La Stampa, 7 luglio 2017
Putin attacca sul clima: «Siamo noi i garanti del Trattato di Parigi»
Donald Trump accusa la Russia di essere «destabilizzante» per i Paesi dell’Europa orientale. Vladimir Putin si vanta del nuovissimo missile strategico X-101 lanciato contro l’Isis, cavalca l’ostilità nei confronti di Trump dopo lo strappo sul clima e si presenta come garante degli accordi di Parigi: «La Russia farà di tutto per facilitarne l’attuazione». Alla vigilia dell’attesissimo primo incontro tra i due presidenti, al G20 di Amburgo, entrambi i leader sembrano voler alzare il prezzo delle eventuali concessioni che si preparano a fare. Il Cremlino ha preferito ieri limitarsi a una reazione molto asciutta sull’affondo contro Mosca fatto da Trump a Varsavia: «Non siamo d’accordo», è stato il commento del portavoce Dmitry Peskov.
I due politici più discussi del mondo non si sono mai incontrati di persona. Il formato dell’incontro non è ancora chiaro: un faccia a faccia, un colloquio tra delegazioni, un rapido scambio o un minivertice vero e proprio. Manca anche l’ordine del giorno: il consigliere per la Sicurezza nazionale americano H.R. McMaster ha detto che «non è prevista un’agenda specifica e Trump dirà quello che vorrà». Lo stesso ragionamento vale per Putin, che però ha fatto capire, in un articolo uscito ieri sul giornale tedesco Handelsblatt, di poter giocare una partita asimmetrica, in un campo che finora non è stato il suo preferito: il clima. Il presidente russo infatti dichiara che il suo Paese è “alla guida del processo internazionale sul clima” e promette di impegnarsi nell’attuazione degli accordi di Parigi, sottolineando di condividere sull’argomento la posizione della Germania. Angela Merkel aveva definito “deplorevole” il ritiro degli Usa dall’accordo, e il farsi avanti della Russia – finora non particolarmente famosa per il suo impegno ambientalista – potrebbe essere interpretato come un gesto di apertura nei confronti della cancelliera, tra i leader europei meno condiscendenti nei confronti di Mosca, ma anche come un modo per mettere Trump in difficoltà e corteggiare l’Europa.
Il clima infatti non figura nell’ipotetica agenda dei colloqui russo-americani, dove i dossier sul tavolo – la crisi ucraina, quella siriana e ora anche quella nordcoreana – sono molti, e quasi su nessuno è possibile un progresso facile, anche se ci sono state prudenti aperture sulle no- fly zone in Siria. Delle sanzioni, argomento che il Cremlino ha molto a cuore, secondo molte indiscrezioni della vigilia non si vorrebbe nemmeno parlare, per evidente impossibilità di un progresso, anche se i russi non nascondono di aspettarsi da Trump un gesto distensivo, con la restituzione ai diplomatici di Mosca delle dacie sequestrate loro da Obama per il Russiagate. Che sicuramente sarà un altro argomento imbarazzante da evitare, anche perché la libertà di manovra di Trump, sotto accusa per essere stato eletto con l’aiuto dei russi, in questo campo è ancora più ristretta che in altri.
Un vertice che parte quindi con poche aspettative da parte di Mosca, e che ha come scopo più che il raggiungimento di accordi concreti quello di lanciare un rapporto «personale» tra i due leader. Entrambi confidano molto nel fascino, nella capacità di persuasione e nella creazione di fiducia come armi della diplomazia, e il vertice si giocherà molto su strette di mano, battute e tentativi di adulare l’avversario. La Russia è «emozionata come una ragazza alla vigilia del primo appuntamento, anche se finge indifferenza», commenta l’editorialista dell’Ezhenedelny Zhurnal, Igor Yakovenko, e mentre la tv di Stato ricorda ai russi che l’America è un nemico, al Cremlino si stanno studiando le mosse per far colpo, o almeno spiazzare Trump. A Washington temono una ripetizione dell’incidente di due mesi fa, quando The Donald condivise con il ministro degli Esteri russo Serghey Lavrov informazioni di intelligence. L’obiettivo di entrambi è affascinare l’altro, e Putin, al suo quarto presidente americano, potrebbe avere più sangue freddo ed esperienza diplomatica. Ma anche Trump è meno sprovveduto di quello che molti russi vorrebbero credere, e ieri a Varsavia ha assestato un colpo nel punto più sensibile della Russia, accordandosi per forniture di gas liquido americano, una mossa che in prospettiva potrebbe togliere a Putin il guinzaglio energetico sull’Europa dell’Est.