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 2017  luglio 07 Venerdì calendario

Il ritorno di Kasparov, l’eterno Gerry tra politica e scacchiera

La notizia rovescia la scacchiera e invade le redazioni del mondo rapida come le sue mosse: Garry Kasparov, uno dei più grandi giocatori di scacchi della storia è iscritto al torneo di gioco veloce (Rapid and Blitz, con pochi minuti a disposizione per le mosse) di St. Louis, nel Missuri, ad agosto, nell’ambito della famosa (e ricca) Coppa Sinquefield, voluta dal magnate statunitense Rex, finanziatore della stessa. Non si tratta di un vero e proprio ritorno per Kasparov (ufficialmente si è ritirato nel 2005), visto che solo un anno fa, non casualmente ancora a St. Louis aveva fatto una esibizione alla vigilia dei campionati americani, in cui aveva ottenuto un’ottima performance, ma in questi anni l’ex campione del mondo, ha fatto sporadiche apparizioni, in tornei diversi con ricchi montepremi.
CAMPIONI Questa volta «l’orco di Baku» (uno dei soprannomi che gli è stato dato negli anni) avrà di fronte i migliori del mondo: dal norvegese Carlsen, lo statunitense Nakamura, l’indiano Anand che con i suoi 47 anni è il più «vecchio» del torneo prima di Garry che di candeline ne ha spente 54 ad aprile. Aveva 24 anni, quando si laureò per la prima volta campione del Mondo a Mosca. Lui «l’eretico» che batte – in uno scontro diventato leggenda – Anatolij Karpov, espressione del regime sovietico. Garyk Weinstein è il suo nome quando nasce in Azerbaigian nel 1963 (nell’allora impero sovietico): il padre è un ingegnere di origine ebrea, la mamma fa la stessa professione, ma è armena. Origini che condizioneranno la sua formazione e quella apertura di Gerry all’Occidente che lo porterà, a più riprese, a scontrarsi con il regime. Le sue idee e il suo modo di comportarsi fanno «paura». Dalla professione dei genitori nasce la passione di Garry che a 4 anni già legge, conosce l’aritmetica elementare e mostra una memoria degna di un calcolatore elettronico. Qualche anno dopo la leggenda racconta che passeggiando per strada abbia «immagazzinato» 100 targhe di automobili e una volta arrivato a casa le abbia elencate tutte. Un giorno, ancora piccolo, risolve un problema scacchistico, che nessuno dei genitori era riuscito a sbrogliare. Il destino è segnato: abbandona definitivamente gli studi di violino (aveva un nonno e uno zio musicisti) si dà alla scacchiera. A 11 anni gioca il campionato di Baku riservato agli adulti, a 14 è maestro, a 17 vince il Mondiale under 20.
MAMMONE È esuberante e vorace. Si avventa sulla scacchiera con foga: la fretta (che oggi nei tornei è determinante) era il suo tallone d’Achille. Ha già preso (alla morte del padre anche per una questione di opportunità politica) il nome della madre rendendolo più russo e si presenta come Kasparov. Lei, Klara Kasparian, rivestirà sempre un ruolo centrale nella sua esistenza, tanto che verrà spesso definito «un mammone» e la signora Klara lo ha accompagnato spesso in giro per il mondo. Il leggendario confronto con Karpov diventa anche una sfida politica: filo Gorbaciov e quindi propugnatore della Perestrojka, Kasparov, filo Brenzev, Karpov. Il suo regno sulla scacchiera dura ben 15 anni: da quel 1985 al 2000, quando il mondo attorno a lui è totalmente cambiato. Evaporata l’Unione Sovietica, con il suo regime, Kasparov – che non ha mai avuto un debole per la diplomazia – trova un altro nemico potente: Vladimir Putin. Boris Spassky l’avversario della sfida contro l’americano Bobby Fischer, nell’epico scontro in piena guerra fredda (1972), non ha dubbi. E qualche hanno fa diceva: «Kasparov aveva un modo politico di giocare. Uno scacchista aggressivo e d’attacco. Ha sempre giocato prendendo l’iniziativa e non può giocare senza farlo». E nel 2005 Garry va appunto all’attacco del potere: quando si ritira dai tornei, quelli a gioco lungo con partite che durano anche 5-6 ore e per le quali ci vuole una grande resistenza fisica, scende in politica. «Farò di tutto per contrastare la dittatura di Putin – dirà allora -. Voglio usare nella politica russa il mio intelletto e la mia capacità di ragionamento». Finisce ben presto nel mirino del potere: nel 2007 prima viene messo sotto torchio dal Kgb e qualche mese più tardi viene addirittura arrestato (per 5 giorni) con l’accusa di avere guidato una marcia non autorizzata. Le sue origini e la forza dell’avversario non gli danno speranze, ma Kasparov non molla e continua la sua battaglia politica denunciando: «Medvedev non dirige nulla, tranne forse il suo blog. Le leve principali sono in mano a Putin...». Non abbandona mai la scacchiera (forse anche per ragioni economiche, visto che apparizioni e tornei gli assicurano ottimi “ingaggi” e hotel di lusso) nel 2014 tenta anche la scalata alla federazione mondiale, supportato da molti giocatori. Ancora una volta perde contro il presidente Kirsan Ilyumzhinov, ma difficilmente Kasparov si rassegnerà...