La Stampa, 4 luglio 2017
Il Vaticano e Trump si mobilitano per dare una speranza a Charlie. Gli Usa offrono una cura sperimentale e il Bambino Gesù il ricovero del piccolo
Il Vaticano e Donald Trump in campo per aiutare il piccolo Charlie. La Santa Sede e il Presidente degli Stati Uniti ieri hanno comunicato di essere a disposizione del bambino di 10 mesi colpito dalla sindrome da deperimento mitocondriale, per il quale i medici dell’ospedale di Londra dove è ricoverato hanno deciso l’interruzione delle cure, giudicate inutili. Scelta avallata anche dalla Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo, che ha bocciato la richiesta dei genitori di portare – a proprie spese e con una raccolta fondi – il figlio negli Usa per una terapia sperimentale. Dalla Casa bianca è arrivato un tweet: «Se possiamo aiutare il piccolo Charlie Gard, come i nostri amici in Gb e il Papa, saremmo felici di farlo». Un portavoce ha poi precisato che Trump non ha parlato con i familiari del bimbo, poiché non vuole esercitare pressioni, ma che membri dell’amministrazione hanno avuto contatti diretti, facilitati dal governo britannico. Nessun commento dalla premier britannica Theresa May, che si è limitata a dire: «Tutti i nostri pensieri sono con Charlie e la sua famiglia». Dietro questa iniziativa di Washington ci sarebbe la disponibilità di medici americani ad applicare gratuitamente quel trattamento sperimentale, e un non precisato ospedale che lo ospiterebbe. Sono novità che probabilmente fanno piacere a Chris Gard e Connie Yates, i genitori del piccolo, rimasti al suo fianco negli ultimi giorni dopo che i dottori avevano concesso una inattesa proroga venerdì scorso, di fronte alle ripetute richieste e implorazioni della famiglia di aspettare a staccare i macchinari che tengono in vita il figlio.
Nel frattempo da Roma Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, di proprietà della Santa Sede, ha offerto un aiuto concreto: «Ho chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale. Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci». Aggiunge la Enoc: «Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere».
Questa proposta di accoglienza arriva il giorno dopo l’appello del Pontefice affinché si curi Charlie fino alla fine dei suoi giorni. La Enoc afferma: difendere «la vita, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida a ogni uomo. Le parole del Santo Padre ben riassumono la mission dell’ospedale Bambino Gesù». Ieri inoltre c’è stata la presa di posizione di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’istituto vaticano che si occupa di questi temi: «Staccare la spina a un malato è una cosa che mi fa ribrezzo». Ed «è orribile che i tribunali decidano della vita di una persona».
Sulla possibilità che Charlie venga accolto in Italia è intervenuto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Questa è una valutazione che attiene ai medici e alla famiglia», ma se dovesse arrivare «daremo il supporto necessario».