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 2017  luglio 01 Sabato calendario

La memoria infinita di Steven Frank

Grazie a Steven Frank, 81 anni, ebreo olandese, la memoria del male sarà più incancellabile. Da lui verranno le parole giuste – o le parole dei giusti – anche dopo che amici e familiari avranno deposto piccoli sassi sulla sua tomba, vicina a quella del padre ucciso nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau.
  No, non vogliamo dire che Frank diventerà immortale. Si tratterebbe in ogni caso di una ricompensa insufficiente. Ma importa sapere che una tecnologia di avanguardia – in grado di combinare riprese 3D ad alta definizione, animazione digitale e tecniche di riconoscimento vocale – gli permetterà di rispondere, imitando una conversazione reale, a tutte le domande possibili su quello che è accaduto mentre il mondo veniva travolto dalla follia del nazismo. Il programma che sta realizzando il National Holocaust Centre (lo Yad Vashem britannico, nel Nottinghamshire) è dedicato ai bambini di oggi. Per non dimenticare i loro coetanei che furono eliminati, deportati, costretti a nascondersi, separati dai loro genitori.
  Quando ha raccontato la sua vita e trovato le risposte più adatte durante cinque giorni di registrazioni, quest’uomo mite ha ammesso che «non è facile dover ripensare sempre a quei terribili eventi». «Ma è gratificante sapere – ha aggiunto – che facendo quello che facciamo creeremo, sperabilmente, una società più tollerante in un mondo tormentato». Colpisce nei suoi ricordi la dimensione quotidiana di quella enorme tragedia collettiva: «Divenni improvvisamente diverso dai miei amici. Non mi era permesso di giocare al parco, non potevo andare in piscina o allo zoo».
Del padre abbiamo detto. Si può aggiungere che venne arrestato per la sua attività clandestina. Nessuno lo rivide mai.
A Theresienstadt, dove i Frank furono deportati, la mamma salvò il piccolo Steven con qualche razione in più di pane bagnato nell’acqua calda della lavanderia del campo dove lavorava. Si moriva infatti anche per il freddo e per la fame. Dei 15.000 bambini reclusi in quel lager della Cecoslovacchia occupata ne sopravvissero 93. Uno di loro parlerà a nome di tutti gli altri. Finché ce ne sarà bisogno e finché la sua voce sarà chiara. Insomma, per sempre.