Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  luglio 08 Sabato calendario

L’amaca

Dire che lo Ius soli possa fare aumentare gli sbarchi, come sostiene la voce nuova del centrodestra Silvio Berlusconi, è come dire che il codice della strada fa aumentare il traffico. Lo Ius soli non è una regalia o un’esca o un additivo. È, molto banalmente, la legalizzazione di una condizione umana. Chi nasce in Italia, studia in Italia, parla l’italiano, si sente italiano, con lo Ius soli diventa a tutti gli effetti ciò che è già: un italiano.
A parte questo, l’ondata migratoria non è toccata in alcun modo, ovviamente, dalle nostre discussioni in punta di diritto. L’idea che negli accampamenti dei profughi africani o nelle colonne di disperati che entrano a piedi in Libia, fuggendo da villaggi affamati o da periferie urbane miserabili, la conversazione sia sullo Ius soli, è ridicola. Idem l’idea che uno solo dei migranti possa decidere la sua rotta confrontando sul suo smartphone le varie legislazioni nazionali. Sanno a malapena, molti di loro, che il Mediterraneo è a Nord e che oltremare c’è l’Europa, dove si mangia e si lavora. Il novantanove per cento del dibattito sull’immigrazione non riguarda in alcun modo l’immigrazione: è lotta politica tutta interna ai paesi europei, è politica interna che si traveste da politica estera.