Libero, 7 luglio 2017
Smascherate le balle dei verdi. Lo smog ha smesso di crescere
Tra gli ospiti più autorevoli del convegno L’agenda per il clima e l’energia negli scenari globali in cambiamento, organizzato ieri all’Università degli Studi di Milano da Francesco Rutelli in qualità di presidente del Centro per un futuro sostenibile, reminescenza del suo impegno verde, c’è il direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia, l’organismo con sede a Parigi che cerca di armonizzare le politiche sul tema dei vari Paesi.
Quando Fatih Birol prende la parola smentisce una serie di luoghi comuni con tabelle alla mano. Una è quella che riproduciamo qui a fianco, secondo cui negli ultimi tre anni le emissioni globali di
anidride carbonica si sarebbero stabilizzate. Un’altra è che «contrariamente a quanto generalmente si pensi, gli Stati Uniti e la Cina sono i Paesi che negli ultimi anni hanno più diminuito l’inquinamento». Nessun rischio imminente, dunque, anche se «bisogna continuare la riduzione della Co2, tra i gas serra responsabili del surriscaldamento climatico, e qualsiasi altra ricetta rispetto alla diminuzione di 2 gradi della temperatura globale è pericolosa», chiarisce Birol. Già, ma come? «Le auto elettriche sono specchietti per le allodole, il vero problema sono i riscaldamenti delle case, le industrie e i camion che trasportano merci». Dunque, via libera alle classiche auto.
Accanto alla crescita d’importanza del gas naturale rispetto al petrolio vanno incoraggiate poi le energie rinnovabili, «ma bisogna migliorarne l’immagazzinamento e la rete per trasmetterle, altrimenti se ne rischia la dissipazione».
Tra i tanti interventi autorevoli, Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri, porta il caso della sua azienda che ha firmato con General Electric un accordo per rispettare le nuove pratiche ambientali.
L’ex ambasciatore e ora pure presidente dell’issi esprime anche preoccupazione per il disimpegno di Trump dagli accordi di Parigi sul clima, dimostrandosi al contempo fiducioso che la Storia faccia lo stesso il suo corso.
Li Ruiyu, ambasciatore cinese a Roma, in dialogo con Simona Bonafè, parlamentare europea del Pd specializzata sul tema, spiega in proposito la posizione della Repubblica Popolare: «Viviamo un rapporto diplomatico con gli Stati Uniti che tende a complicarsi, ma l’atteggiamento della Cina vuole essere pragmatico senza interesse per i cambiamenti di linea degli altri Paesi. Così continuiamo a onorare gli accordi di Parigi, ricordiamo che gli Stati Uniti hanno contribuito per il 29% all’inquinamento attuale e la Cina per l’8%, ma stiamo attenti a non compiere in futuro gli errori fatti dall’Occidente».
E se il politologo Alberto Martinelli contestualizza il tema nel multipolarismo, soprattutto nella confusione globale, e nel tempo dei «nazionalpopulismi», Antonio Navarra, presidente del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici esprime «la necessità di dati credibili per costruire scenari attendibili. Servono investimenti responsabili in tal senso». Proprio l’Università degli Studi di Milano ha appena lanciato un nuovo dipartimento interdisciplinare, caso unico in Italia, per studiare il tema.