la Repubblica, 5 luglio 2017
«Ma Forse Pechino non controlla più il pericoloso vicino nordcoreano». Intervista a Jean H. Lee
PECHINO. «Ogni volta che gli Usa hanno cercato di trattare con la Corea del Nord lì si sono dimostrati inaffidabili. È la storia degli ultimi anni: così s’è chiuso per esempio il tavolo nel 2008. Il problema è che da quel momento in poi Pyongyang ha sviluppato il suo programma a una velocità che non sembrava neppure immaginabile. E dunque…». E dunque uscirne diventa sempre più difficile, dice Jean H. Lee, la studiosa del Wilson Center che invece a Pyongyang è entrata e rimasta per anni, alla guida dell’Associated Press, la prima e finora unica tra le agenzie giornalistiche internazionali capaci di ritagliarsi uno spazio fin lassù.
Cosa colpisce di più di questo lancio?
«Ovviamente il traguardo raggiunto, se verrà confermato. Ma vorrei sottolineare un altro paio di cose. Come sempre c’è un messaggio lanciato all’esterno, la minaccia cioè a Usa e Corea del Sud. Ma poi c’è anche la questione interna: quale miglior modo per consolidare il potere del giovane Kim?».
E quale miglior modo, per noi, per evitare l’intervento militare? Si sente sempre più parlare di blitz: il Pentagono ha dovuto convocare una riunione d’emergenza malgrado negli Usa fosse festa nazionale.
«Certo nessuno vuole un altro conflitto. Il paradosso è che stiamo cercando di evitare la guerra su un territorio dove la guerra in teoria non è mai finita – alla tregua del ’53 non è mai seguito un trattato di pace».
Cos’è cambiato da allora?
«La Corea del Nord adesso ha l’atomica e nessun ispettore internazionale è ammesso a controllare. Con tutto quel che segue per la sicurezza della regione. È chiaro che prima o poi dobbiamo aspettarci un altro test nucleare».
Che fare?
«Trump continua a invocare l’aiuto della Cina: ma è complicato. Che tipo di controllo ha davvero su Pyongyang? Non è chiaro. E poi: chi potrebbe mai volere a Pechino il collasso di uno stato pronto a inondare la regione di profughi?».
Kim Jong-un non si è presentato in visita al potentissimo vicino.
«Per suo padre la Cina era tutto: protezione, sicurezza. Lui si sente più sicuro con la bomba».
Speranze?
«Il 4 luglio è l’Independence Day americano. Ma pochi ricordano che il 4 luglio è anche l’anniversario del Joint Communiqué, il primo documento condiviso da Nord e Sud sulla riunificazione, 1972. Lì non lasciano nulla al caso: e questa non è una coincidenza che fa pensare?».