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 2017  luglio 04 Martedì calendario

Sagan, la fantasia al Tour. Una tappa vinta in tre tempi. La cronaca di Gianni Mura

LONGWY Si rivede il sole e si rivede Peter Sagan, peraltro uomo di tutte le stagioni. Fa piacere rivedere tutt’e due. Sagan raramente vince in modo banale. Anche ieri, senza volerlo, è stato uno spettacolo nello spettacolo. In tre tempi. Gli ultimi 1.600 metri sono in salita, nettamente più dura la prima metà, ed è lì che i velocisti veri, non tutti però, tolgono il disturbo. Ed è a 800 metri dal traguardo che attacca Richie Porte. Sagan temporeggia, poi va prenderlo e rallenta. È ancora troppo presto per lanciare la volata. Il gruppetto da stirato che era in verticale si ricompatta in orizzontale. Sagan si dondola sulla sella aspettando che qualcuno si muova. Contador, o Gilbert, o Van Avermaet o Demare che ha tenuto il passo. Nessuno attacca e parte lui, ai 300 metri, e da come parte si capisce che vincerebbe per distacco. Ma il piede destro gli esce dal fermapiedi, si sbilancia, recupera con destrezza la posizione e riparte. Deve impegnarsi a fondo, perché sulla sua destra Matthews sta rinvenendo, ma vince nettamente. Lui primo e suo fratello Juraj 192mo e quartultimo a 12’29”. Il fratello campione giustifica il fratello più scarso: «Ha lavorato molto per me, come tutti gli altri, che ringrazio, ma Juraj in particolare. Non ci fosse stato lui ad avvicinarmi alla bici, oggi certamente non sarei qui».Col suo tempo solo altri tre: Matthews, Daniel Martin e Van Avermaet. Staccati di 2” tutti gli uomini da classifica, tranne Pinot che non sta bene e ha perso circa 3’. E chi batte i pezzi grossi? Alberto Bettiol da Castelfiorentino. Bel numero il suo, in cima alla Cote des Réligieuses. È il ritratto della salute e conviene: «Mai stato così magro, mai andato così forte. Forse avrei potuto fare meglio e regalare un fiorellino alla mia ragazza. È il mio primo Tour e fin qui mi piace, mi gasa». Anche Colbrelli, più anziano, è al suo primo Tour. Ieri s’è fatto staccare di 39”, ma nei traguardi volanti dove si raggranellano punti per la maglia verde, è tra i più vispi. Ieri dopo 89 km lo ha battuto solo Cavendish e ha preceduto Swift, Sagan, Greipel, Demare, Kittel e Matthews, l’aristocrazia dello sprint. Una fuga a 6 (Politt, Backaert, Hansen, Sicard, Brown, Hardy) si era presa i punti più alti, ma chi si fosse piazzato a bordo strada a Wincrange avrebbe assistito a uno sprint stile Sanremo.Già, la maglia verde. Sagan ne ha già vinte 5 consecutive. Il record, 6, appartiene a Erik Zabel. Peter, senti molto questa sfida, con la possibilità di pareggiare ? Risposta immediata: «Non me ne importa assolutamente nulla. Cambia qualcosa nel mondo se io raggiungo Zabel? No, non cambia nulla, e allora pensiamo a cose più serie». Tipo la paternità, prevista per ottobre? «Piano con le domande, aspettate almeno che nasca». Dovete sapere che nelle conferenze-stampa Sagan risponde in inglese, ma l’interprete gli traduce le domande in italiano. E Sagan lancia un festoso «ciao Ciro, come stai?», all’inviato della Gazzetta, piccole cose che Froome non farà mai. Froome intanto è salito al secondo posto in classifica, dietro al gregario Thomas. Che a domanda su Vortex risponde: «Mi hanno dato una maglia e l’ho indossata, questo è tutto». L’Equipe di ieri ha dedicato l’intera prima pagina all’aiutino delle maglie. A occhio, non migliorerà l’alone intorno alla Sky, che ha cambiato da poco la maglia. Da nera a bianca, ma non basta per mutarsi in gigli. Il ds Portal difende la correttezza dell’aiutino. «Ma secondo voi una squadra come la nostra può esporsi al ridicolo di una penalizzazione il primo giorno di corsa? Le maglie erano autorizzate». Per la commissione tecnica dell’Uci il problema sembra stia nella parola “aggiunta”. È vietata ogni aggiunta all’abbigliamento o alla bici che migliori la penetrazione nell’aria. Secondo Sky le biglie non sono un’aggiunta alla maglia, ma ne fanno parte. Wait and see, come direbbero loro. Abbiamo lasciato per strada una fuga a 6, diventata a 9 con l’arrivo di De Gendt, Perichon e Calmejane, il più ostinato nell’insistere da solo. Ripreso a 10 km dal traguardo, gruppo meno crudele del giorno prima. Il copione di tappe come questa (e quella di oggi) è già scritto: gli attori si adeguano a una situazione voluta da registi e sceneggiatori di scarsa fantasia. Tanta gente lo stesso, e poche cadute, tutte leggere. Tony Gallopin continua a pedalare con la caviglia gonfia e, come non bastasse, gli hanno svaligiato casa e rubato l’auto. Casa deserta perché sua moglie, Marion Rousse, già campionessa francese di ciclismo, molto somigliante a Ilary Blasi, è pure al Tour come commentatrice per France 2.Breve riassunto per chi ama i simboli. A Liegi, chiamata “la città ardente” il Tour è arrivato segnato dall’acqua. Ieri è partito da Verviers, chiamata “la capitale dell’acqua”. Pare abbia 1.001 fontane, mi sembrano tante ma non ho controllato. Ed è arrivato a Longwy, chiamata “il triangolo del fuoco”, riferimento al fuoco dei cannoni (cittadella fortificata da Vauban, tanto per cambiare), a quello che usciva dalle ciminiere degli altoforni e di notte dipingeva il cielo di rosso e arancione, e a quello che cuoce le ceramiche, vanto di Longwy, Acqua, fuoco, acqua, fuoco, è il Tour ma sembra un gioco. Oggi si parte da Mondorf-les-Bains e si arriva a Vittel. Acqua su acqua. L’ultima acqua la butta Sagan sulla domanda «hai già vinto tutto, che motivazioni puoi avere?». «Non è vero che ho vinto tutto, il pubblico mi vuole bene e voglio ricambiare, ma soprattutto voglio dimostrare che il ciclismo è allegria. E smettetela di scrivere che corro con gli occhiali da sci. Sono occhiali da motocross».