Libero, 30 giugno 2017
Vasco, sei un grande però è finita la tua epoca
Caro Vasco, questa volta non ce la faccio proprio. Ti ho seguito sempre, ogni data del tuo tour mi ha visto sotto al tuo palco a essere parte del popolo del Blasco. Ho iniziato quando venivi in provincia e i megaraduni erano soltanto forse nei sogni di Tania e di Guido. Sono arrivato sotto quel palco perché sedicenne avevo dentro al walkman Cosa Succede in città.
Il tuo romanticismo impastato di ribellione emiliana ti rendeva unico nel tuo genere. In quel tempo la mia musica italiana era scandita soltanto da due nomi in assoluto (tu ed Edoardo Bennato) e da un’altra coppia che col passare del tempo sarebbe entrata dentro il mio cuore (Eugenio Finardi e Pino Daniele).
Insomma ci sono sempre stato e mi ricordo anche quando per la prima volta mi sono ritrovato dentro San Siro quando cominciò l’epoca dei grandi concerti milanesi. Rock sotto l’assedio: tutto ricominciò così. I grandi palchi, la frattura con i tuoi amici musicisti che tentarono la fuga con la Steve Rogers Band, l’innesto di Andrea Braido per sostituire il capriccioso Solieri, il rientro di Massimo Riva, il cui ultimo assolo è finito nel buio della tragedia, la continua ricercadimusicisti internazionali per arrivare a quel suono duro che avevi sempre in testa: io ci sono sempre stato. Ci sono stato anche quando le tue fibre ti hanno mollato per un ricovero dal quale ti sei ripreso perché tu sei il Komandante e noi la Combriccola.
A Modena Park non voglio esserci, perché Modena Park è l’inzio della ribellione, è l’inizio della nostra strafottenza generazionale, è l’inizio della grande storia. Scusa, ma io non voglio invecchiare con te. Ti voglio troppo bene per vederti caracollante sul palco, colpito da un muro di suono stupefacente che è più grande di te. Non è facile reggere la potenza della nuova band che hai messo sul palco. Quando avrai voglia di sussurrare la fine di una storia allora mi ritroverai con gli occhi lucidi a bisbigliare della «nostra relazione».
Post Scriptum. Anche se nessuno ha il coraggio di dirtelo, mi tocca l’ingrato compito di chiederti di posare la penna quando non hai una bella canzone da raccontarci. Non tutti i pensieri meritano di essere incisi.