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 2017  luglio 04 Martedì calendario

Quella Ragazza blu nello specchio di Alice. Ripetutamente ritratta da Whistler, Connie Gilchrist era l’acerba musa di artisti e scrittori nella Londra vittoriana

La figura androgina prende tutta la luce, come su un palcoscenico di teatro. Il volto, ben definito, ha un’aria vaga di sfida: sembra dominare le onde di colore, i blu e i verdi, le ombre scure del fondo, stese con pennellate veloci e nervose da James McNeill Whistler, l’artista che sapeva fare del colore una cosa viva. La modella è l’adolescente Connie Gilchrist, bella come un fiore di cristallo, contesa dai migliori pittori della Londra vittoriana. Il suo sguardo obliquo appare incantato su un riflesso interiore.
L’idea che la vita possa essere un avventuroso gioco di specchi deve aver sfiorato la giovanissima Connie durante una visita alla Royal Academy, in compagnia del reverendo Charles Dodgson, alias Lewis Carroll, in un giorno di svago qualunque nella Londra del 1877, due anni prima di posare per il quadro che diventerà la più smagliante delle Ragazze blu di Whistler. Davanti a lei ha il dipinto La lezione di musica, eseguito pochi mesi prima da Frederic Leighton, in cui sembra più giovane dei suoi dodici anni, una bambina preraffaelita abbandonata sulle ginocchia di una morbida insegnante, le dita che accarezzano un liuto intarsiato. Accanto, il celebre autore di Alice probabilmente l’ha condotta alla galleria d’arte per spiare l’effetto che fa. La ragazzina, racconta lo scrittore, è deliziata. «Una delle più splendide bambine, sia nella figura sia nel viso, che io abbia mai visto. Devo avere l’opportunità di fotografarla», scrive dopo averla ammirata in uno spettacolo all’Adelphi Theatre, nel West End.
Modella già a 6 anni
Niente era qualunque, in realtà, nella vita di Constance McDonald Gilchrist, figlia di un ingegnere e di una modella. In un’epoca remota dalla moltiplicazione di immagini su Instagram, lei era stata abituata a vedersi, fin dall’età di sei anni, sulle tele posate nei cavalletti degli studi dei pittori, a riconoscersi negli occhi degli spettatori che l’applaudivano, la scrutavano sul palcoscenico del Gaiety Theatre mentre si esibiva in un’agile danza con la corda nella cornice di uno spettacolo di burlesque. Si conosce solo una fotografia di Connie attribuita a Carroll, oggi negli archivi dell’Art Institute of Chicago.
In compenso, il suo ovale liscio e amabile come un sasso d’arenile (così lo descrive un altro pittore, Walter Sickert) lo troviamo in una serie di quadri dell’epoca, nelle tele dell’accademico William Frith, nella ragazzina spaurita nel gruppo del Disertore di Frank Holl, nella piccola Fatima di Leighton. Il pittore baronetto, la moltiplica – proprio come in una galleria di specchi – nelle cinque fanciulle della Daphnephoria. Nessuno però riesce a farla brillare come Whistler, l’artista dandy che si firma con una farfalla dalla coda a pungiglione, l’americano che ha assunto i modi e lo humour dell’upper class britannica.
Whistler la ritrae in due dipinti a olio e in una serie di disegni. Il primo quadro, del 1877, è il più famoso: The Gold Girl, La ragazza d’oro, nella collezione del Metropolitan Museum di New York. Gilchrist è colta dal pennello nel salto della corda, l’esibizione che attira le folle al Gaiety theatre. Lei è grazia sotto pressione, i piedi calzati in stivaletti che lievitano sull’oro scuro. I piedi agili fanno girare la testa a Sickert che conosceva l’opera: «I piedi! I piedi di Connie Gilchrist!», scrive con entusiasmo feticista nella sua corrispondenza. «Non sono solo squisiti piedi da bambola. Saltano. Uno dei più incredibili risultati di cui sia a conoscenza nell’arte pittorica». Non si sa di sedute di Connie per Sickert, forse le faceva paura per i suoi nudi crudi, per i suoi rifugi segreti disseminati per Londra, per la fama sinistra che lo ha accompagnato fino a oggi, con il sospetto che fosse l’uomo dietro gli omicidi di Jack lo Squartatore, a cui la giallista Patricia Cornwell ha dedicato un libro nel 2002, Ritratto di un assassino. E poi, nel passaggio dall’adolescenza alla giovinezza, la ragazza era impegnata nella sua ascesa sociale.
Un mondo doppio
La società vittoriana era un mondo complesso. Pieno di trabocchetti. Se Whistler era il beniamino del bel mondo, letterati e critici lo detestavano, come dimostrò il famoso processo per diffamazione che il pittore intentò contro John Ruskin, che aveva definito il suo Notturno in nero e oro un «barattolo di vernice in faccia al pubblico». Le kórai preraffaelite avevano il loro contraltare nello sterminato catalogo di vizi sessuali e prostitute compilato da un anonimo gentleman (probabilmente Henry Spencer Hashbee) in My Secret Life.
Connie Gilchrist era la musa acerba degli artisti, ma aveva tra i suoi protettori personaggi influenti come il duca di Beaufort e il conte di Lonsdale. È il mondo doppio di Jekyll e Hyde di Stevenson. Non a caso, le avventure di Alice in principio erano nel sottosuolo, nel titolo pensato da Carroll, prima di passare al Paese delle meraviglie. È un mondo che si legge meglio nell’ambigua Ragazza blu (oggi all’Hunterian Museum dell’Università di Glasgow), inguainata in un costume teatrale che assomiglia a quello di un paggio, circondata da ombre, più che nella Ragazza d’oro, che salta i pensieri assieme alla corda. Il primo è luminoso, il secondo è misterioso. Whistler lo dipinge in una sola seduta, mentre affronta la rovina economica causata dalle spese per il processo. Quadri e arredi della sua casa verranno venduti da Sotheby’s, in un’asta a cui partecipa anche Oscar Wilde, amico-nemico che avrà rovesci di fortuna ben più gravi. Nella Blue Girl, i celebrati piedi si confondono e si sdoppiano. Le braccia diventano flussi di colore. Il viso perfetto ci interroga come quello, sempre giovane, di Dorian Gray.
Signora di campagna
Constance, la giovane stella, è anche una role model, come si dice oggi: la prima delle Gaiety Girls che salta dalla scena a un matrimonio aristocratico. Nel 1892 diventa la contessa di Orkney, grazie anche a una dote cospicua che le ha lasciato Lord Lonsdale. I camerini del Gaiety, dopo di lei, funzionano come agenzia matrimoniale per le seducenti ragazze del coro. Baroni e banchieri portano fiori e anelli di fidanzamento, cominciando a dare una scossa alle rigidità della Londra della regina Vittoria. La più ammirata delle ragazzine, invece, si ritira dal mondo, per una vita da signora di campagna.
Whistler, dopo i viaggi a Venezia e Parigi, torna in Inghilterra da vincitore. L’ambigua ragazza in blu, da parte sua, continua il suo percorso nell’immaginario. Secondo alcuni critici ispira a Marcel Proust – che ammirava Whistler – l’episodio del ritratto di Miss Sacripant in All’ombra delle fanciulle in fiore della Recherche. Il Narratore scopre il ritratto di Odette Swann da giovanissima, vestita da uomo, nello studio del pittore Elstir. Lo stesso studio frequentato dall’amata Albertine, che molto assomiglia alla Ragazza blu di Whistler. Così Connie si riallaccia al personaggio più complesso di Proust, quello che più di ogni altro sembra racchiudere, inconsapevole, i segreti del tempo.