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 2017  luglio 04 Martedì calendario

L’ex Ciampi boy: «Do una mano ai grillini non sono nemici del popolo, mi ricordano il Pci». Intervista a Paolo De Ioanna

ROMA «Non considero i 5 Stelle i nemici del popolo». Anzi: «Rivedo in loro quello stesso atteggiamento serio che c’era nel vecchissimo Pci quando si avvicinava alle questioni studiandole». Paolo De Ioanna, 73 anni, Consigliere di Stato in pensione, presidente dell’Organismo di valutazione del Ministero dell’Economia, è stato in passato capo di gabinetto di Carlo Azeglio Ciampi e di Tommaso Padoa Schioppa nei due governi di centrosinistra guidati da Romano Prodi, nel 1996 e nel 2006. Ha lavorato con Massimo D’Alema a Palazzo Chigi. Tra i vari incarichi, anche quello di consigliere del governatore della Campania Vincenzo De Luca. Ieri era stato invitato a partecipare al convegno sul debito pubblico organizzato dal M5S. «Sono stato bloccato a casa da problemi di salute. Altrimenti sarei andato».
Cosa ci fa un convinto europeista nella tana degli anti euro?
«Alt, io non voglio fare la parte del gran commis di Stato che si avvicina ai 5 Stelle. Diciamo che apprezzo la volontà di studiare e di capire, di costruire qualcosa di buono andando alle fonti».
 sulla questione della permanenza nell’euro i 5 Stelle sono a dir poco ambigui. E lei, da capo di gabinetto di Ciampi, ha partecipato all’ingresso dell’Italia nella moneta unica.
«Non rinnego nulla del mio passato, sia chiaro. E sono onorato e riconoscente alle persone di prim’ordine con cui ho lavorato. Detto questo, sono 5 o 6 anni che dico che se l’Europa non cambia qualcosa noi non andiamo da nessuna parte. La mia critica non è al nostro ingresso in Europa ma allo stallo».
È in questo che c’è una vicinanza con l’M5S?
«Non rinnego certo l’europeismo. Ma non sono tra quelli che dicono che l’austerità va bene. È una sciocchezza. Come è una sciocchezza dire che lo sviluppo si fa col debito».
Cosa la incuriosisce del M5S?
«Vedo in loro una sorta di verginità, un grande interesse a partire dall’esperienza, dalle cose concrete. Mi hanno invitato, mi hanno chiesto in modo corretto come funzionano gli organismi di valutazione, cosa dovrebbero fare e cosa, invece, non fanno. In loro, a volte, rivedo quello stesso atteggiamento serio che c’era nel vecchissimo Pci che si avvicinava alle questioni studiandole».
Su diversi temi, però, il loro programma non è ancora molto chiaro.
«È come se lo stessero costruendo in questo modo, facendo convegni, invitando personalità di livello. Mi piace come organizzano questi appuntamenti».
Continuerà a seguirli, insomma.
«Non sono né un economista né un giurista, non voglio darmi arie che non ho. Però qualcosa ho fatto e la metto a disposizione delle persone che pensano che l’amministrazione debba funzionare e avere un futuro. Mi sento in debito nei confronti dello Stato e non ho un atteggiamento distruttivo. Penso che vada data una mano».
Anche agli anti-euro?
«Non mi schiero tra quelli che dicono: “Vade retro M5S”».