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 2017  giugno 24 Sabato calendario

Spalletti, un medianaccio da strada

Le spoglie di Messer Boccaccio sono conservate nella chiesa dei Santi Michele e Jacopo. L’autore del Decamerone è uno dei simboli di Certaldo, un angolo magico della Val d’Elsa. Un altro eroe cittadino è Luciano Spalletti, che non scrive novelle ma disegna schemi. Il nuovo allenatore dell’Inter è nato nel centro storico il 7 marzo del 1959.
Un’infanzia scivolata via nel segno della semplicità. Scuola, pallone, amicizie e un contatto con la terra che non ha mai tradito. Neppure quando è diventato ricco e famoso. Non a caso una parte dei suoi guadagni li ha investiti sul suo mondo antico fatto di vigneti, di olivi, di cavalli, di ciuchi e maiali, di passeggiate nei boschi e di ore passate sul trattore. Perché faticare per far vivere la terra è uno sport fantastico.
Il Lucio alunno di scuola elementare si avvicina al calcio in un campetto di Avane. Categoria pulcini. Poca erba e tante buche. Con Marcello, il fratello maggiore, che non lo perde di vista neppure un secondo. Spalletti è cresciuto per strada. Inventandosi porte con zaini e pietre. Ma il pallone non lo maltratta. Anzi, a volte riesce addirittura ad accarezzarlo.
Quei primi calci gli resteranno per sempre nel cuore. Dopo essere diventato uno degli allenatori più importanti d’Europa, ha voluto trasformare quell’angolo di Avane in un centro sportivo da far invidia a tanti grandi club. Con erba sintetica di ultima generazione e tutto quello che serve per far divertire i bambini della zona.
Ma Lucio si è portato dietro altri aspetti della sua gioventù. Questo è uno dei suoi pensieri: «Il mio divertimento da bambino era stare fuori per strada. Con poche cose. Ho sempre ragionato con la mia testa, sapevo quando era giusto dire di no e questo mio atteggiamento mi ha sempre garantito il rispetto di tutti i miei compagni». Una sana lezione di vita che non ha mai dimenticato.
Lo Spalletti aspirante calciatore arriva al settore giovanile della Fiorentina, con il professor Petrini come allenatore. Lucio ha tanti capelli e tanta grinta. Si innamora dei colori viola. Di Antognoni. Di Moreno Roggi che, per un periodo, sarà anche il suo procuratore.
Il problema è che la Fiorentina è tanta roba. Superiore al suo potenziale. Ma lo Spalletti bambino non si intristisce. Continua a studiare. E non rinuncia alla sua passione. Il pallone è bello anche se non sei un campione. Un panino mangiato in piedi fuori dalla scuola e poi via ad allenarsi. Gioca nella Volterrana, nel Cuoiopelli. A Castelfiorentino. Centrocampista con il senso del gol. Insomma, diciamola tutta, un medianaccio. Dietro la rete a fare il tifo ci sono alcuni amici che ancora oggi sono i suoi compagni di viaggio. Soci del club WhatsApp “Le Galline del Cioni”. C’è “Sigaro”, interista fino al midollo, che oggi gli declama tutte le frasi celebri di Peppino Prisco e tutta la rosa della squadra che con Mourinho ha conquistato il Triplete. C’è “Raro”, che Lucio ha ricordato in una recente conferenza stampa. Lo ha preso a modello per attaccare i razzisti da stadio. Sono una ventina quelli del Giglio magico di Spalletta Si ritrovano davanti a un pizzino e a un bel bicchiere di vino rosso. Parlano di calcio. Di vita. Parlano della loro terra. Che non tradisce mai. Gli unici scontri veri sono legati al pallone. L’ala Fiorentina è numericamente più ricca. Ma da qualche giorno è il gruppo Inter che comanda. Lucio è cosa loro.
Ma torniamo allo Spalletti della gioventù. Dal Castelfiorentino passa all’Entella. Lo vuole un allenatore che si chiama Gian Piero Ventura. Per Lucio sarà una stella cometa. Un riferimento continuo di tutto il suo percorso in panchina. I semi della futura carriera di quel ragazzo di Certaldo tutto occhi e curiosità Ventura li deposita prima all’Entella poi allo Spezia. Spalletti annota e impara.
E scopre anche la bellezza delle Cinque Terre, della costa ligure. Il mondo non è solo la Val d’Elsa. Anche se la Val d’Elsa resterà comunque la sua casa. Dopo una parentesi da calciatore del Viareggio (con il finanziere Mendella che prima regala sogni poi lascia la società fallita) approda nella sua Empoli. Ultima tappa della sua carriera.
Lucio ha le ginocchia rovinate ma già ragiona e si muove da allenatore. I suoi compagni di squadra sono Fabio Galante, il bello, Igor Protti, il bomber e Vincenzo Montella, il gioiellino.
Ha sempre un buon consiglio da dare a tutti. E per aiutarli a crescere li porta nella sua terra. A conoscere i colori, i suoni, la bellezza di un angolo davvero unico di Toscana. Il suo rifugio incontaminato. Ancora oggi.