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 2017  luglio 05 Mercoledì calendario

L’amaca

Finalmente il colossale scandalo della migrazione scaricata quasi per intero sulle spalle di Italia e Grecia comincia a uscire dalle nebbie dell’ipocrisia. Gli incravattati di Strasburgo si accapigliano, i toni si fanno vigorosi (dunque più consoni alla battaglia politica), la coltre dei convenevoli si lacera. Costretta a non parlare più solo delle sue regolette e dei suoi conticini, l’Europa perde l’aplomb contabile e comincia a sporcarsi le scarpe nel fango che le compete: l’immigrazione, ovvero la vita, la morte, la fame, la guerra, la paura, il razzismo.
Se i centomila profughi e migranti a vario titolo arrivati nei primi sei mesi di quest’anno fossero stati distribuiti equamente tra tutti i paesi membri, qualcosa sarebbe cambiato in meglio; e forse in molto meglio. Come può essere tollerata la vergogna di quei consociati orientali che pigliano quattrini con la destra e respingono a ceffoni i migranti con la sinistra? Che club è un club che accetta membri come l’Ungheria? Se finalmente se ne parlasse sul serio, l’Europa perderebbe la sua detestabile compostezza e si presenterebbe, meno pettinata ma piena di lividi e di umanità, al suo appuntamento con la storia.