https://claudiovelardi.com/, 9 luglio 2017
Renzi, sei bravo, però adesso mettiti a studiare
Guardo su Facebook la tua rassegna stampa. Ascolto sempre le stesse parole, espressioni, esempi, calembour. Risento per la millesima volta che le colpe delle cose che non vanno sono dei governi precedenti il tuo, che invece su altri piani “adesso si vedono i risultati del nostro lavoro” (con l’aggiunta di rito del “ma non basta”), mi infastidisco per quell’insopportabile intercalare anni ’80 del “ragazzi”, per il sindaco di turno da blandire come tutti “i sindaci che combattono bla bla”, e poi sto cazzo di bonus giovani, e l’umano dramma della ciclista, e altre dieci banalità.
Per poi sentire – andando al merito – la difesa dell’ignobile codice Antimafia, sia pure con la vaga promessa del cambiamento della legge alla Camera. E, in conclusione, l’inascoltabile sermoncino conclusivo, un classico del renzismo depresso: “Però basta parlare del Pd come ne parlano i giornali, io voglio invece parlare di lavoro, di casa, mamme, giovani, etc…”. Il tutto dopo averci propinato per mezz’ora le minchiate dei giornali.
Matteo, non ti si può più ascoltare. Devi cambiare linguaggio se vuoi tornare a parlare all’Italia. E per cambiare linguaggio devi cambiare testa. Devi dire COSE NUOVE IN UNA NUOVA LINGUA. Devi metterti a studiare invece di agitarti freneticamente pensando solo a giornali e colleghi di partito (perché sei tu che pensi ossessivamente solo a loro!), devi riflettere sul mondo che continua a cambiare, mentre il tuo orologio biologico è drammaticamente bloccato al 4 dicembre 2016 (e non voglio pensare alla discussione che si aprirà sul tuo libro, e sulle polemiche tutte rivolte all’indietro che dovremo sorbirci). Altrimenti all’appuntamento con il 2018 ci arriverai sfiancato come un vecchio ronzino.
Poi i puristi della politica – come il mio amico Minopoli oggi sul Foglio – possono continuare a dirti che basterebbe il ritorno del Renzi di una volta, quello che parla ai 10 liberal-liberisti italiani (tra cui il sottoscritto, sia chiaro), perché le cose si rimettano a posto. Non è così. Il problema non è se parli a destra o a sinistra, se sei più o meno moderato. Il problema è che tu devi cambiare dentro, e rapidissimamente. Te lo dico perché ti voglio bene.
Molti commenti al pezzo di qualche ora fa, al punto che presuntuosamente torno sul tema e cerco di spiegare meglio che cosa intendo dire. Prima, però, dedicando qualche riga a tre categorie di commentatori:
a quelli che dicono: ecco, c’è arrivato anche Velardi, avevo ragione io a dire che Renzi è una pippa. No, caro il mio signore del “senno del poi”. Avevi torto prima, perché Renzi è stato un dirompente fattore di modernizzazione della politica italiana e ha fatto ottime cose governando. Tu hai sbagliato prima a non capirlo. E continui a sbagliare ora, sognando di consumare una misera vendetta postuma
a quelli che dicono: bisogna difenderlo a tutti i costi, è sotto tiro da parte di tutti. Sbagliato, non ci si difende chiudendosi nel fortino sotto assedio, ma andando in cerca di nuovi varchi;
infine, a quelli che dicono “ecco Velardi che scende dal carro, va sull’altra sponda, etc…”, non ho niente da dire. Purtroppo certi commenti sono il pedaggio che si paga in rete, dove – come nel mondo reale – pascola una certa quantità di scemi.
Veniamo al punto che mi interessa approfondire. In molti dite: va be’, ma che cosa dovrebbe fare? Provo a sintetizzare:
che lui torni compulsivamente sulle cose buone fatte dal suo governo non serve. Il giudizio è consegnato inesorabilmente al passato. Avrebbe potuto giocarsi la carta solo legando fortemente i suoi tre anni con il governo Gentiloni, per poter dire a fine legislatura: ecco che cosa abbiamo fatto insieme in quattro anni. Non lo ha fatto dopo il 4 dicembre, ora i mille giorni – come dire – restano agli atti. Quelli che ne pensano bene, manterranno la loro opinione. Pure gli altri, purtroppo;
dovrebbe contribuire con lealtà a concludere al meglio il lavoro di Gentiloni (che fine ha fatto il punto settimanale tra partito e governo?) e parallelamente mettere su un nuovo programma (l’espressione non mi piace affatto, ma pure era stato annunciato). Una cosa totalmente nuova, perché da sei mesi a questa parte molto è cambiato, nel mondo, in Europa e – naturalmente – in Italia, con il fallimento delle riforme. Un programma con nuove cose da fare nella prossima legislatura, una nuova agenda, nuove parole d’ordine. Per fare tutto questo Renzi dovrebbe:
dedicare molto tempo allo studio, per mettere a punto nuove idee; per il resto del tempo, costruire – questione cruciale – la classe dirigente da presentare all’appuntamento elettorale. Quindi lavorare sul partito; di conseguenza – di norma – tacere. Parlare solo quando ha da dire cose nuove, e di peso.
Semplice, tutto sommato. Semplice, naturalmente, se Renzi “cambia dentro”, ho detto. Cioè se metabolizza la grande sconfitta del 4 dicembre, capisce razionalmente che è cambiato tutto da allora, e si colloca – emotivamente, umanamente – su una nuova lunghezza d’onda. Questo cambiamento profondo sembra impossibile; per molti non si cambia in profondità a 40 anni e passa. Io penso che non sia così. Se sei sufficientemente intelligente (e Renzi lo è) e pacificato con te stesso (questo non so dire quanto lo sia), puoi cambiare in qualunque momento della tua vita. E questo è tutto, secondo me. Con la immutata, testarda speranza che Matteo Renzi ce la faccia.