la Repubblica, 1 luglio 2017
Berlino «arcobaleno». Via libera alle nozze gay Merkel: «Ho votato no»
BERLINO Quando piovono coriandoli sui banchi dei Verdi, si intuisce chi è il protagonista di questa storica giornata. Volker Beck si alza in piedi, strappa le braccia verso il cielo e il volto ossuto si illumina di un sorriso immenso. È il suo ultimo giorno da parlamentare, forse il più felice. Dopo un trentennio di battaglie, lo storico ambientalista e padre delle unioni civili, ha raggiunto l’obiettivo principale della sua lotta politica. Il Bundestag ha approvato “il matrimonio per tutti” con 393 favorevoli e 226 contrari, grazie al sì compatto della Spd, dei Verdi e della Linke, ma anche grazie a 75 “sì” della Cdu uno su quattro. Non un dettaglio irrilevante, quello dei cristianodemocratici. Anzi, è la chiave per capire questa storica giornata.
Beck stesso non ha fatto in tempo a sposare il suo compagno di una vita, morto di cancro quasi dieci anni fa. Ma al recente congresso dei Verdi si è battuto affinché il partito scrivesse nero su bianco che l’equiparazione tra nozze gay ed etero è una conditio sine qua non per qualsiasi futura alleanza di governo. Un dettaglio importante, che spiega in parte la ratio del voto di ieri. Se Angela Merkel, come sembra probabile, vincerà le elezioni di settembre, dovrà trattare in ogni caso con partiti che hanno fatto la scelta dei Verdi. Si sarebbe ritrovata dunque il nodo delle nozze gay a ottobre, sia in un eventuale negoziato per un’alleanza di governo con la Spd, sia con i Liberali, sia con i Gruenen.
Anticiparla, per Merkel, ha significato peraltro togliere fino al voto un argomento forte di campagna elettorale a tutti gli avversari. La Cdu/Csu era rimasto l’unico partito contrario alle nozze gay, insieme alla destra xenofoba dell’Afd. Ma esibendosi in un capolavoro di tatticismo, per non deludere una fetta di elettorato conservatore ancora contraria all’idea che gli omosessuali si possano sposare, la cancelliera è riuscita a fare tutto ciò votando “no” e dichiarando che «per me il matrimonio è quello tra un uomo e una donna». Aggiungendo, tuttavia, una riflessione che è comunque degna di essere menzionata: «È stata una discussione lunga, intensa, per molti anche emotivamente coinvolgente. Vale anche per me personalmente». La cancelliera si è augurata «che con il voto di oggi sia garantito il rispetto reciproco tra i difensori delle differenti posizioni, ma anche un pezzo di pace e di coesione sociale in più».
La svolta era arrivata lunedì scorso, quando Merkel aveva aperto ai matrimoni gay durante un’intervista con la rivista Brigitte, concedendo libertà di coscienza al suo partito. Nei giorni scorsi si è scatenata una bufera nella Cdu/Csu che non si è calmata neanche ieri. Alcuni hanno persino minacciato di far ricorso alla Corte costituzionale di Karlsruhe. E pezzi grossi come il capogruppo al Bundestag, Volker Kauder, hanno continuato a insistere «è chiaro che l’unione tra due persone dello stesso sesso non è la stessa cosa come il matrimonio». Forse perché Kauder non ha mai incontrato Christine e Gundula Zilm. Anni fa avvicinarono Merkel durante un comizio e le raccontarono che avevano sei bimbi in affidamento, alcuni disabili. Ma lo Stato non le riteneva degne di adottare figli in quanto lesbiche. «Venga a casa nostra», le disse Christine, «vedrà cos’è una famiglia». Merkel non le ha mai dimenticate.