Libero, 5 luglio 2017
Kim Jong Un stavolta la spara grossa: bomba sull’Alaska
Dalla Corea del Nord arriva una nuova sfida nel giorno in cui l’America festeggiava il suo 241 ̊ compleanno, dalla dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776. Alle 9.39 locali, mentre in Italia era notte, da un poligono vicino alla città di Banghyon si è levato un missile balistico a lungo raggio del nuovo tipo Hwasong 14, in grado di portare una testata nucleare. E di arrivare almeno all’Alaska, sede di basi militari Usa e giacimenti petroliferi. Proprio nello Stato artico americano c’è la base di Fort Greely, con i missili antimissile Gbi che dovrebbero difendere il continente americano, a meno che non siano soverchiati da attacchi fulminei con numero sovrabbondante di testate. È il nono missile balistico nordcoreano provato nel solo 2017 e ha effettuato un’arrampicata ripidissima, uscendo dall’atmosfera terrestre e inoltrandosi nello spazio, a ben 2.800 km di quota, vale a dire molto più in alto dell’orbita tenuta dalla stazione spaziale internazionale Iss o dalle navicelle Soyuz. La testata è poi ricaduta dopo 39 minuti di volo nel Mar del Giappone a 933 km dal punto di partenza, tanto che il governo di Tokyo ha protestato. Il premier Shinzo Abe ha dichiarato che al vertice G20 di Amburgo, il 7-8 luglio, ne parlerà coi presidenti sudcoreano Moon Jae In e americano Donald Trump.
La mossa del giovane dittatore Kim Jong Un ha sollevato le proteste degli stessi cinesi, poiché il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang ha detto: «Le risoluzioni dell’Onu hanno precise disposizioni sulle tecnologie missilistiche della Corea del Nord e la Cina è contro ogni azione che violi tali risoluzioni». Troppo poco, per il presidente Trump, che da tempo pressa Pechino perché faccia la voce grossa con Pyongyang. Il capo della Casa Bianca si scatena su Twitter, dapprima rivolgendosi direttamente al giovane dittatore, poi all’ambigua Cina: «Questo ragazzo non ha nulla di meglio da fare nella sua vita? Difficile che Giappone e Corea del Sud sopportino ancora a lungo. Forse la Cina si deciderà a un’azione pesante sulla Corea del Nord per por fine a questo nonsenso».
Gli Usa sanno che i cinesi tengono il piede in due scarpe, da un lato mal sopportando l’imprevedibilità di una Corea del Nord nucleare, dall’altro evitando azioni che portino al crollo del regime e a un’unificazione della penisola coreana che attirerebbe l’esercito di Seul e quello di Washington sul confine cinese. Non a caso, il viceministro degli Esteri russo Sergei Rybakov ha parlato di «situazione potenzialmente catastrofica» per gli equilibri dell’Asia.
Intanto ci si interroga sull’effettiva potenza del missile Hwasong 14, che i nordcoreani hanno strombazzato «in grado di colpire ovunque nel mondo». È piuttosto misterioso e gli americani lo stimano in grado di colpire a 6.700 km di distanza, appunto fino all’Alaska. L’intelligence sudcoreana lo reputa però capace di arrivare a 8.000 km e oltre, ossia porzioni maggiori del Nordamerica. Non è nemmeno noto se abbia carburante liquido, che esige lunghe ore di caricamento dei serbatoi prima del lancio, oppure solido, in grani, che consente una preoccupante prontezza d’uso, immediata, abbinata alla flessibilità tattica di essere lanciato da rampe mobili autocarrate, in perenne movimento su strade nei boschi, per eludere la ricognizione aerea. Di certo si sa che il razzo, composto da due stadi, è lungo almeno 16 metri. I nordcoreani, lanciandolo con una traiettoria molto verticale, cioè con un «tiro corto», hanno mascherato la reale gittata dell’ordigno. Altro dilemma è se davvero i nordcoreani abbiano miniaturizzato le loro atomiche da imbarcare su razzi. Dato che le loro cinque esplosioni atomiche sotterranee si sono snodate lungo un decennio, dal 2006 al 2016, di esperienza ne hanno fatta.