Libero, 5 luglio 2017
Joyce usò l’«Ulisse» per punire la moglie fedifraga
Trieste «Il libro su Dublino è a un tempo un percorso attraverso i luoghi del capolavoro joyciano, Ulisse (1922), e una guida alla lettura di un’opera molto famosa quanto in realtà poco conosciuta, a causa della nomea di illeggibilità che a torto lo circonda. Il libro -corredato da molte fotografie, mappe esplicative e cartine d’epoca è il viatico ideale per la scoperta di un capolavoro complesso quanto vitale, profondo quanto divertente».
È il testo in “quarta” del libro di Marcello Fanfoni Nel cuore della città di Joyce (Ed. Book Time 325 pag. 20 €). Una sintesi corretta dalla quale estraggo il concetto “illeggibilità”. Credo che tutti coloro che appartengono alla fascia di chi legge si sia posto davanti alle (quasi) 1000 pagine del romanzo per venirne a capo. Io sono fra quelli. Ci ho provato più volte, nelle varie fasi della mia vita. Ma ho perso la battaglia. «Tu lo hai letto l’Ulisse?» era una domanda ricorrente, negli approcci, faceva status. Qualcuno rispondeva «sì, l’ho letto», ma mentiva. I più rispondevano «ci ho provato». Detto questo c’è un dato, preciso, accreditato da una corrente della critica: trattasi di uno dei più grandi romanzi del Novecento, forse il più grande. Se lo dicono in tanti, con tanta perentorietà, deve essere così. Per questa ragione ho letto il libro di Fanfoni, come incentivo.
E non c’è dubbio che la passione dell’autore, che da anni scappa a Dublino appena trova il tempo, riesca a ispirare curiosità, che potrebbe davvero trasformarsi in intenzione di violare quelle pagine, di arrivare in fondo.
Il libro racconta come la coincidenza fra James Joyce (1882 1941) e Dublino, sia viscerale e profonda. Nell’Ulisse l’autore irlandese ha narrato la sua città natale con un trasporto, una cura dei dettagli ed una vividezza tali, che gli faranno dire: «Ho voluto dare un’immagine così completa di Dublino, che se un giorno la città dovesse improvvisamente sparire dalla faccia della terra, potrebbe essere ricostruita sulla base del mio libro». E di Dublino Joyce ha fatto il modello di tutte le città dell’uomo. «Se riesco a raggiungere il cuore di Dublino, riesco a raggiungere il cuore di tutte le città del mondo». È il paradigma dell’intera esperienza umana: attraverso i 18 capitoli del romanzo, Joyce esplora i reconditi profondi dell’anima, dei quali i luoghi della città non sono altro che incarnazioni urbane e simboli. E a questo punto è indispensabile un promemoria, una sintesi alla Bignami. In Ulisse, Joyce ricrea personaggi e situazioni dell’epopea omerica, trasferendoli nella Dublino di inizio ’900 e compendiando in una sola giornata il 16 giugno 1904 il decennale viaggio verso casa del re di Itaca. Ulisse diventa il dublinese Leopold Bloom, ebreo ungherese, piazzista di annunci pubblicitari: apparentemente quanto di più lontano dal modello omerico. In Bloom invece si ravvisa proprio quell’ingegno multiforme, quella duttilità, presenza mentale e umanità che caratterizzano l’eroe, e che gli permetteranno di affrontare le situazioni più imprevedibili. E così le sirene omeriche si trasformeranno in due attraenti bariste, il ciclope sarà un virulento nazionalista antisemita, il regno di Circe si tramuterà nella Nighttown, il famigerato quartiere a luci rosse di Dublino, e la fedele Penelope diventerà l’adultera moglie Molly. E il figlio Telemaco sarà Stephen Dedalus, alter ego dell’autore stesso, alla ricerca della propria realizzazione artistica e umana in un’Irlanda che come l’Itaca occupata dai Proci geme sotto il doppio giogo della Chiesa e dell’invasore inglese.
Quel 16 giugno 1904, è dunque una data fondamentale della letteratura e della cultura universale. Tanto che annualmente, in tutto il mondo, in centinaia di città si celebra James Joyce. Fra le città da Dublino naturalmente, e poi New York, Londra, Parigi, Montreal, San Francisco e tutte le altreun posto privilegiato nel cartello spetta a Trieste, che lo scrittore elesse a sua seconda patria, e Genova, dove si tiene una serie di incontri di alto livello a decifrare, ancora una volta, i contenuti del romanzo. Un focus importante riguarda il tema “adulterio”. Nel romanzo Leopold Bloom viene tradito da sua moglie Molly. Joyce studia la vicenda con passione e competenza. Tanto che, proprio l’altro giorno alla Joyce Scholl, Peter Kuch, professore di Studi irlandesi in Australia, Francia e Irlanda, ha ufficializzato il sospetto che tutta quella conoscenza gli derivasse dal rapporto, non letterario, non di finzione, con sua moglie Nora, fedifraga L’Ulisse era, in pratica l’annuncio alla moglie di un prossimo divorzio. Questo cambierebbe la struttura natrativa di tutto il romanzo. Ma, tutto sommato, che importanza ha, se poi abbiamo l’Ulisse...