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 2017  luglio 01 Sabato calendario

Metti una sera a teatro la prima del robot con le battute del pubblico

C’è chi spera che un giorno i robot imparino ad amare. Che come Wall-e, il protagonista del film d’animazione di Andrew Stanton, scoprano i sentimenti e le emozioni. Nel frattempo, ci si accontenterebbe che facciano le pulizie di casa, i compiti ai ragazzini svogliati e magari si prestino ad essere pazienti chauffeur e baby sitter. Ma anche che paghino le bollette, portino a spasso il cane e passino un po’ di tempo a fare conversazione. Insomma, che ci rendano la vita più facile e, in qualche caso, un po’ meno vuota e noiosa.
A nessuno finora è però venuto in mente, rispondendo al questionario sul rapporto tra uomini e macchine lanciato dalla Fondazione Ecm – Esperienze di cultura metropolitana di Settimo Torinese e dalla Scuola di Robotica di Genova, di immaginarli calcare un palcoscenico. Eppure è proprio questo l’obiettivo del progetto Ogeima Story: dare vita a uno spettacolo in cui i robot vadano in scena accanto ad attori in carne e ossa. È successo qualche mese fa al Pleasant Theatre di Londra, dove ha debuttato l’umanoide RoboThespian, e accadrà in autunno anche in Italia, grazie al progetto della compagnia Faber Teater, che sta lavorando all’idea lanciata dalla Fondazione Ecm e finanziata dalla Compagnia di San Paolo.
Il testo in scena
Sul palco saliranno i robot Nao, un concentrato di tecnologia in 58 cm di altezza. A scrivere le battute che questi attori dallo sguardo a infrarossi reciteranno di fronte al pubblico saranno gli stessi spettatori. L’obiettivo, spiegano dalla Fondazione Ecm, è infatti coinvolgere i destinatari del progetto, adulti e bambini, «con tecniche partecipative e inclusive per costruire un testo che rispecchi gli impatti percepiti delle nuove tecnologie nella vita quotidiana, sia in termini di rischi sia di opportunità».
Da qui l’idea del questionario e dei tavoli di lavoro (il 18 luglio partirà quello di Settimo). Dalle prime risposte emergono già visioni differenti, a volte contrastanti, del rapporto con la tecnologia. C’è il bambino che spera di scaricare il peso dei compiti scolastici e l’insegnante che sogna un robot-assistente capace di correggere i test dei suoi alunni. C’è chi vorrebbe un aiuto da un robot-badante per assistere i genitori anziani e chi invece racconta la paura di passare gli ultimi anni di vita in compagnia di infermieri e medici robotici.
Tra gli intervistati più giovani, molti dicono di desiderare un robot che sappia volare, ballare e «vivere tante avventure». Ma c’è anche qualche quarantenne che immagina un futuro popolato da «robot eroi» che combattano per difendere il genere umano, mentre qualcun altro confida di temere che possano un domani ribellarsi all’umanità, «distruggendola in maniera epica e definitiva».
Il titolo
Tante piccole storie, raccolte tra Piemonte, Liguria e Friuli Venezia Giulia (ma nei prossimi mesi anche sui social), che saranno la base per la costruzione del testo dello spettacolo di Faber Teater, che debutterà in forma di studio al Festival dell’Innovazione e della Scienza di Settimo, in calendario dal 15 al 22 ottobre. Poi, a partire da gennaio, lo spettacolo di robot e attori andrà in scena a Genova e a Trieste. Con un titolo che spiega già molto bene l’obiettivo del progetto: «Ogeima è una mossa del gioco cinese del Go, è il compromesso – dice Sebastiano Amadio, l’attore che con Marco Andorno dialogherà in scena con i robot -. Se per affrontare il Go occorre conoscere il linguaggio del gioco, allo stesso modo uomini e macchine per dialogare devono condividere i codici comunicativi e definire le reciproche posizioni sulla scacchiera, sul palco e nella vita».