la Repubblica, 10 luglio 2017
Trump Spa, la First family che imbarazza l’America
Assediato da una Washington politica che lui disprezza, essendone disprezzato, solo con i suoi biliosi pigolii elettronici nella insonne paranoia contro un’informazione che lo tormenta, Donald “The Donnie” Trump si rifugia sempre più nel “Ciuffo Magico”, nel solo gruppo del quale si fidi: la famiglia.
Nell’assente irrilevanza della First Lady Melania, pallido e elegantissimo ectoplasma da spolverare solo quando è inevitabile all’uscita dall’Air Force One, sono i figli, il genero e soprattutto la diletta figliola Ivanka, gli uomini e le donne che rappresentano davanti al mondo l’Amministrazione Trump e dunque gli Stati Uniti d’America, con ministri, generali e assistenti, relegati al ruolo di figuranti. L’America non ha eletto, controvoglia, solo un uomo. Ha eletto senza saperlo una famiglia.
Questa 45esima presidenza è il primo governo a conduzione familiare della storia americana, ben oltre le cuginanza fra padri fondatori a fine ‘700, le complicità private del Clan Kennnedy o la successione della dinastia Bush, nella quale il patriarca, dopo avere affidato il figlio alle baby sitter di casa Cheney, Rumsfeld e Powell, rifiutò di apparire o di pronunciare parola in favore di Baby Bush.
Invece Trump, che ha del governo degli Stati Uniti una concezione aziendale, come di cosa molto sua, espone la sua Ivanka sul palcoscenico del mondo, affiancandola a capi di governo in visita alla Casa Bianca, come il giapponese Shinzo Abe o il cinese Xi Jinping; facendosi rappresentare da lei a riunioni di ministri al G20 di Amburgo; portandola a ricevere il riluttante omaggio dei satrapi sauditi a Riad. Ruoli istituzionali che si giustificano soltanto in forza di un non retribuito – per le leggi anti-nepotismo – incarico di “assitente Speciale”.
Il sarcasmo e lo sbigottimento che in America e nel mondo avevano accolto lo sfacciato familismo della Trump Spa stanno inesorabilmente lasciando il posto alla rassegnata constatazione che il solo modo per arrivare all’orecchio del “Ciuffo in Chief” è passare per la trentacinquenne Ivanka, per il marito Jared, i cui vastissimi compiti ufficiali vanno dalla pace in Medio Oriente alla riforma del governo, ai due figli maschi adulti di Ivana, Eric e soprattutto Donald jr, amministratore della fortuna paterna formalmente all’insaputa di papà. Anche Angela Merkel, che si è trovata inopinatamene seduta a fianco di Ivanka, ha dovuto arrendersi e trattarla da statista, essendo chiaro che discutere con i figuranti dell’Amministrazione Trump, con ministri come il trascurabile segretario di Stato Rex Tillerson o il ministro della Difesa James Mattis è una perdita di tempo. «Sappiamo tutti bene chi sia e chi rappresenti Ivanka Trump» si è rassegnata Merkel.
«Con che faccia Ivanka partecipa a incontri con capi di governo su materie delle quali non sa niente?» ha sibilato invece Maxin Waters, deputata californiana tra le più feroci critiche d Trump. «Ivanka era nel gruppo di uomini e donne al G20 chiamati o eletti per governare le loro nazioni: chi ha mai votato per Ivanka?» si è chiesto il Washington Post e il politologo Brian Kaass da Oxford ha riassunto l’imbarazzo generale in poche parole: «Non eletta, non valutata dal Parlamento, non qualificata. Niente altro che una figlia di papà».
Ma nella impossibilità di utilizzare la First Lady Melania per occasioni più impegnative che agitare timidamente la manina dalla scaletta dell’aereo e raccogliere i fiori d’ordinanza, la First Daughter Ivanka svolge per il cerchio del Ciuffo Magico un ruolo importante, quello di essere una donna, di rappreentare l’unica scalfittura di genere nella muraglia maschile del governo Trump. Deve femminilizzare e addolcire, con la finzione dei propri moderati consigli, dei successi commerciali vendendo paccottiglia Made in China e del suo essere mamma e sposa ufficialmente felice, l’Amministrazione più sfacciatamente maschilista da Nixon a oggi. Per questo il padre la alterna al marito, Jared Kushner, al quale sono affidati compiti più complessi, nel casting del Trump Show.
Come non è a Ivanka, ma al figlio Donald jr, che papà Donald sr ha dato l’imcarico di curare gli interessi della Trump Corp, dagli hotel ai cantieri, dai debiti agli investimenti internazionnali, per accreditare la fiction, ben nota a noi italiani, di cedere azioni e società ai figli ed eludere l’apparenza del conflitto di interessi. È stato un compito che Donald jr, il più simile e somigliante al padre fra i rampolli della dinastia, ha preso forse troppo a cuore, incontrando un’avvocata vicinissima al presidente russo Vladimir Putin poco prima dell’elezione, insieme con il cognato Jared, che aveva già provveduto a vedersi privatamente con un altro oligarca putiniano, un banchiere. Incarichi comprensibilmente delicatissimi, al punto di avere solleticato l’interesse del magistrato che indaga sul “Russiagate”. E che soltanto a persone di famiglia possono essere affidate.
Perchè i partiti e la politica si possono sempre tradire, ma la famiglia è famiglia. E contro la famiglia, come sa bene Donnie, non ci si schiera mai, non a New York, non a Washington.