La Stampa, 1 luglio 2017
Roederer, lo champagne è una storia d’amore
Sosteneva Winston Churchill che non si può vivere senza champagne. «Quando vinco, me lo merito; quando perdo, mi consola». Ma per scoprire la vera anima delle bollicine più celebri al mondo, non basta un aforisma. Occorre un viaggio a Reims, 150 km a Est di Parigi, nel cuore dell’omonima regione francese. Qui gli occhi esultano alla vista degli ordinati vigneti di chardonnay, pinot noir e pinot meunier coltivati lungo i fianchi delle colline, tra i fitti boschi di cresta e i campi in pianura. E il naso è sopraffatto dal magico aroma della fermentazione che esala dalle scenografiche cantine delle grandi maison, che si snodano fino a 30 metri sotto le vie e gli eleganti palazzi di questa città.
Eleganza seducente
Cura maniacale degli oltre 240 ettari di vigneto di proprietà e ricerca di una eleganza seducente in ogni bottiglia caratterizzano lo stile di Louis Roederer, una delle ultime grandi case di champagne indipendenti e a gestione familiare in un mondo sempre più dominato dalle multinazionali. Visitare le raffinate cantine della maison in boulevard Lundy e degustare i vari millesimi in compagnia dello Chef de Caves Jean-Baptiste Lécaillon, fa subito capire perché champagne sia la parola francese più nota al mondo, dopo Parigi.
Fondata alla fine del XVIII secolo, Roederer ha festeggiato da poco il 241° anniversario con una promessa di Frédéric Rouzaud, esponente della 7a generazione della dinastia e ultimo erede diretto a capo della tenuta: «A fine anno commercializzeremo alcune magnum di Cristal del 1995, che dopo 17 anni di riposo hanno raggiunto la loro massima espressione». Vino di piacere puro, Cristal è il più celebre degli spumanti della maison, nato nel 1876 per lo Zar Alessandro II.
Una leggenda
La storia dice che l’imperatore chiese a Louis Roederer di riservargli ogni anno la migliore cuvée della casa. Per accentuare la singolarità di questo champagne d’eccezione, fu creata una bottiglia di cristallo a fondo piatto, che diede il nome all’etichetta esaltandone la trasparenza e la luminosità. A fine 2017 arriverà sul mercato anche la sontuosa annata 2008 (ora si può trovare il 2009). Il consiglio di Massimo Sagna, amministratore delegato dell’omonima società torinese che dal 1988 distribuisce in esclusiva per l’Italia lo Champagne Roederer, è di «comprarne 6 bottiglie e dimenticarle per una dozzina d’anni in cantina. Il Cristal 2008 è un grande vino da invecchiamento, che evolverà in carattere e consistenza senza perdere nulla in freschezza». Ci sarà anche la cuvée Cristal Rosé, uscita per la prima volta nel 1974 selezionando vecchie viti di Pinot nero oggi coltivate in biodinamica.
Puro Cristal
«Il Cristal è uno champagne puro, con una incomparabile lunghezza in bocca» spiega il capo cantiniere Lécaillon. «Il segreto delle nostre cuvée sta nel fatto che manteniamo il carattere di ogni cru fino all’assemblaggio». Le uve dei 410 appezzamenti sono torchiate sullo stesso luogo di raccolta e i succhi ottenuti vengono conservati separatamente, racchiusi in 450 piccole botti d’acciaio, dove inizia la fermentazione. È il primo passaggio di un lungo processo, che dura in cantina dai tre ai sei anni. Ma si può ingannare l’attesa provando l’ultimo vino nato in casa Roederer: la cuvée Brut Nature che ha visto la luce nel 2006 ed è ora riproposta con il millesimo 2009, frutto dell’incontro tra la Maison e il designer Philippe Starck. Brut Nature 2009 è il più innovativo degli champagne Roederer, il più moderno. Starck non ha dubbi: «Lo Champagne è un progetto, un rapporto con l’altro, una festa, un appuntamento. È amore».