Il Messaggero, 2 luglio 2017
Riemerge dal buio l’arte degenerata
A novembre due mostre al museo di Berna e alla Bundeshalle di Bonn con oltre settecento opere di Conelius Gurlitt, custode del tesoro nazista razziato durante l’ultima guerra. Tra i capolavori Monet, Picasso, Rodin, Pissarro e Kirchner IL CASO
A novembre si vedranno, finalmente, quasi 500 tra le circa 1.600 opere soprendentemente trovate a Monaco di Baviera e Salisburgo, nel 2012, nelle case Cornelius Gurlitt: Arte degenerata, che Hitler aveva condannato, o quadri razziati dai nazisti durante l’ultima guerra, spesso a proprietari ebrei; poi, lasciati in eredità (l’incredibile personaggio, capace di vivere mezzo secolo nell’ombra, è morto nel 2014) al museo di Berna.
E proprio qui, il primo novembre, si aprirà una mostra delle sue opere, circa duecento, dedicata soprattutto ai degenerati, di cui già il padre Hildebrand fu uno dei massimi acquirenti, proprio su mandato del Führer: dopo la guerra, gli alleati lo indagarono, e sequestrarono parte dei suoi tesori; ma alla fine, tutto si concluse in nulla. In scala ridotta, la mostra sarà un bis (con finalità esattamente opposte) di quella, 600 esemplari, aperta a Monaco nel 1937, e che poi viaggiò in undici città del Terzo Reich.
Tre giorni dopo quella di Berna, si inaugurerà una seconda rassegna, ma in Germania: alla Bundeshalle di Bonn. Altri 250 tra dipinti e sculture possedute da Gurlitt, con un focus soprattutto sull’arte razziata dai nazisti; «però, parleremo soprattutto delle indagini, e dei sospetti su queste opere», spiega Rein Wolfs, che dirige il museo.
QUADRI E SCULTURE
Qui, ci saranno anche autentici capolavori: una versione del Ponte di Waterloo di Claude Monet; un paio di piccole sculture di Auguste Rodin, tra cui una Donna accovacciata in marmo del 1882, e una versione, in nero, della Danaide del 1885, il cui esemplare in marmo bianco è a Parigi, al museo dedicato all’artista; o due schizzi di Donne nude di Aristide Maillol. Si tratta di realizzazioni che non hanno ancora ritrovato il loro proprietario.
Delle circa 1.600 opere recuperate dal tesoro di Gurlitt, che era privo di ogni documento e talora vendeva di nascosto qualcosa per campare, uno speciale gruppo di ricerca che si è presto costituito, ha deciso di metterne sotto inchiesta 1.039; ma soltanto su 63 ha già completato le indagini. Nel frattempo, quattro sono state già restituite agli eredi dei derubati: un Max Liebermann e un Camille Pissarro; un disegno di Adolph von Menzel; e la Donna seduta di Henri Matisse, confiscata al mercante d’arte ebreo Paul Rosenberg a Parigi, e riconsegnata alla nipote Anne Sinclair, la ex moglie del politico francese Dominique Strauss-Khan. Forse, saranno anch’essi nella mostra Dossier Gurlitt, l’arte razziata dai nazisti e le sue conseguenze.
TRA 800 E 900
Quanto sarà esposto nelle due occasioni, è arte mai vista prima. Anche la Bevitrice addormentata di Pablo Picasso (1902): per Hitler, perfino lui era solo un degenerato. Accanto a tanti Otto Dix, Franz Marc, Ernst Ludwig Kirchner e compagnia dipingente tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi trenta del secolo successivo. Forse, la rinnovata attenzione «potrà portare a nuove rivendicazioni da parte degli eredi», afferma ancora Wolfs; finora, ne erano state diffuse soltanto delle immagini, e non di alta qualità. Si discute se a settembre 2018 la mostra di Bonn potrà spostarsi a Berlino, alla Martin Gropius Bau. E intanto, le indagini continuano. Anche perché non passa settimana senza che le vicissitudini dell’arte razziata dai nazisti, le cui opere sono come gli ultimi prigionieri di guerra, non riservi qualche sopresa e qualche ritrovamento.
Soltanto negli ultimi tempi, una fondazione sassone ha devoluto alla Claims Conference, erede dei beni sottratti dai nazisti agli ebrei e non reclamati nell’ex Germania Occidentale, 17 oggetti, di uso quotidiano o rituali per i giudei che dal ’40 erano nel suo museo; Mosè Hofstadter, un sopravvissuto della Shoah, ha ricevuto quattro libri già del padre Avraham, ucciso nell’Olocausto: restituiti da un medico tedesco, nipote di un ufficiale, che era commissario in una città polacca nel 1941; «Sono le uniche cose di mio padre che mi sono rimaste», spiega Mosè. E un acquerello di Karl Schmidt Rottluff, pittore tedesco vissuto dal 1894 al 1976, lui pure esponente dell’arte degenerata, è stato consegnato da un museo di Hannover agli eredi dell’uomo d’affari e collezionista Max Rudenberg, morto con la moglie nel lager di Theresienstadt nel 1942: era stato costretto a venderlo; acquistato poi da un’altra raccolta tedesca, quella di Bernhard Sprengel, era finito al museo.
LE MONETEIn scala evidentemente ridotta, e senza alcun pretesto di ideologie perverse come quelle naziste, anche altri, però, hanno sottratto qualcosa, approfittando dell’ultima guerra: 94 monete antiche d’oro e argento, dall’XI al XIII secolo, sono infatti finite al museo di Salisburgo. Le ha inviate l’Associazione numismatica americana: probabilmente, erano state sottratte da un militare degli States nel 1945.