Libero, 6 luglio 2017
Dillo con un bacio. Oggi la giornata mondiale del simbolo dell’amore
Scrivere un articolo sul bacio significa chiaramente infilarsi in una trappola. Se non linguistica, perché il doppio senso sarebbe scontato, almeno redazionale.
Se lo scrivi bene è chiaro che hai una certa esperienza. Se non procuri un brivido, devi avere la rigida sensualità di Ingrid Bergman in Notorious. Ma toppi anche lì ti dice il collega perché quello di Bergman e Grant è chiaramente il bacio più bello del cinema, lento, sensuale, un tango di labbra
affamate e avide interrotto magistralmente negli attimi di maggior eccitazione, tre secondi e stop, altri tre e stop, loro a parlare di cucina (non è uno scherzo è il resoconto del dialogo cinematografico) e il maestro del thriller (Hitchcock) a condurre la giostra con sapiente crudeltà. Allora potrei partire dalla notizia: oggi nel mondo si celebra la giornata mondiale del bacio, fogliettini Perugina stropicciati e sporchi dimenticati nella tazzina del caffè, abbracci sudati e stantii stampati nelle piazze di mezzo mondo, selfie di labbra a gommone che campeggiano da ogni angolo di Facebook e poi il solito carnevale arcobaleno, mentre internet, anzi i social, soffocano di classifiche dei baci più belli. Ferragni e Fedez sono i principi dell’anno 2017 ed è giusto e un po’ scontato, baciarsi all’Arena di Verona in mondovisione, mentre si chiede una donna in sposa, varrà pure il podio dei baci. E poi c’è il bacio di nozze della mitica Pippa (Middleton) e del fortunato marito, stramiliardario e anonimo, proteso come un papero innamorato e sognante, oddio vorrà mica sfiorarla. Sbircio nell’arte, e vorrei aggiungere gli amanti velati di Magritte e quelli incensati di Hayez.
Poi cos’è un bacio. L’incanto dell’attimo prima. O il secondo che viene dopo, il sapore dell’altro, il cuore che si completa, esonda e non è più solo. La verià è che dei baci veri ti annusi, ti avvicini, chiudi gli occhi e la vita è esattamente quel minuto e mezzo di mani maschili che ti stringono, di respiri che ti assaporano e lingue che ti chiedono e travolgono mentre da un punto non meglio precisato del bacino parte una carezza lenta e ritmata non se ne fa più niente nessuno. Viene il sospetto oddio il trappolone? che non ci sia più il senso di una volta (o i baci di una volta). Leggo il titolo, “dillo con un bacio”. Magari. Ad averne. E invece siamo tutti un po’ strafatti di “emoticon” che mascheriamo di emozioni ma sono solo faccette gialle e un po’ sceme che infiliamo nei whatsapp. E trasudiamo di baci freddi e tutti uguali, stampati in selfie che sono buoni per tutti e fanno talmente incazzare, che se ne mandi un altro ti levo l’amicizia. Per non dire di chi celebra i baci al suon di algoritmi algebrici e leggine chimiche. Non fingete di non sapere: baci senza lingua e perdi 30 calorie, baci con la lingua e ti vale una corsa in palestra. Che nostalgia quei baci lievi e tiepidi che davi nelle sere buie e stellate, seduta di fianco al figlio dei vicini a guardare un film che non vedevi. La mano che cerca le forme adolescenziali, l’attimo che si ferma ed esplode, il silenzio imbarazzato di due occhi affamati, oddio manca il fiato, ma la bocca sa di buono ed è un ballo di cuori. Come è stato? Chiede l’amica ingorda e pettegola: Umidissimo!!!! E poi c’erano gli sgamati della pomiciata (si diceva “limone”?) dura e pura, che la tipa la sceglievano in discoteca, poi su un divanetto ispido e intriso di alcol la baciavano finché volevano, finché ce n’era, oggi sei mia, domani “Cinzia chi?”
Il mondo ha dovuto aspettare Brigitte Bardot per vedere sullo schermo la prima bocca che si schiudeva impudente. Adesso ha visto tutto e non gli è rimasta neppure l’immaginazione. E non è più come il Nuovo Cinema Paradiso, il ragazzino sveglio e con gli occhiali che per anni ha visto stagliuzzare baci dalle pellicole, e poi cresce finalmente e l’addetto alla sala gliele regala tutte le parti censurate, “toh, vedile e goditi lo spettacolo”. Ritornare a quel ragazzetto lì per dirlo ancora con un bacio. Oppure rubare i baci lenti e grati degli anziani, o quelli svelti e poetici dei bambini, che sono l’amore vero e duraturo, che stampano i ricordi e fanno crescere gli uomini. C’è un’interpretazione un po’ moderna della «bella addormentata», la ragazza non si risveglia per il bacio di un principe di passaggio trasognato e languido ma per quello della sua mamma mai matrigna, lieve, affettuoso stampato sulla fronte di un lungo sonno. Basterebbe poco. Basterebbe quell’amore lì. E adesso basta perché sono chiaramente finita in una trappola.