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 2017  luglio 01 Sabato calendario

Le nozze di Leo. A dieci anni lui le scrisse «Diventerai mia moglie». Per Messi e Antonela cerimonia da 2,5 milioni

La prima volta glielo scrisse in una lettera: «Un giorno diventerai mia moglie». Leo aveva dieci anni e Antonela, la Anto, uno in meno. Fu il cugino di lei a presentarli, un certo Lucas, e pare che quando incrociò quegli occhioni scuri e i capelli ancora più scuri – e infatti lei per tutti gli amici è la Negra – lui restò muto come un pesce e la bocca aperta, o almeno così è come la racconta il regista Alex de la Iglesia nel documentario Messi.
Chissà, fatto sta che venti anni, due figli (Thiago di 5 anni e Mateo di uno) e cinque Palloni d’oro dopo Lionel e Antonela si sono sposati davvero: è successo ieri a Rosario, rito civile all’hotel Pullman, scortati da 400 poliziotti e davanti a 260 invitati che hanno avuto in dono una bottiglia ciascuno di malbec «L10» del 2014 da 375 dollari. A tutti gli ospiti della categoria notabili è stato chiesto di non fare regali ma donazioni alla «Fundaciòn Leo Messi» che fra le molte iniziative si occupa di bambini malati di cancro, mentre gli amici d’infanzia – con i quali Leo non ha mai interrotto i rapporti – si sono presentati con doni simbolici. Uno di loro, compagno di giochi della Pulce quando l’attuale fuoriclasse del Barcellona era solo un bambino della periferia rosarina introverso e affetto da nanismo, gli ha regalato una vecchia e introvabile fotografia della Grandoli, la sua prima squadretta. Perché malgrado i giornali argentini l’abbiano etichettato come el casamiento del siglo, il matrimonio del secolo, è stato tutto per quanto possibile sobrio e contenuto.
Nella cerimonia, iniziata quando in Italia era già notte, c’era praticamente tutto il Barça (Neymar, Suarez, Piqué con la fidanzata Shakira) più qualche compagno di Nazionale (Di Maria, Aguero insieme a Karina detta la Principessina, popstar argentina da milioni di clic su youtube) oltre all’ex tennista Guillermo Coria e alcuni attori noti per lo più in patria. Niente politici (nemmeno il Presidente della Repubblica, Mauricio Macri) né personaggi di grido vari ed eventuali: Cristiano Ronaldo era a casa a coccolarsi i due gemellini nati da moglie surrogata, Ronaldinho stava sulla lista ma ha declinato «per precedenti impegni» (una partita fra vecchie glorie, l’avevano già pagato) mentre gli ex allenatori Guardiola e Maradona non erano invitati.
Ecco, Diego. Impossibile non fare un raffronto fra i due matrimoni, non foss’altro perché è un esercizio utile a capire la differenza fra i due: nel 1989 l’Eterno Paragone sposò Claudia Villafane al Luna Park di Buenos Aires davanti a 1.500 invitati in quella che l’altro giorno El Pais ha efficacemente ricordato come «una serata da romanzo di realismo magico sudamericano». Qualche tempo dopo il Pibe raccontò: «Non so quanto ho speso, ho pagato e basta, sennò mi sarebbe venuto un colpo». A Leo, secondo il Clarin, è costato tutto sui 2 milioni e mezzo di dollari, non una cifra enorme per uno che ha appena firmato un contratto da 40 netti l’anno. «Gracias, va bene così» ha risposto a chi gli chiedeva se volesse una festa più grande. A Leo interessava solo mantenere quella vecchia promessa di bambino. Piaccia o non piaccia, lui questo è. Questo e basta.