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 2017  luglio 01 Sabato calendario

Esce di cella per lavorare e sparisce. Johnny lo Zingaro di nuovo in fuga

ROMA «L’ho incontrato giusto stamattina (ieri, ndr ) alle 8,30 fuori dalla stazione ferroviaria di Fossano. Ci siamo salutati, abbracciati, lui era in jeans e camicia, normalissimo, per nulla teso». L’ultima ad aver visto Johnny Lo Zingaro, al secolo Giuseppe Mastini, 57 anni, prima che venisse dichiarato ancora una volta «irreperibile», anzi «evaso» a partire dalle 21,30, l’ora prevista per il rientro nel carcere di Fossano, è stata Patrizia Bausano, presidente della coop «Insieme a voi» del comune di Busca, Cuneo, presso cui Mastini aveva lavorato fino a marzo.
Dunque, Johnny è di nuovo in fuga: ergastolano in semilibertà, con una lunga fila di morti ammazzati alle spalle, dall’operaio dell’Atac Vittorio Bigi, ucciso per rapina a Roma quando aveva solo 14 anni, all’agente di polizia Michele Giraldi, assassinato a colpi di «357 magnum» nella folle notte di spari e inseguimenti del 23 marzo 1987, quando alla fine Johnny fu arrestato con la sua giovane complice, Zaira Pochetti, a Mentana.
Ma Mastini è sospettato anche di aver preso parte, insieme a Pino Pelosi e ad altri complici mai individuati, all’omicidio di Pier Paolo Pasolini il 2 novembre 1975 all’Idroscalo. Lui si è sempre dichiarato innocente, ma dopo questa evasione (la terza in quasi 40 anni di carcere, dopo Casal del Marmo e Pianosa) ecco che Nino Marazzita, l’avvocato di parte civile della famiglia Pasolini, torna all’attacco: «Ora bisogna riaprire le indagini sul delitto e, se mai Johnny verrà ripreso, finalmente realizzare l’esperimento giudiziale, mai fatto, di adattare il plantare destro ritrovato nell’Alfa dello scrittore direttamente al piede di Mastini, che già all’epoca era claudicante in seguito a una sparatoria. L’esame del Dna su quel plantare, infatti, venne eseguito in modo irrituale e non lo scagiona per niente!». Pelosi, dal canto suo, si è sentito al telefono con l’avvocato Alessandro Olivieri: «Ora torneranno tutti da me a intervistarmi – si è sfogato – ma io l’ho già detto che Johnny non c’entra con l’omicidio».
A Johnny Lo Zingaro e alla sua figura di feroce criminale sono stati dedicati film e canzoni: «Ma a lui questa cosa non piaceva affatto – racconta Patrizia Bausano —. Per questo diceva che non sarebbe mai tornato a vivere a Roma proprio per “non ricordare quel che sono stato”. Ultimamente era deluso perché aspettava da Pasqua un permesso di 12 ore per fare un pranzo dai parenti. Eppoi diceva che il nuovo posto dov’era stato assegnato dal programma di trattamento non gli piaceva, cioè la scuola di formazione della polizia penitenziaria di Cairo Montenotte: “È come stare in carcere a Fossano, anche lì ho a che fare tutti i giorni con degli agenti, io voglio stare all’aria aperta”, così si sfogava Giuseppe».
A Cairo Montenotte, Savona, ieri Johnny non è mai arrivato. Il treno da Fossano delle 8,22 non l’ha preso, è salito invece su un taxi e così è sparito: «Aveva con sé un cellulare e non era scortato— racconta il capitano dei carabinieri di Cairo, Daniele Quattrocchi —. Sto leggendo su Wikipedia una sua frase: “Una volta fuori, vorrei vendicarmi di questa società che mi ha maltrattato”. Faremo di tutto per catturarlo». «Ora chissà dov’è – sospira la signora Bausano – Magari con la sua fidanzata in Liguria o da dei parenti Sinti di Alessandria. Di certo, s’è rovinato».