La Gazzetta dello Sport, 8 luglio 2017
Il pugno di Spalletti: «All’Inter c’è gente che è meglio vada via. E vanno presi i rinforzi promessi»
Arriva anche Zhang Steven verso la fine della conferenza di Luciano Spalletti, e il tecnico di Certaldo saluta così: «Buonasera Presidente». Un’anticipazione? Chissà... Intanto, su Riscone di Brunico si abbatte la tempesta: spaventose raffiche di vento, fulmini, tuoni e diluvio vero e proprio; saltano anche gazebo, cartelloni pubblicitari, un gonfiabile e una telecamera di Inter Channel. Il neo tecnico nerazzurro e il «futuro presidente» fanno giusto in tempo a raggiungere la zona spogliatoi.
CUORE PERFORATO Di fatto è la prosecuzione dei «fuochi d’artificio» che lo stesso Spalletti aveva regalato ai media nei quaranta minuti precedenti. «Sì, ho parlato ai ragazzi – dice subito -, e ho chiarito loro che devono ridarmi ciò che ho lasciato a Roma per venire qui. Ho lasciato la Champions League, devono ridarmela». Ecco, subito un titolo, internet si scatena. Sembra di essere tornati ai tempi di Mourinho. E José da Setubal è lì, nell’aria. «Far parte dell’Inter ti perfora il cuore – sorprende tutti Spalletti -, è un qualcosa che percepisci subito. E la testimonianza più alta di quello che vi sto dicendo me l’ha data Mourinho, con un messaggino. Mi ha fatto gli auguri per i prossimi risultati perché l’Inter è un qualcosa che ha ancora dentro». E pensare che i due, ai tempi, qualche frecciatina se l’erano pure riservata. Ma «sventolare» Mourinho nel pianeta Inter è sempre cosa buona e giusta, decisamente saggia per certi versi.
CERTE PROMESSE Detto questo, non siamo nell’ambito della «paraculaggine». Non ne ha bisogno Spalletti, che di suo ha spessore vero, carisma e idee chiare. È indubbiamente fra i migliori tecnici in circolazione a livello internazionale, e lo dimostra riversando personalità in abbondanza in ogni fase della conferenza. Anche quando gli chiedono se non senta forte la pressione in un ambiente che lo ha accolto come una specie di salvatore della patria. «Calma – sorride il tecnico parlando del mercato -, a me sono state promesse delle cose, e se non verranno mantenute verrò qui e spiegherò tutto. Come ho sempre detto, non sono più bravo di chi è venuto prima di me. Bisogna allora fare cose diverse: la rosa è buona, ma va assolutamente integrata». Messaggio chiaro: datemi ciò che abbiamo concordato, e centreremo i traguardi prefissati. Tutte cose che ha già detto ai suoi dirigenti, d’altronde il feeling con Sabatini è solido fin dai tempi romani, e chissà quanti siparietti privati pieni di «scintille» ci siamo persi fra questi due personaggi tanto preparati quanto fumantini. Spalletti parla così perché sa con chi ha a che fare: «Sabatini e Ausilio conoscono il mercato come le loro tasche, lasciamoli lavorare». Intanto, dà un’indicazione tutta personale: «In questi giorni ci sarà qualche giocatore che ribalterà le nostre attuali convinzioni, ci sono però anche ragazzi che è meglio che vadano a giocare altrove, per vari motivi». Gente che ha bisogno di continuità o che deve farsi qualche domanda dopo molti anni di Inter senza particolari successi.
QUEL DIFETTO... Ama parlare di campo Spalletti, gli piace spiegare il calcio, far capire movimenti, tipologie di lavoro e ogni sfaccettatura che abbia a che fare con la preparazione alla partita, «che non è altro che un contenitore che va riempito di tante cose. C’è da lavorare su ogni fronte». In questo senso, non sposa totalmente la scelta delle molte amichevoli piazzate in questa fase della preparazione: «Sì, forse ci sono troppe gare subito, molti componenti della prima squadra arriveranno tra qualche giorno (lunedì, ndr), faranno quindi pochi allenamenti. In Cina, per esempio, la partita è in programma dopo un solo allenamento. Bisognerà essere bravi a gestire molte cose e a non richiedere subito il massimo. Non ci sono le tempistiche per lavorare in maniera approfondita. Certe situazioni tattiche vanno ripetute sul campo, altre sviluppate. Spero che i video da analizzare ci diano allora la possibilità di passare velocemente a un passo successivo». Ha studiato attentamente l’Inter, «e alla mia squadra chiederò grande carattere e coraggio, sempre. Una componente fondamentale è proprio il carattere del ragazzo. Magari uno fa due-tre giocate e pensa di salvare la partita: non è così, il “Non te la do vinta mai” è una qualità decisiva. In passato ho visto allentare troppe volte la tensione nelle gare dell’Inter, cosa che non dovrà più ripetersi, per nessuna ragione. Voglio una gruppo che comandi il gioco, pretendo che in campo i ragazzi siano sempre una squadra, nel vero senso della parola». Rapidi giudizi su un paio di singoli: «Brozovic? Dipende dalle sue intenzioni. È un giocatore completo e ha qualità indiscutibili, anche se non le propone con continuità. È forte, ma non basta quello che ha mostrato finora». Capitolo Icardi: «Grande attaccante, bravo soprattutto dentro l’area. A me, comunque, sembra che sappia anche dialogare con i compagni, e bene. Sono curioso di vedere cosa saprà proporre lontano dalla porta avversaria: ciò che produce in area è già noto, ed è tanta roba».
MILAN, CONTE E VISIONi Per nulla impressionato dalla campagna acquisti del Milan («La garanzia dei rossoneri è Montella, ottima persona e splendido allenatore, capace di fare ottimi risultati con squadre di minore qualità rispetto ad adesso»), Spalletti si prende ancora qualche giorno prima di autorizzare sogni proibiti: «Noi come la Juventus del primo Conte? A mercato finito potrò dirvi qualcosa in più. Di sicuro mi piace l’idea di perseguire una “visione”. Dal canto mio ho firmato un biennale, dunque o faccio bene il primo anno o il secondo conta poco o niente. Non mi do altre possibilità. Qui ci sono poi giocatori che hanno visto e ascoltato 5-6 tecnici diversi: non la possono raccontare più a nessuno, è anche colpa loro se non si vince da molto tempo. E la stessa cosa vale per la dirigenza. E allora la stagione che sta iniziando è l’ultima occasione un po’ per tutti, mi sembra chiaro». È un buon inizio, cara Inter: in testa alla truppa c’è uno che non cerca alibi, non ama nascondersi e non ha paura di alzare l’asticella.