Libero, 1 luglio 2017
I pensionati scappano dalle tasse. I loro paesi rischiano il fallimento
Il caso più significativo è quello di Bardi, un paesino in provincia di Parma di 2185 anime. All’anagrafe, però. A girare per quei vicoli sull’Appennino emiliano il colpo d’occhio è ben diverso: in giro sembra non esserci nessuno. E infatti gli abitanti, effettivi, di quel borgo a sud di Piacenza sono solo 668. Cioè meno della metà. I restanti 1517 negli ultimi anni hanno fatto fagotto e sono emigrati all’estero.
Tra loro ci sono studenti in cerca di fortuna, lavoratori stipendiati da qualche azienda straniera e soprattutto pensionati che hanno voluto rifarsi una vita fuori dai confini nazionali (dove, tra l’altro, vitto e alloggio costano meno). Risultato: quel Municipio oggi è semi-deserto. E sareb-
be solo un avvenimento curioso, l’ennesima conferma di una fuga dallo Stivale conclamata da statistiche e dati ufficiali, se tra l’iscrizione all’Aire e le adempienze burocratiche non ci fosse di mezzo il portafoglio. Pubblico, per giunta. Già, perché il Comune di Bardi rischia il default.
La bancarotta. La chiusura di cassa e la sospensione dei servizi. Arrivederci e grazie, godetevi la pensione al caldo, qui tiriamo giù la serranda.
PARTENZE DI MASSA
Sissignori: quelle partenze (di massa), specie tra gli anziani, stanno mettendo in crisi sindaco e assessori. I cittadini italiani residenti oltre dogana sono esentati dal pagamento dell’Imu sulla prima casa (purché non sia in affitto) e hanno diritto alla riduzione di due terzi sulle tasse locali come Tari e Tasi: lo dice la legge, mica qualche associazione di categoria. Finisce così che in questo paesino del Centro Italia il gettito di entrate superi a malapena i 120mila euro all’anno e non riesca a coprire le spese di gestione necessarie per far funzionare la macchina amministrativa. Avrebbe dovuto metterci una pezza il ministero dell’Interno, invece dal Viminale, nei mesi scorsi, sono arrivati appena 11.407 euro a titolo di ristorno. Quasi una presa in giro.
«Siamo in ginocchio», taglia corto sulla stampa locale la fascia tricolore Valentina Pontremoli: «Molte di queste persone hanno mantenuto la casa e ogni tanto tornano nel Comune di origine: è inutile parlare di paesi da sostenere contro lo spopolamento se poi le leggi non vengono rispettate».
Il riferimento è a una normativa recente che garantirebbe, sulla carta, uno stanziamento di fondi in grado di coprire il mancato incasso in questione. Niente: da Roma arrivano solo le briciole, e pure con anni di ritardo. Nella stessa situazione di Bardi c’è la cittadina di Borgo Val di Taro, sempre del Parmese, con meno di 7mila abitanti e gli stessi problemi di bilancio. Idem altre realtà della zona. Ma a spulciare l’elenco dei piccoli Comuni italiani c’è da mettersi le mani nei capelli.
I NUMERI
Due pensionati su tre, nel Belpaese, si dicono pronti a rispolverare la valigia e a prenotare un aereo, pur di passare gli ultimi anni con qualche spiccio in più in tasca. Citofonare Inps per avere conferma: se nel 2013 l’istituto di Tito Boeri erogava 406mila, per un totale che supera il miliardo di euro. Soldi che se ne vanno assieme ai (mancati) tributi locali: e a farne le spese, sono, quasi sempre i piccoli centri che arrancano un po’ alla bisogna. Dal Friuli (dove nell’ultimo periodo 3mila persone hanno traslocato oltre confine) all’Abruzzo dei record (il 13,5% della popolazione lì ha abbandonato case e appartamenti per un viaggio permanente in terra straniera) non c’è amministrazione comunale che non sia alle prese con fatture, bollette e difficoltà economiche.
ALLA CANNA DEL GAS
Della serie: pensionati in fuga e Municipi alla canna del gas. E dire che di avvisaglie ce n’erano state. Durante le elezioni amministrative del 2012 a Frosinone, nel Lazio, uno dei temi scottanti sul tavolo dei confronti era proprio lo spopolamento. «Rischiamo la bancarotta», aveva detto fuori dai denti uno dei candidati, «e le prospettive future non sono nemmeno rosee». Non gli aveva dato credito nessuno.