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 2017  luglio 08 Sabato calendario

Il libretto salvavita

Impossibile dire se la tragedia di Torre Annunziata con il suo insopportabile carico di sangue, dolore e macerie si sarebbe evitata. In una Italia che da Nord a Sud sbriciola se stessa in continuazione, anche senza l’aiuto del terremoto, un libretto da solo probabilmente non ce l’avrebbe fatta a salvare quelle vite. Ma di sicuro un allarme, quantomeno, l’avrebbe fatto scattare. Fa quindi impressione rileggere oggi le parole di trionfo con cui la Confedilizia, associazione che riunisce i proprietari immobiliari, non più tardi di tre mesi fa, accoglieva la bocciatura di un emendamento che avrebbe introdotto anche in Italia il fascicolo di fabbricato. Rileggiamo: «Ancora una volta Confedilizia ha evitato un obbligo inutile a carico dei proprietari di casa. Questa volta una manina ha tentato di introdurre l’obbligo del cosiddetto libretto casa in modo subdolo. Ma Confedilizia vigila…».
Il fascicolo di fabbricato, o libretto casa, sarebbe un documento che custodisce la storia di ogni immobile, racconta gli interventi di ristrutturazione intervenuti nel tempo e ne descrive puntualmente le condizioni e lo stato di conservazione. Né più, né meno di come si fa in Francia, dove ogni intervento di ristrutturazione non può essere autorizzato se prima non verificato con la situazione reale dell’immobile per come è rappresentata nel documento condominiale. Qui invece no. La guerra al fascicolo di fabbricato è cominciata vent’anni fa, quando il primo governo di Romano Prodi l’avrebbe voluto introdurre: proprio con l’obiettivo di ridurre rischi come quelli di Torre Annunziata, che purtroppo non risparmiano neppure aree urbane meno degradate. Come certi quartieri borghesi della capitale del Paese. Da allora, è stato un Vietnam: con il nostro fascicolo perennemente sconfitto, grazie a motivazioni assolutamente popolari. E con la fattiva collaborazione di tutte le forze politiche. La prima motivazione, il costo che graverebbe sulle famiglie. «Una nuova e inutile tassa occulta a carico dei proprietari di immobili», l’ha coraggiosamente definita Tiziana Ciprini, deputata del M5S, la relatrice di minoranza al provvedimento che conteneva l’emendamento poi bocciato. Mentre il relatore di maggioranza Cesare Damiano, del Partito democratico, dribblava la questione con la seguente piroetta: «Bisognerebbe esaminare più attentamente in coordinamento con i progressi della normativa di settore e con le iniziative in corso di evoluzione».
Ma la vera ragione è assai meno confessabile. Il fatto è che se si conoscesse il reale stato del patrimonio immobiliare privato il suo valore scenderebbe drasticamente. Ed è ciò che spaventa davvero, anche se è in gioco la sicurezza. Questo spiega anche la timidezza delle amministrazioni locali, che avrebbero potuto almeno imitare il Comune di Milano, dove sono state introdotte norme simili. Oppure come la Puglia, che il fascicolo di fabbricato l’aveva introdotto autonomamente con una propria legge. Che però il governo Renzi ha subito impugnato: per l’esultanza, pure in questo caso, della Confedilizia.