Corriere della Sera, 30 giugno 2017
Claudio Ranieri, il ritorno. «Il Leicester? Già dimenticato Mi tengo solo l’amore dei tifosi»
Mister Claudio Ranieri, con il Leicester ha fatto qualcosa di storico. Ora è al Nantes, in Francia: come si ricomincia dopo un successo così?
«Ho dimenticato. Faccio sempre così, metto tutto alle spalle e guardo avanti: è un mio grande pregio. Non guardo quello che è stato o no, sia in positivo sia in negativo. Sono un entusiasta, pronto a ricominciare, e metto tutta la passione che ho in questo lavoro, chiamiamolo così».
È uno dei tecnici italiani che ha girato più panchine in Europa. Come riesce ad adattarsi sempre a situazioni, lingue e culture diverse?
«Sono un Cristoforo Colombo, mi piace girare. Mi adatto perché è una questione di carattere di mentalità. Ho una mente aperta, pronta a capire e percepire le situazioni».
Dopo la vittoria in Premier League con il Leicester arriva però con un altro peso specifico: è cambiato qualcosa?
«Per me no, ma ciò che è accaduto con il Leicester non lo scorderà mai nessuno. Quella vittoria si è trasformata in un fenomeno globale. Attestati da tutte le parti del mondo: Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Cina, Sudamerica. Mi hanno chiesto di andare a parlare in ogni angolo del pianeta. A un certo punto ho dovuto dire: faccio l’allenatore, non l’oratore».
Dopo l’esonero dello scorso febbraio dal Leicester ha mai pensato di smettere?
«No, no per l’amor di Dio. Mai. Devo stare sul campo. Non mi ci vedo fermo a casa, non è ancora il tempo».
Cosa si è portato via di quello strepitoso trionfo?
«L’amore dei tifosi: è stato inimmaginabile. Ma non parlo di quando abbiamo vinto. Vedere famiglie intere venire a casa a salutarmi è stato qualcosa di emozionante e unico».
Di negativo in quella favola c’è stata la brusca chiusura con l’esonero.
«Non lo so se poi è negativa. Sono fatalista, a Roma diciamo: morto un papa si fa un papa e un cardinale. Ho sempre preso le cose con leggerezza d’animo, sapendo che nel mio mestiere contano i risultati. Se prima di andare a Leicester mi avessero detto: “Vinci il campionato e poi sarai esonerato”, avrei risposto: “Eccomi qua, dove devo firmare?”».
Al Nantes sarà tutta un’altra storia. Non ha timore che adesso le chiedano di ripetere il miracolo di Leicester?
«Immagino ci sia questo pensiero. Però se è stato un miracolo non può essere ripetibile. Poi il Leicester non aveva mai vinto nulla mentre il Nantes, anche se in tempi andati, ha vinto 8 scudetti: una sua storia ce l’ha eccome».
Quindi che obiettivo insegue con il Nantes?
«L’anno scorso questa squadra era penultima, poi con Sergio Conceiçao è arrivata 7ª. C’è la curiosità di vedere dove può arrivare. L’obiettivo è ripetere il 7° posto e migliorarsi».
In Francia c’è anche Balotelli, al Nizza. Può riconquistare la Nazionale?
«Certo che ha chance, dipende da lui, lo ha detto anche Ventura: lo aspetta. È un giocatore di grande qualità. Mario è un ragazzo che deve esprimere tutto il suo talento, lo sta facendo vedere ma deve trovare la sua continuità».
La serie A che le sembra?
«La Juve ha una grande società e un grande allenatore: vedono lontano. Le altre si stanno attrezzando. Quel che c’è di bello è che il calcio italiano, pur nelle difficoltà economiche, sta reagendo bene. Certo che in Inghilterra, in Francia magari le squadre non vengono vendute totalmente, almeno alcune squadre, agli stranieri, magari gli danno una compartecipazione. Il fatto che abbiamo venduto due grossi club italiani, be’ mi chiedo: dove andiamo a finire? Non sono un economista, ma credo che il calcio sia il tramite per entrare dentro altro».
La Juventus parte sempre favorita per lo scudetto?
«Sono il modello da battere: non ho detto la squadra, ma il modello. Il Napoli ci si sta avvicinando molto, devono essere pazienti e continuare a costruire. La Roma ha cambiato allenatore, direttore sportivo ed è lì. E poi ci sono le due milanesi che devono fare un campionato diverso».
È anche l’anno del Mondiale, sperando di riuscire ad arrivarci. Che chance ha l’Italia?
«Sicuramente la partita con la Spagna sarà difficile perché noi non siamo pronti, non siamo allenati per pressare e ripartire per 90’, mentre loro sono bravi a tenere palla: bisognerà correre parecchio. L’Italia però è capace di tutto».
Nel caso in cui l’Italia arrivasse al Mondiale che obiettivo potrà avere?
«Può fare bene. Stanno arrivando molti giovani, ma ancora ci manca quel giocatore tipo Baggio, Del Piero, Mancini, Totti: mi auguro che Insigne possa prendere questo ruolo».