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 2017  luglio 02 Domenica calendario

«Lotto per gli animali perché hanno un’anima». Intervista a Fulco Pratesi

Fulco Pratesi, storico fondatore del WWF Italia con il suo In nome del panda. La mia lunga storia d’amore con la Natura (Castelvecchi) lei vince il premio Premio AcquiAmbiente. Un ennesimo riconoscimento per la sua lotta per la salvaguardia della natura e degli animali? 
«Sono 51 anni dedicati alla difesa della natura: qualche risultato l’ho ottenuto, e quando non è successo ce l’ho comunque messa tutta. Negli anni ’60 la percentuale di parchi nazionali in Italia era dello 0,6%, oggi supera abbondantemente il 10; anche se oggi una nuova legge che regola i parchi ci preoccupa molto, pensiamo possa peggiorare la situazione...». 
Quando è stato presidente del Parco Nazionale D’Abruzzo ha raggiunto traguardi insperati. 
«Già dagli anni ’60 il Parco era bellissimo ma in uno stato di semi abbandono. Il nostro lavoro ha salvato specie a rischio d’estinzione come l’orso marsicano, il lupo italico e il camoscio d’Abruzzo. Ancora oggi è una battaglia continua perché le forze che combattono contro la natura sono sempre in piedi». 
Quali sono queste forze? 
«Una visione antropocentrica che pone al centro dell’universo l’uomo, ignorando i diritti delle altre specie, animali e vegetali, che hanno tutto il diritto di essere preservate e tramandate alle generazioni future. Il creato merita rispetto, se non addirittura amore». 
I dati 2016 dicono che quasi un italiano su due ha almeno un animale da compagnia in casa. Un segnale positivo? 
«Se si tratta di un nuovo legame con il mondo animale un tempo viene disprezzato, è un segnale importantissimo. Anche Silvio Berlusconi e Michela Brambilla hanno dimostrato di avere un atteggiamento virtuoso nei confronti degli animali, ed è un ottimo esempio». 
A che punto sono i di diritti degli animali in Italia? 
«Ci sono dei nodi spinosi: la vivisezione e gli allevamenti intensivi dei bovini che creano problemi a catena di inquinamento, impoverimento dei terreni e una sofferenza atroce per le bestie che vengono macellate. Ogni tanto, di rado, capita anche a me quando sono in compagnia di mangiare un po’ di carsolo per avere un trofeo? Ancora oggi, quando vedo gli orsi mi commuovo, ma vale anche per i lupi e mi domando come si possa pensare di fare un decreto che consenta di abbatterli, lo trovo terribile e dannoso. Sono animali così evoluti, parenti stretti dei cani, con codici di comportamento ben codificati e servono per il nostro ecosistema». 
Cosa pensa oggi della caccia? 
«Ci sono alcuni cacciatori che hanno un senso direi ecologico, ma ammazzare degli animali per sport non è etico. Il problema dell’Italia è che si consentono delle cose che nel resto d’Europa sono vietate: cacciare piccolissimi uccellini e entrare armati nei terreni altrui. Le nostre battaglie non finiscono mai». 
Secondo lei gli animali hanno un’anima? 
«Certo, sarebbe strano se il padreterno non avesse dato un’anima a queste meravigliose creature che vivono insieme a noi». 
Tre grandi successi ottenuti con il WWF. 
«La prima battaglia è stata in favore del lupo, che veniva perseguitato e ucciso da tutte le parti, siamo riusciti a proteggerlo facendo ripopolare la specie. Poi ci sono state le paludi, territori odiati per le zanzare, che oggi sono salve e protette. Infine posso dire con orgoglio che abbiamo creato più di 100 aree protette del WWF, partendo dalla prima presso il Lago di Burano in Toscana, e oggi su tutto il territorio dalle Alpi alla Sicilia». 
Ha un grande rimpianto? 
«Il referendum contro la caccia e i pesticidi del 1990: riuscimmo a trascinare al voto 18 milioni di italiani, ma non si raggiunse il quorum». 
La prossima battaglia? 
«Diffondere l’amore e il rispetto per gli animali e la natura e ridurre le forme di sfruttamento del nostro territorio e delle nostre riserve. Per quanto riguarda le specie a rischio direi gli anfibi...che purtroppo, in confronto ad orsi e cervi, non hanno molto appeal (sorride, n.d.r.)».