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 2017  giugno 30 Venerdì calendario

Meno partite, più dettagli. Federer vuole l’8ª meraviglia a Wimbledon

Il braccio, la manina fatata, i piedi velocissimi. I muscoli di seta che sanno spostarlo con grazia assoluta nello spazio. I neuroni che sanno leggere in anticipo il tempo, le traiettorie. E lì, dietro la bandana immacolata e i riccioli bruni, la mente allenata da anni di vittorie che fa da amministratore delegato a quell’ingranaggio da tennis complesso e meraviglioso che si chiama Roger Federer. Una macchina morbida che quest’anno ha un solo vero traguardo: vincere per l’8ª volta a Wimbledon. Staccare Pete Sampras e l’avo Williams Renshaw (entrambi con 7 titoli, ma in secoli diversi) e aggiungere qualche libbra dorata a una già cospicua dose di immortalità. «L’unica possibilità che ho di continuare a giocare ad alti livelli lo sport che amo è di mantenermi realista e obiettivo sulle mie condizioni fisiche – ha spiegato ad Halle, dove domenica scorsa ha domato per la 9ª volta il suo 2º torneo preferito sull’erba -. Con il mio team valutiamo attentamente quali sono le mie chance, poi decidiamo la programmazione. Adesso, ad esempio, mi sento pronto a vincere Wimbledon».
Centellinare le energie
I trionfi in Australia e poi a Indian Wells e Miami sono stati il frutto inatteso, e insperato, dei 6 mesi di sosta dopo il doppio infortunio al ginocchio della scorsa stagione. I prati dell’All England Club, invece, sono il magazzino verde dove lo aspetta il raccolto più importante dell’anno. Roger non vince qui dal 2012, l’anno della doppia finale – Wimbledon e Olimpiadi – contro Andy Murray. Da allora è arrivato due volte in finale, sconfitto nel 2014 e nel 2015 da Djokovic, nel 2016 si è fermato in semifinale. Erano sembrati, a tutti, gli ultimi fuochi. La differenza è che quest’anno, a 35 anni e 11 mesi, Federer parte di nuovo da favorito. Anche per i bookmakers, che lo danno vincitore a 3,25 davanti all’acciaccato campione uscente Murray (4,33), a Rafa Nadal (5,50) e al 4º dei Fab Four, Novak Djokovic (7). Il Maestro ha spiegato che conta di giocare ancora a lungo, magari fino ai 40 anni. Insegue con suprema nonchalance record che sembrano follie. A Wimbledon non potrà tornare n. 1 – per quello eventualmente bisognerà attendere il resto della stagione -, ma supererà i 10 mila ace in carriera (è a 9994), entrando in un club che per ora comprende solo Ivo Karlovic e Goran Ivanisevic.
«Attenzione maniacale»
Pare un dettaglio statistico, ma i dettagli sono l’essenza del successo del Federer 2017 edition, il formidabile patriarca che per vincere ha assoluto bisogno di servire bene, accorciare i punti, economizzare le energie. «Ai dettagli devo prestare un’attenzione maniacale se voglio prolungare questa fase della mia carriera – ha ammesso -. Si è creato un equilibrio ideale che mi consente di divertirmi e vincere anche a 35 anni. E non voglio comprometterlo». Pierre Paganini, il custode del suo fisico, è l’uomo che più di tutti si preoccupa di dosare la magia residua. È stato lui a convincerlo a saltare la stagione sul rosso, compreso il Roland Garros, per concentrarsi sull’8ª meraviglia londinese. Uno start & stop che può aiutarlo a diventare a fine anno il più anziano numero 1 della storia (per ora il record è di Agassi, 33 anni e 4 mesi), in futuro il più longevo fra i vincitori di Slam, superando i 37 anni e due mesi di Ken Rosewall. Un miracolo laico, accuratamente progettato, che può iniziare a compiersi da lunedì.