la Repubblica, 7 luglio 2017
«Italiani psicopatici». Il rocker Steven Patrick Morrissey si infuria e cancella il tour
ROMA Dice di essere così arrabbiato da avere annullato l’intero tour italiano: sette concerti, anche se l’unica data ufficiale era quella di Macerata a settembre, degli altri nessuno sapeva nulla. Motivo: «La ragione è ovvia, con psicopatici del genere a piede libero non mi sento sicuro in Italia». È polemica tra l’ex cantante degli Smiths Steven Patrick Morrissey e la questura di Roma. Che, dal canto suo, ha già presentato una dettagliato esposto alla procura contro la star per quanto apparso tre giorni fa sulla bacheca Facebook del nipote.
Una reazione social dura contro un agente di polizia che ha fermato l’artista quando, a folle velocità, ha imboccato via del Corso contromano, da via della Frezza, a bordo di una Cinquecento. Il dettaglio dell’infrazione commessa, ovviamente, sul post non compare. Ciò che appare invece è la foto di un poliziotto al quale, prima di congedarsi, la voce degli Smiths aveva promesso «lei diventerà famoso».
Ma andiamo con ordine. Sempre prodigo di complimenti nei confronti della Città Eterna – in un’intervista apparsa su Repubblica XL disse: «Il traffico a Roma? Mi sorprendo che non ci siano cumuli di auto e cadaveri ad ogni angolo» – stavolta è stato proprio Morrissey a infrangere le regole della strada che tanto criticava nella capitale. Erano le 19.40 di mercoledì e via del Corso era affollata di turisti in pieno shopping. A folle velocità, la Cinquecento guidata dal nipote della rockstar è arrivata fin davanti al negozio della Nike dove un posto di blocco antiterrorismo – una pattuglia in motocicletta della polizia e una camionetta dell’esercito – ha arrestato la corsa dell’auto.
Come da prassi, i poliziotti hanno bloccato la macchina e chiesto sia al guidatore che al passeggero Morrissey (sconosciuto ai poliziotti) patente e libretto. Il nipote ha fornito il documento, il popolare cantante britannico si è rifiutato di farlo. «Per quattro volte – spiega la Questura di Roma – il nostro poliziotto, in perfetto inglese, ha chiesto al passeggero di fornire il documento. E per quattro volte ha risposto di no perché diceva di non avere commesso alcun reato». La versione, fin qui, coincide: anche nel post su Fb infatti il cantante la racconta così.
«In Italia non funziona così – hanno allora spiegato gli agenti – se un poliziotto chiede un documento, il cittadino ha l’obbligo di mostrarlo». La star, che aveva lasciato il passaporto in albergo, il De Russie dove alloggia quando è a Roma, a quel punto ha chiamato la reception che ha declinato le sue generalità, via cellulare, al poliziotto.
Secondo Morrissey – che sarebbe a Roma per registrare un nuovo disco – l’agente voleva intimidirlo. «Credo che mi abbiano riconosciuto e per questo volevano spaventarmi. Io non mi sono tirato indietro anche se credevo mi avrebbe sparato. State attenti a questo poliziotto pericoloso. Potrebbe uccidervi». Così ha concluso il post di Facebook, spiegando che l’agente avrebbe tolto la sicura alla pistola. In verità, a quanto chiarito dalla Questura, il poliziotto non ha mai impugnato l’arma, e, quando l’artista si è qualificato, una breve ricerca su Google ha svelato, soltanto allora, che non si trattava di un terrorista.
Chiarito l’equivoco, a Morrisey è stata elevata una contravvenzione per aver guidato contromano su via del Corso. Tutto poteva finire così, se non fosse apparsa su Fb la foto del poliziotto con l’invito a diffidare di lui «perché pericoloso» e anche il suo nome e cognome. Lo sfogo della star, di due giorni fa, ora è finito sulle scrivanie della procura di Roma. Così come quello di ieri in cui definisce «psicopatici» gli agenti italiani, motivo per cui avrebbe persino annullato un tour di cui parla la rivista Rolling Stone, che stava organizzando – o meglio, che gli avevano proposto – proprio nel nostro Paese.