Corriere della Sera, 4 luglio 2017
La cittadinanza a Maradona. Napoli divisa sul compenso
«Non dico che dovrebbe essere lui a pagare noi...». È il massimo che si sente dire. E lo dice il filosofo Biagio De Giovanni, tifoso del Napoli come pochi altri. Per il resto è sempre la stessa storia. Anche in questa occasione della cittadinanza onoraria a Maradona, che molti continuano a definire «a pagamento» sebbene non sia proprio così. Gli è stata conferita ieri dalla Giunta comunale «quale pubblico attestato dei sentimenti di amicizia, stima, gratitudine, ammirazione e affetto della città di Napoli», ma sarà consegnata coram populo domani in Piazza Plebiscito. Appuntamento in serata davanti a trentaduemila tifosi: non uno di più, non uno di meno, per ragioni di sicurezza. Regista sarà Alessandro Siani che come ha già fatto al San Carlo proverà ad allineare la stella di Maradona a quella di Eduardo De Filippo e di Pino Daniele.
È la stessa storia dei murales alti dieci piani; dei tributi anagrafici al nome Diego Armando. In sostanza, di una devozione che dura da oltre trenta anni e che non finirà mai, almeno fino a quando non ci saranno altri – un Insigne o un Mertens – che sapranno meritarla con nuovi scudetti.
Di cittadinanza «a pagamento» si parla perché c’è chi ha denunciato un compenso totale di circa 250 mila euro che il neo cittadino onorario dovrebbe incassare per una serie di comparsate indirettamente legate all’appuntamento di domani. «Sia chiaro: da me Maradona non avrà un euro», precisa Siani. Basta però quel «da me» che non esclude un «da altri» a confermare i dubbi sulla sacralità della cerimonia.
Anche il Comune assicura che non verserà un solo euro, e che le spese per la festa (comprese quelle per i novanta vigili urbani da mobilitare?) saranno sostenute dagli sponsor privati. L’amministrazione spera così di salvare la forma. Ma la sostanza è quella che è. A parte lo spettacolo al Plebiscito, a parte l’esclusiva per la diretta televisiva, ci saranno, è certo, i molti altri eventi collaterali. Ogni apparizione di Maradona sarà commercializzata. Ed è questo che mette contro i moralisti e i mercatisti. La polemica c’è dunque tutta, ma è sicuro: anche questa volta, come in passato per certe frequentazioni poco raccomandabili, Maradona potrà contare su una sorta di slittamento del giudizio.
Negli anni d’oro lo slittamento c’è stato a sfavore del contesto sociale. Ora c’è già a sfavore del sindaco «opportunista». E infatti. «Trovo tutto pessimo, a partire dal cachet. Non si paga uno perché gli si dà la cittadinanza onoraria», tuona l’hegeliano De Giovanni. «Poiché è tutta una operazione di demagogia politica, Diego farebbe bene a farsi pagare anche il doppio», rincara l’avvocato Claudio Botti, massimo esponente del maradonismo colto.
Più che contro il celebrato, il dito è puntato come si vede contro il celebrante. Il sindaco, appunto. Il quale, bisogna riconoscerlo, è ormai diventato uno specialista delle cittadinanze «politiche». L’ha conferita a Öcalan per dialogare con gli spiriti ribelli; l’ha appena tolta al generale Cialdini per tenersi buoni i neoborbonici; e l’ha consegnata commosso a Sophia Loren per fare la pace con tutti.
Con quella a Maradona cerca ora di superare se stesso. Diego, intanto, riscalda la piazza. «Dicono sia impossibile, ma a Napoli io ho toccato il cielo con un dito», ha postato su Facebook.