la Repubblica, 8 luglio 2017
L’amaca
Dire che lo Ius soli possa fare aumentare gli sbarchi, come sostiene la voce nuova del centrodestra Silvio Berlusconi, è come dire che il codice della strada fa aumentare il traffico. Lo Ius soli non è una regalia o un’esca o un additivo. È, molto banalmente, la legalizzazione di una condizione umana. Chi nasce in Italia, studia in Italia, parla l’italiano, si sente italiano, con lo Ius soli diventa a tutti gli effetti ciò che è già: un italiano.
A parte questo, l’ondata migratoria non è toccata in alcun modo, ovviamente, dalle nostre discussioni in punta di diritto. L’idea che negli accampamenti dei profughi africani o nelle colonne di disperati che entrano a piedi in Libia, fuggendo da villaggi affamati o da periferie urbane miserabili, la conversazione sia sullo Ius soli, è ridicola. Idem l’idea che uno solo dei migranti possa decidere la sua rotta confrontando sul suo smartphone le varie legislazioni nazionali. Sanno a malapena, molti di loro, che il Mediterraneo è a Nord e che oltremare c’è l’Europa, dove si mangia e si lavora. Il novantanove per cento del dibattito sull’immigrazione non riguarda in alcun modo l’immigrazione: è lotta politica tutta interna ai paesi europei, è politica interna che si traveste da politica estera.