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 2017  luglio 07 Venerdì calendario

Quanti misteri sul prezzo di quel Gauguin

Una vertenza legale ha rivelato che un dipinto, ritenuto l’opera d’arte più costosa al mondo, dopo tutto non lo è. La tela del 1892 di Paul Gauguin, intitolata Nafea Faa Ipoipo (Quando ti sposi?) nel 2014 è stata venduta a 210 milioni di dollari, 90 milioni in meno rispetto a quanto riferito in origine. Il New York Times e altri giornali nel 2015 avevano reso noto che il dipinto era stato venduto da Rudolf Staechelin, un dirigente di Sotheby’s in pensione, a un acquirente del Qatar per una cifra intorno ai 300 milioni di dollari. Se la notizia fosse stata vera, si sarebbe trattato della più alta somma di denaro pagata per un dipinto. I prezzi effettivi delle vendite di opere d’arte tra privati spesso sono tenuti gelosamente segreti, soprattutto quando raggiungono cifre astronomiche. Nei giorni scorsi, però, presso l’Alta Corte di Londra ha avuto inizio il dibattimento di una causa, la quale ha rivelato le entrate e le uscite reali di questo accordo riguardante un’opera d’arte particolarmente costosa, che ha richiesto quasi due anni di trattative per andare in porto.
Nel settembre 2014, Staechelin ha venduto il quadro a una società a responsabilità limitata amministrata dal mercante d’arte britannico Guy Bennett per conto dell’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, come dimostrano i documenti presentati in tribunale dai legali del banditore d’aste svizzero Simon de Pury coinvolto nelle trattative. L’avvocato di de Pury ha scritto che il suo cliente in un primo tempo aveva messo in contatto venditore e acquirente. De Pury, sua moglie Michaela de Pury e la loro società a responsabilità limitata hanno intentato causa a Staechelin e al suo fondo, affermando di essere in credito per dieci milioni di dollari per le commissioni sulla vendita della tela.
Le controparti non avevano redatto alcun contratto ufficiale al riguardo della commissione. E così il rappresentante di de Pury, Jonathan Cohen, ha scritto in una dichiarazione presentata la settimana scorsa all’Alta Corte londinese che «sarebbe insolito che questo tipo di contratti fosse stipulato oralmente, ma non è questo il caso del mercato dell’arte, che continua a funzionare con accordi tra gentlemen, basati sulla fiducia reciproca».
Staechelin smentisce categoricamente di dover pagare una commissione e sostiene che de Pury lo ha imbrogliato riguardo l’esistenza di offerte più alte per il dipinto e che questo, di fatto, annulla qualsiasi tipo di accordo, che sia stato stretto tra gentiluomini o in altro modo.
Jeremy Scott, il legale di Staechelin e dei suoi fiduciari, ha detto: «I fiduciari affermano che se non fosse stato per quel raggiro, non avrebbero accettato il prezzo di 210 milioni di dollari. E aggiungono che, «proprio in conseguenza di quel raggiro,de Pury ha perso per inadempimento qualsiasi diritto a una commissione». La causa è tuttora in corso, ma Scott ha detto che è possibile che si ponga fine al caso entro il mese di luglio. Se non altro, tuttavia, la causa è servita a fare chiarezza una volta per tutte sulla classifica dei prezzi più alti mai pagati per un’opera d’arte: adesso il dipinto Interchanged di Willem de Kooning del 1955 svetta saldamente da solo in cima alla classifica, con un prezzo di vendita di 300 milioni di dollari nel 2016. Nel 2011, invece, la vendita al governo del Qatar del quadro Giocatori di carte di Cézanne ha fruttato 250 milioni di dollari.
2017 New York Times. Traduzione di Anna Bissanti