la Repubblica, 30 giugno 2017
L’amaca
Giova all’integrazione condannare a otto anni un ragazzo magrebino che picchiava le sorelle per costringerle ai costumi islamici? Sì, giova all’integrazione, perché mette in chiaro le condizioni della convivenza in Italia, e quali leggi la regolano. Giova all’integrazione costruire una moschea? Sì, certamente, perché la libertà di culto è nella Costituzione. Non si vede perché queste due monete – i doveri, i diritti – debbano continuamente essere contrapposte, come se spendere l’una equivalesse a mettere fuori corso l’altra. Permettere di erigere una moschea non è una generosa concessione: la legge lo prevede. Punire la segregazione delle donne non è un’impennata di rigore contro il “buonismo”: è sempre la legge.
Complica davvero la vita, questo schierarsi per la severità oppure per il lassismo, quando è solamente il rispetto delle leggi della Repubblica l’obiettivo, uguale per tutti, da inseguire. Chi non vuole le moschee ha torto. Chi teme che la condanna delle usanze misogine, specie se violente, crei incomprensioni con l’Islam, ha ugualmente torto. La nuova amministrazione di Sesto San Giovanni vuole impedire di costruire la moschea? È come se il tribunale di Bologna avesse assolto il picchiatore delle sorelle.