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 2017  luglio 09 Domenica calendario

L.A. Gallo: «Ho puntato sui Clippers grazie alla corte di Rivers e West». Intervista a Danilo Gallinari, che guadagnerà 65 milioni in tre anni

I Clippers gli sono entrati in testa da subito. Danilo Gallinari domenica scorsa si è seduto a un tavolo con Doc Rivers e Jerry West, presidente/coach e consulente di quella che è diventata la sua nuova squadra. Era appena stato sulle colline di Hollywood, a mostrare a un amico cosa rende unica Los Angeles: quella foto postata su Facebook è diventata un’anticipazione del suo futuro. Perché West e Rivers, ma anche Blake Griffin e DeAndre Jordan, che col Gallo formeranno la colonna portante dei nuovi Clippers, l’hanno fatto sentire voluto, desiderato, fondamentale per una squadra determinata a vincere anche dopo l’addio di Chris Paul, finito a Houston. Denver, dove ha passato gli ultimi 6 anni, era sempre la sua priorità, ma più passavano i giorni e più la prospettiva di vestire la numero 8 dei Clippers diventava concreta. La terza vita Nba di Gallinari, dopo quelle a New York e a Denver, è cominciata ufficialmente stanotte, con la conferenza stampa di Las Vegas, centro estivo della Association per via della Summer League. La decisione di dire sì al triennale da 65 milioni di dollari (lordi), però è arrivata molto prima.
Danilo, perché i Clippers?
«Perché sono stati la squadra che ha dimostrato più interesse per me. Ho valutato tutte le proposte: i Clippers sono la squadra in cui più di tutte penso di poter essere importante e lottare per vincere». 
Quando ha deciso?
«Mi hanno colpito da subito, in un quel primo faccia a faccia decisamente positivo. E mi sono rimasti in testa. Guardando il roster e come si stavano muovendo sul mercato (dalla trade per Paul sono arrivati Lou Williams, Pat Beverley e Sam Dekker, mentre la free agency ha portato in dote anche Milos Teodosic, ndr.), mi sono convinto che sono la squadra in cui posso inserirmi meglio».
Con quanti team ha parlato?
«Una decina. E almeno 4 mi hanno fatto un’offerta economica anche migliore di quella dei Clippers,. Ma ho scelto L.A. per il ruolo e le prospettive».
Che ruolo hanno avuto Jerry West e Doc Rivers nel convincerla?
«Sono stati fondamentali. Mi hanno fatto capire che volevano me, che ero la loro prima opzione. Li ho sentiti tutti i giorni, e questo ha aiutato molto la mia scelta. Hanno entrambi fatto la storia del basket, prima in campo e poi in panchina o dietro la scrivania: sanno bene cosa vogliono e te lo dicono senza nascondere nulla».
E da lei cosa si aspettano?
«Mi conoscono bene: gli piace la mia versatilità, il modo in cui posso inserirmi in squadra, le opzioni che posso portare giocando con due lunghi come Griffin e Jordan».
Ha incontrato anche loro durante la free agency?
«Sì, ho visto sia Blake che DeAndre prima di decidere. Ci siamo confrontati e anche loro hanno mostrato tantissimo interesse per me. Hanno contributo a far rimanere L.A. nella mia testa. Li ho rivisti anche dopo aver deciso, assieme a Milos».
A proposito, Teodosic: come lo vede in Nba?
«Mi aspetto che sia anche qui il Milos che conosco: soprattutto a livello offensivo può essere dominante come lo è stato in Europa».
Il contratto la rende uno degli sportivi italiani più pagati.
«Ai soldi non ho proprio pensato. Ho basato la mia scelta sul valore della squadra e sul mio ruolo, non sulla proposta economica». 
Le è costato lasciare Denver?
«È stato difficile, normale che lo sia visto che ci ho giocato per 6 anni. I Nuggets sono sempre stati la mia prima scelta: ascoltavo le varie squadre, le loro proposte e i loro obiettivi, e ogni volta le confrontavo con le prospettive di Denver. Hanno provato fino all’ultimo a tenermi, ma ho capito che la situazione migliore era ai Clippers».
L.A. è una città molto diversa da Denver…
«In tutto: a livello di vita, di clima… Sono stato benissimo a Denver, ma mi trovo bene ovunque, sarà così anche qui».
Cosa si aspetta dai Clippers?
«Vincere. Giocatori, allenatori, gm e proprietario sono molto determinati. L’obiettivo sarà arrivare fino in fondo».