La Stampa, 10 luglio 2017
Rock ai piedi del Bianco e 1000 chitarre per un falò. Rockin’1000: «Il nostro sogno continua»
Enorme, selvatico, perfetto. Tre parole per mixare una massa di sconosciuti e trasformarla nella più grande rock band del mondo. Dopo aver convinto i Foo Fighters a suonare a Cesena grazie a un video da 37 milioni di visualizzazioni e aver realizzato un concerto con 17 canzoni interpretate per 14 mila persone, i mille di Rockin’1000 stanno scaldando le corde per la prossima tappa ai piedi del Monte Bianco, nello scenario mozzafiato della Val Veny, a due passi da Courmayeur.
Il gioco delle parti
«Il sogno continua ed è un’emozione pazzesca: ancora una volta veri musicisti e principianti, bambini e adulti, gente che fa concerti da una vita e persone che non si sono mai esibite in pubblico suoneranno insieme come se fossero una rock band. E il pubblico sarà lì, in mezzo a loro, per vedere come nasce un concerto così complicato, in un fantastico gioco delle parti: è incredibile vedere mille persone andare all’unisono e per quei mille è incredibile trovarsi con tanti spettatori davanti». Brillano gli occhi a Fabio Zaffagnini mentre ripercorre la genesi di questa intuizione diventata realtà. Capelli lunghi e sguardo magnetico: è lui, geologo di 41 anni, nato a Fusignano (Ravenna), cresciuto a piadina e rock, l’anima di Rockin’1000.
Un passato da frequentatore compulsivo di concerti, alimentato da una piattaforma di car sharing da lui stesso inventata per risparmiare sui viaggi, nel 2014 cerca l’idea giusta per soddisfare una passione personale: portare la band del cuore, i Foo Fighters, a esibirsi nel giardino di casa. «Lo so, era una follia. Quasi una goliardata. Ma perché non provarci? Un desiderio amplificato da mille persone poteva essere una potenza. Ho iniziato a coinvolgere un po’ di amici, con il crowdfunding abbiamo raccolto 40 mila euro e da lì siamo partiti, alla romagnola: palla avanti e pedalare. Con impegno e sudore, entusiasmo e creatività, competenze e qualità. Nessuno sapeva bene cosa sarebbe successo: al termine della giornata di registrazione, nel luglio del 2015, ci sembrava di aver assistito a un miracolo. Quando nel mio ufficio da ricercatore del Cnr ho visto arrivare il messaggio di risposta di Dave Grohl dei Foo Fighters non potevo fare altro che scoppiare a piangere».
Una partecipazione dal basso, una connessione tutta virtuale, una rete di appassionati di musica che diventa una sterminata community per condividere il piacere di fare musica in gruppo. Ed è quello che accadrà nel Summer Camp in Val Veny, il 28 e il 29 luglio, al quale hanno già aderito 1.361 musicisti tra voci maschili e femminili, 423 chitarre, 250 bassi, 313 batterie e 29 tastiere. E tra loro un centinaio di stranieri, provenienti da mezzo globo: si sono iscritti dalla Cina al Brasile, dalla Russia al Bangladesh.
Sarà uno spettacolo anche solo vedere le prove per il megaconcerto del sabato, quando tra centinaia di microfoni e chilometri di cavi, con semafori accesi e spenti per segnare il ritmo e droni in volo per le riprese dall’alto, verranno realizzati tre «medley» capaci di concentrare la storia del rock, da Because dei Beatles ad Interstellar Overdrive dei Pink Floyd, passando per Jimi Hendrix, Red Hot Chili Peppers, Queen e Bruce Springsteen.
Una notte intorno al fuoco
E come anteprima una serata unplugged aperta a tutti: basta saper strimpellare la chitarra per poter partecipare alla nottata attorno al fuoco, in una sorta di romantico falò extra-large. Come sempre documentato da un video da sparare in Rete con la speranza che possa raggiungere i cinque continenti. «Il nostro è una sorta di anti talent – conclude Zaffagnini, mentre con un sorriso incassa la conferma della presenza di Cesareo degli Elio e le Storie Tese, già presente al concerto di Cesena –, qui nessuno emerge, qui i musicisti “si sbattono per mettere a disposizione le proprie capacità per creare qualcosa di unico e indivisibile. Qui il concetto di condivisione esce dal virtuale e diventa qualcosa di concreto, di tangibile. Qui la musica è la risposta al nostro bisogno, vitale, istintivo e sincero, di stare insieme».