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 2017  luglio 05 Mercoledì calendario

Restituiti i vitalizi a tre ex «riabilitati» grazie al codicillo salva-condannati

ROMA Ha vinto il trucco. Un’altra volta. Occorre riandare indietro nel film sull’abolizione dei vitalizi agli ex parlamentari condannati, e soffermarsi all’ultima scena. Anno 2015, luglio. Camera e Senato decidono la cancellazione del vitalizio per chi, tra gli ex inquilini del Palazzo, è stato condannato per reati di mafia e di terrorismo e per reati contro la pubblica amministrazione con pene superiori a due anni di reclusione. All’ultimo minuto, nel varo della legge, era stato inserito però il trucco. Ovvero, il condannato poi riabilitato – e la riabilitazione è una misura scontata, che viene data a chiunque non commetta più reati per un certo periodo di tempo – si è deciso che può riottenere il vitalizio che gli è stato tolto. Il Pd si batté per inserire questo piccolo grande codicillo. 
IL BRINDISI
E così, ieri hanno festeggiato in tre. Ma svariati altri, ex parlamentari condannati in lista di attesa per la riabilitazione, nei prossimi mesi si aggiungeranno probabilmente al brindisi. Insomma, che gioia per Massimo De Carolis, Massimo Abbatangelo e Giuseppe Astone. La Camera aveva bloccato i loro vitalizi, in quanto condannati per reati gravi, ma avendo chiesto e ottenuto la riabilitazione ieri Montecitorio ha dovuto fare marcia indietro: e ridare loro la pensione, con tanto di arretrati. La fedina penale dei tre è tornata immacolata, e dunque il portafoglio dei condannati-riabilitati può tornare ad essere riempito di soldi pubblici. Scandalo? Il trucco così è stato escogitato a suo tempo e così funziona. Naturalmente, i colleghi di revoca del vitalizio di questi tre ex onorevoli spereranno di avere prima o poi la stessa sorte che ha sorriso a De Carolis, Abbatangelo e Astone. La loro pensione era stata cancellata così come, in diversi scaglioni, quella di altri condannati che abitavano nel Palazzo. Nomi del calibro di Toni Negri e Cesare Previti, Giancarlo Cito e Francesco De Lorenzo, Pietro Longo e Giulio Di Donato. Ma anche peones e nomi meno altisonanti si sono visti togliere il vitalizio per cause giudiziarie: Raffaele Mastrantuono e Gianstefano Milani, Robinio Costi e Giuseppe Del Barone, Luigi Farace e Luigi Sidoti. 
Il primo a festeggiare – di questo piccolo esercito dei condannati nel grande esercito degli ex parlamentari con vitalizio che tocca quota duemila persone – è stato lo scorso anni un anziano membro della fu Democrazia Cristiana: Gianmario Pellizzari. Da ex deputato prendeva 5 mila 481 euro al mese. La condanna a otto anni per bancarotta, nel 1996, gli sarebbe costata la perdita dell’indennità. Ma la riabilitazione ha rimesso a posto tutto. Dunque è lui l’apripista dei riabilitati con premio del vitalizio. Inutile dire quanto poco possa piacere ai cittadini questo meccanismo in favore degli ex onorevoli, ma vabbé. Ora l’ottantacinquenne Astone, con condanna a sei anni per la Tangentopoli messinese tra fine anni 80 e 90, ex democristiano, ex sottosegretario alle Poste, ex presidente della Provincia della città dello Stretto, riottiene il suo assegno. E la decisione è dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, così come quella che riguarda gli altri due. De Carolis è un personaggio famoso. Settantasette anni, deputato della Dc, poi presidente del consiglio comunale di Milano con Forza Italia, la sua condanna a un anno e otto mesi per corruzione fu dovuta a una tangente per la costruzione del depuratore di Milano Sud. 
L’ATMOSFERA
Ed eccoci ad Abbatangelo: figura di spicco dell’estremismo nero, coinvolto nell’inchiesta della strage treno rapido 904 sull’Appennino, condannato a sei anni per il reato di porto d’armi e detenzione di esplosivi, più volte deputato del Msi. Di nuovo la pensione per lui e per gli altri. E questa, in generale, è una vicenda che si inscrive in un clima nuovo e insieme vecchio che si respira dentro il Palazzo romano. Quello per cui non bisogna esagerare nel colpire la casta. E c’è quasi un’atmosfera, sottile e strisciante, da revisionismo storico. Specie in certe parti del Pd. Come a dire: abbiamo inseguito troppo i cinque stelle nella lotta ai privilegi veri o presunti della casta, e ora è meglio procedere un po’ più piano. Tanto è vero che rischia di andare lentissimo, con il pericolo di finire su un binario morto al Senato, il ddl di Richetti, che pure è un democrat, sulla stretta ai vitalizi agli ex onorevoli. Quelli che non hanno condanne. Quanto agli altri, no problem: c’è il trucchetto che già lavora per loro.