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 2017  giugno 30 Venerdì calendario

La Brexit e le testate nucleari nell’Unione Europea

Con l’attivazione dell’articolo 50 del trattato di Lisbona il Regno Unito ha certificato il suo addio all’Unione europea. Mentre proseguiranno i negoziati per l’uscita quello che è certo è che a breveTUe non potrà più contare sul deterrente nucleare britannico.
Attualmente la forza atomica di Londra è composta da circa 200 testate montate sui missili Trident piazzati nei sommergibili Vanguard. Paradossalmente però, l’addio non avrà contraccolpi immediati. Come spiega a pagina^ Alessandro Marrone, responsabile di ricerca del programma Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (lai), il percorso di integrazione europea non ha mai preso in esame il discorso nucleare. «La Difesa comune non centra nulla con il nucleare perché si è concentrata su missioni di gestione delle crisi e forme di collaborazione tra il personale di polizia o delle forze armate, ma non ha mai analizzato la questione nucleare». È anche vero che il Regno Unito non lascerà la Nato. E soprattutto che la funzione di deterrenza anti-russa continuerà a rimanere in mano agli armamenti strategici americani e a quelli tattici presenti nelle basi europee e inquadrati all’interno dell’Alleanza atlantica, come le bombe a caduta stoccate nelle basi di Avi ano e Ghedi in Italia.
Quando nel 2019 verrà completato il processo di uscita del Regno Unito ci saranno due effetti principali. Da un lato ci sarà una diminuzione del deterrente nucleare europeo rispetto alla possibile minaccia russa, dall’altro ci sarà una sua concentrazione nelle mani della Francia che diventerà l’unico Paese Ue dotato di un arsenale non in condivisione con gli Usa. Parigi dispone di circa 300 testate divise tra forze marine e missili da crociera montati sui bombardieri. «In un’ottica puramente speculativa si potrebbe pensare che nel medio periodo, 5-10 anni, questa situazione rafforzerà la posizione della Francia perché sarà l’unico garante nucleare dell’Unione», spiega ancora Marrone, che però chiarisce anche che tutto dipenderà dall’andamento dei rapporti diplomatici con la Russia e da un’eventuale distensione dei rapporti tra Bruxelles e Mosca.
Molto probabilmente la Brexit spingerà l’Ue a serrare i ranghi e a lavorare più duramente nel percorso di integrazione e di conseguenza a implementare la Difesa comune. Forse su piatto arriverà il nucleare francese ma su questo punto Marrone sembra pii cauto: «È un ragionamento molto lontano nel tempo. Perché è già diffìcile mettersi d’accordo sullo sviluppo d velivoli senza pilota quindi figuriamoci trovare un punto di incontro sul discorso nucleare».
Rimane molto remota la possibilità che altri membri dell’architettura europea si avvicinino al nucleare. In particolare la Germania. «Perché Berlino vir verso l’atomo devono cambiare delle variabili di fondo enormi, come ac esempio il venir meno dellombrellc della Nato» conclude Marrone, «nor stiamo parlando di un tweet fuori poste di Trump, ma di uno scenario in cu: Washington esce dall’Alleanza Atlantica, oppure di un conflitto aperto con la Russia, tutte ipotesi non percorribili».