

Il legame con jihadisti a Bruxelles, i precedenti come terrorista in Cecenia, l’attività di radicalizzazione tra Foggia, Napoli e in provincia di Potenza. Era pronto a immolarsi nel nome del Califfo in Belgio il foreign fighter ceceno Eli Bombataliev, arrestato dalla polizia a Bari. Terrorista internazionale e reclutatore di combattenti jihadisti. «Se domani mi chiamano per offrire me stesso lo devo fare per forza» e, sempre al telefono, «il profeta aveva detto che si spargerà molto sangue, il sangue deve spargersi, si sta già spargendo, cioè manca poco».
Tra i suoi contatti nel quartiere Molenbeek di Bruxelles anche uomini vicini ad Abdeslam Salah, uno degli autori degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Bombataliev è inoltre accusato di aver indottrinato la seconda moglie russa e due fratelli albanesi (di 26 e 29 anni, uno studente universitario l’altro impiegato in una ditta), convincendoli a diventare kamikaze. La donna viveva a Napoli, gli albanesi a Lavello, in provincia di Potenza: sono stati espulsi tutti e tre.
E ora gli investigatori stanno cercando di rintracciare la prima moglie del ceceno, probabilmente sua connazionale, definita in una conversazione come «già pronta a diventare shahidka». Termine, come si legge nelle 61 pagine del decreto di fermo firmato dai pm Giuseppe Gatti e Lydia Giorgio «utilizzato per indicare le donne cecene che commettono un attentato con l’uso della cintura esplosiva, anche note come black widow, vedove nere». La crociata in nome dell’Isis del ceceno non si ferma peraltro solo all’asse Italia-Belgio. È infatti sospettato di aver fatto parte del commando di jihadisti aderenti al gruppo terroristico «Emirato del Caucaso» che assaltò la «Casa della Stampa» di Grozny, la capitale della Cecenia, la notte tra il 3 e il 4 dicembre del 2014, in cui persero la vita 19 persone. Il ceceno, inoltre, avrebbe combattuto tra le file dell’Isis in Siria tra il 2014 e il 2015. Grazie allo status di rifugiato politico, il ceceno si era trasferito in Europa. Prima in Belgio, dopo un passaggio in Turchia, e poi in Italia. Risiedeva a Foggia dal 2012 nel Centro islamico, dove a volte ricopriva il ruolo di imam, ma risultava latitante. La Digos e l’Antiterrorismo della polizia hanno collaborato con l’intelligence italiana e quella belga. indagando sui foreign fighters ceceni dell’Isis in transito in Italia ed in collegamento con i terroristi, sia in Siria sia negli altri paesi europei e del Caucaso.
È emerso che il trentottenne era inserito in una rete di reclutatori e combattenti ceceni dell’Isis attivi proprio in Belgio. Le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bari sono state affiancate dal Gico della Guardia di Finanza per tutti gli accertamenti relativi al finanziamento del terrorismo. Il sospetto che la destinazione di Bombataliev fosse il Belgio emerge dai contatti tenuti di recente con uomini ceceni residenti in Belgio e sottoposti in quel paese a indagini sul terrorismo. L’arrestato criticava gli italiani: «Bisogna punire questi diavoli» diceva alla moglie russa e alle sue resistenze al martirio vicino, insisteva dicendo «non c’è più tempo...è il momento di Jihad...e per questo dico io combatti per Allah e basta». Nella sua rete anche un italiano che al telefono gli esprime soddisfazione per l’attentato all’arena di Manchester e i due fratelli Kamel e Boubaker Sadraoui, il primo arrestato e il secondo espulso dall’Italia per terrorismo. La caccia ai radicalizzati prosegue.