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 2017  luglio 01 Sabato calendario

«Sbarchi anche negli altri Paesi». Il nuovo piano Ue sui migranti

BRUXELLES Soldi, navi di Frontex e delle Ong che sbarcano i migranti salvati nel Canale di Sicilia in paesi diversi dall’Italia e nuovo impulso per la riallocazione nelle altre nazioni Ue dei richiedenti asilo ora sul nostro territorio. Sta prendendo forma il piano europeo sui migranti per accogliere il grido d’allarme del governo italiano accompagnato dalla minaccia di chiudere i nostri porti. Ci stanno lavorando la Commissione (Juncker, Mogherini e Avramopoulos) e il ministro dell’Interno Minniti con la sponda di Francia, Germania e Spagna. Un pacchetto di proposte da portare al vertice dei ministri degli Interni dell’Unione che si terrà giovedì a Tallin.
Sono ore politicamente concitate, come dimostra lo scontro tra Estonia, da oggi presidente di turno dell’Ue, e Italia. Il ministro dell’Interno, Andres Anvelt, ieri ha affermato: «A Tallin non daremo nessuna risposta alle richieste italiane». Chiusura da parte di colui che presiederà la riunione di giovedì che ha irritato il governo italiano al punto da spingere Palazzo Chigi a chiedere all’ambasciatore presso la Ue, Maurizio Massari, e a quello a Tallin di protestare formalmente con gli estoni. Dai quali sono arrivate scuse e la spiegazione di una incomprensione, visto che il vertice di Tallin sarà informale e per definizione non potrà prendere decisioni operative. E invece sarà fondamentale per l’Italia, tanto che in queste ore la nostra diplomazia e la Commissione stanno lavorando a un piano da mettere sul tavolo nella capitale baltica per una prima discussione politica dalla quale si capirà se i partner sono pronti ad aiutare l’Italia. Per preparare al meglio l’appuntamento, spiegano Chigi e il Viminale, domani a Parigi si vedranno i ministri di Italia, Francia, Germania, raggiunti dal commissario Ue Avramopoulos.
Ecco il piano, dunque. Primo, i soldi: la Commissione sbloccherà 35 milioni per aiutare l’Italia nell’accoglienza dei rifugiati (un segnale politico, visto che per il 2017 Roma prevede di spendere 4,2 miliardi). E ancora, 42 milioni (30 della Commissione, 12 italiani) per aiutare la Libia a controllare le frontiere e altri 30 per il Fondo Ue per l’Africa.
Ma la parte più importante riguarda gli sbarchi. Commissione e governo studiano come cambiare il mandato di Frontex – che oggi prevede che i vascelli approdino solo nei porti italiani – per regionalizzare la missione navale guidata dall’Agenzia europea e fare sbarcare i migranti anche in altri paesi (Frontex salva appena il 10% dei migranti, ma sarebbe un segnale politico forte). Al momento si guarda ai porti di Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda e Germania, i cui governi finora non hanno rifiutato il progetto. A Tallin Minniti, anche in una serie di bilaterali, capirà chi ci sta davvero. Poi ci sono le Ong: Bruxelles e Roma stanno preparando un codice di condotta che sarà approvato dal governo e benedetto legalmente e politicamente dall’Europa con una serie di criteri che le Ong dovranno rispettare per sbarcare i migranti nei nostri porti. Criteri talmente stringenti da costringerne la gran parte a portarli nei paesi dei quali battono bandiera. E comunque un modo per aprire la strada all’eventuale chiusura dei nostri porti per le Ong.
Infine la modifica del programma di riallocazione dei richiedenti asilo che per ora ha permesso a Roma di smistare ai partner Ue appena 7mila migranti. Un flop dovuto al boicottaggio dei governi dell’Est e al fatto che possono essere redistribuiti solo migranti che vengono da nazioni in cui la media di ok alle richieste di asilo supera il 75% dei casi: Siria, Iraq ed Eritrea. Nazionalità poco presenti da noi, con la conseguenza che scarseggiano persone eleggibili al programma che a settembre dovrebbe essere sostituito da un meccanismo obbligatorio e permanente ancora una volta bloccato dall’Europa orientale e sul quale Berlino non spingerà fino alle elezioni. Per questo nel frattempo si pensa di stringere accordi bilaterali – si punta sempre su Francia, Spagna, Portogallo, Benelux, Svezia e Germania – che consenta a Roma di riallocare anche i richiedenti asilo di altri paesi, come i nigeriani, in cambio di 6mila euro a migrante pagati dal bilancio dell’Unione europea. Un pacchetto corposo le cui possibilità di passare saranno battezzate giovedì.